LA
RIVENDICAZIONE DI UN BREVETTO CHE……FUNZIONA!
Nella biografia dello
scienziato Marco Todeschini è successo anche che molte invenzioni,
evidentemente tratte dalla sua Scienza Universale, furono invece spacciate
per originali. Non sempre Todeschini è riuscito a farsi valere
nel rivendicare tali scoperte. Alcune volte, però, utilizzando
la stampa è riuscito a ribadire la sua priorità su alcune
di esse.
Un caso particolare è quello che riporto di seguito, riproponendo
le cronache dell'epoca. Si tratta del famoso "motore a forza
propulsiva centrifuga" che Todeschini inventò negli anni
'20-'30 del secolo scorso e che, all'improvviso, nell'anno 1967, lo
vede realizzato da qualcuno che ne rivendica l'idea.
CORRIERE DELLA SERA 30
aprile 1967
PRESENTATO AD UN GRUPPO DI GIORNALISTI
Nuovo sistema propulsivo
inventato da un Professore a Genova
Con esso di potranno far
muovere le navi anche di lato - Previsto un'utile applicazione anche
per parcheggiare le automobili - L'inventore è il professor
Di Bella, titolare della cattedra di architettura navale
Una tavoletta di legno
munita di uno speciale apparecchietto mosso da un motorino elettrico
a pila, ma assolutamente privo di ruote o di ventose, si arrampica
abbastanza disinvoltamente lungo una lastra di vetro inclinata a sessanta
gradi. Un barcone lungo otto metri, dotato dello stesso apparecchio
(più grande naturalmente), ma privo di elica trasporta undici
persone a mezzo nodo di velocità. Vuoto, raggiunge tre quarti
di nodo. Una vecchia "1100", col medesimo apparecchio applicato
sotto il bagagliaio ed azionato dalla batteria del motore, si sposta
lateralmente.
Sono queste le prime applicazioni sperimentali di un nuovo sistema
propulsivo che è stato presentato stamane ad alcuni giornalisti
dal suo ideatore, il professor Alfìo Di Bella, titolare della
cattedra di architettura navale dell'università di Genova,
il quale, in cinque anni di ricerche è riuscito a sfruttare
gli effetti propulsivi dì una massa rotante, con un sistema
veramente semplice. Cerchiamo, per quanto possibile, di capire come
funziona. Un'automobile cammina perché le ruote, azionate dal
motore, fanno attrito sul selciato; una nave procede perché
l'elica spinge indietro una certa massa d'acqua; un'aereo è
spinto in avanti perché le eliche o il getto di un reattore
spingono indietro una certa massa d'aria. L'elica, come diceva Leonardo,
ruotata "prestamente si fa femmina nell'aria".
L'apparecchio del professor Di Bella - che è già stato
brevettato in Italia e in Francia, ed è allo studio in varie
università italiane - prescinde, invece, dall'attrito delle
ruote sull'asfalto o dalla massa di fluidi (acqua o aria) spinti da
eliche o "jets". L'apparecchio del professor Di Bella -
come ha rilevato io stesso studioso - sembra pertanto rivoluzionare
alcune leggi della meccanica come ad esempio il "teorema del
moto del baricentro''. Secondo questo teorema un corpo non può
muoversi se non spinto da una forza esterna, "In realtà
- ha osservato invece il professor Di Bella - il mio apparecchio funziona
applicando rigorosamente i principi della meccanica". Esso si
compone di un albero poggiante su due supporti, fatto girare da un
motore che aziona un sistema di ingranaggi del tutto simile a quello
del differenziale di una automobile. Al posto dei semiassi, per restare
nel paragone, ci sono delle braccia che portano all'estremità
delle piccole masse di piombo. Facendo ruotare il sistema, si ottiene
una discreta forza centrifuga, "vi è un istante della
rotazione - spiega il professor Dì Bella - nei quale le masse
si fermano e, in quel momento, restituiscono una parte dell'energia
assorbita che va a scaricarsi sui supporti del sistema. Orientando
opportunamente le masse, si può ottenere una spinta in una
certa direzione predeterminabile".
Nelle vasche dell'istituto di architettura navale si possono vedere
numerosi modelli di navi, prive dì elica e di timone, che possono
compiere qualsiasi evoluzione, in avanti, indietro, virate a dritta
o a sinistra o quegli spostamenti laterali che finora le navi hanno
sempre dovuto compiere con l'aiuto di rimorchiatori o con gli argani
di bordo dopo aver assicurato delle cime alla banchina.
La prima idea del suo sistema propulsivo venne al professor Di Bella
cinque anni fa, partendo dal principio che le forze centrifughe possono
assumere valori grandissimi anche con piccole masse e si propose di
sfruttarlo. Lo aiutarono alcune considerazioni apparentemente banali:
stando seduti su una sedia, coi piedi sollevati dal pavimento, dando
un colpo di reni, sì può ottenere che essa si sposti.
Se una vettura è su un lieve pendio, basta un leggero movimento
del guidatore perché essa vinca gli attriti e si muova. Questa
spinta può essere fornita in misura considerevole dalle braccia
rotanti con il sistema che si è detto. Su questi studi il professor
Di Bella ha ora preparato una memoria che sarà fra breve pubblicato
da una rivista scientifica. Le principali applicazioni del nuovo sistema,
secondo l'ideatore, si potrebbero avere in campo navale, non tanto
per la normale propulsione della nave, quanto per le manovre, con
la sostituzione parziale o anche totale del timone. Oppure per natanti,
come le chiatte, che operano a basse velocità nei porti e sono
soggetti a continue e complesse evoluzioni. In campo terrestre, almeno
finora, è pensabile una utilizzazione sulle automobili per
i parcheggi. Per ora l'obbiettivo più vicino del professor
Di Bella è quello dì ottenere una vecchia nave sulla
quale poter compiere esperimenti e per studiare ed eliminare in pratica
certi difetti secondari e cioè le forti vibrazioni che il sistema
produce.
Gianni Migliorino
CORRIERE DELLA SERA 16
maggio 1967
Singolari esperimenti
nella vasca navale dell'università di Genova
Navi più agili
nei porti con la propulsione a masse rotanti.
L'invenzione del professor
Alfio Di Bella - Tra breve le prove nel mare della Liguria
Il mondo scientifico che
si occupa dei fenomeni della meccanica, soprattutto in rapporto alla
propulsione dei veicoli, è a rumore in questi giorni per la
singolare invenzione di un professore di Genova, il quale ha ideato
e costruito uno straordinario dispositivo che consente spinte di notevoli
entità, prescindendo completatamente da tutti i sistemi finora
in uso e che noi siamo abituati a vedere sulle nostre auto, sulle
navi, sugli aerei.
L'apparecchio del professor Alfio Di Bella - questo il nome dell'inventore,
titolare della cattedra di architettura navale (teoria della nave)
dell'ateneo genovese - si basa sulla rotazione intorno a due assi
perpendicolari l'uno all'altro di una massa sbilanciata. La massa
rotante, per le note leggi della meccanica, è così sottoposta
alla forza centrifuga, che è tanto più grande, quanto
più elevata è la velocità di rotazione. Il movimento
è realizzato in modo tale che ad un certo punto e in un certo
istante la velocità periferica della massa diventa nulla. In
quello stesso momento buona parte dell'energia accumulata dalla massa
per effetto della rotazione viene restituita al sistema sotto forma
di azione dinamica: in altre parole si ha una vera e propria spinta.
"Tutto - mi dice il professor Di Bella - cominciò cinque
anni fa. Stavo studiando un modello di 'hover-craft' (il veicolo che,
come è noto, si sposta in terra e sull'acqua librato sopra
un cuscino d'aria) e riflettevo sull'enorme quantità di energia
che noi siamo costretti a erogare per ottenere che un veicolo si sposti,
qualunque esso sia. Mi domandavo se c'era la possibilità di
trovare un qualunque altro sistema propulsivo, un sistema che ad esempio
sfruttasse l'azione dinamica di grande valore che si ottiene per mezzo
della forza centrifuga quando una massa, anche piccola, viene fatta
ruotare velocemente. Non so quanti prima di me abbiano avuto questa
stessa idea, ma certo il problema deve essere apparso insolubile così
come lo sembrò a me per molto tempo. Pensavo a questa cosa
giorno e notte, finchè una domenica mattina, mentre mi facevo
la barba, ebbi la soluzione. Avrei fatto ruotare la massa in modo
da farle descrivere nello spazio una traiettoria simile alla curva
che I matematici conoscono come l'ipopeda di Eudosso. Mi misi al lavoro.
Feci qualche calcolo, gettai uno schizzo sulla carta e costruii un
primo rudimentale apparecchio.
Il risultato fu un pò deludente; lo strumento dava vibrazioni
di grande intensità, ma spinte dinamiche in senso traslatorio
non ne vedevo. Quel primo dispositivo però mi dette anche la
prova che la mia idea non era sbagliata. Perfezionai lo strumento
e finalmente ottenni il risultato sperato. La massa in rotazione descrive
ora una traiettoria simile ad un otto iscritto in una semisfera."
Questo lo scarno racconto del professor Di Bella, un uomo giovane
e gioviale che dimostra almeno dieci anni di meno dei cinquantanove
che ha. Laureatosi in ingegneria navale meccanica ne divenne libero
docente nel ' 42 e dopo aver operato a La Spezia nella marina militare
come addetto al Centro Studi e ricerche dell'Ansaldo, diventò
assistente e incaricato. Ebbe la cattedra nel 1949.
L'Università di Genova è una delle più antiche
e gloriose scuole del mondo per le costruzioni navali. Di Bella vi
ha dedicato la vita. Per l'amore dei suoi studi non si è nemmeno
sposato. A lui si deve fra l'altro la creazione di quella vasca navale
unica al mondo per la prova dei modelli di navi in acqua corrente
o agitata da moto ondoso, che ora ho davanti.
Praticamente l'apparecchio di Di Bella è formato da un albero
munito di un sistema di ingranaggi assai simile ad un mezzo diffrenziale
di automobile con la particolarità che al posto dei semiassi
si trovano due asticelle all'estremità delle quali sono solidamente
fissate le masse di rotazione (due pezzi di piombo). Il tutto azionato
da un motorino elettrico. In un istante della loro traiettoria (il
segreto sta appunto nella particolare curva che descrivono) le due
masse si trovano a turno ad avere una velocità periferica nulla.
E' allora che forniscono al sistema la spinta, scaricando l'energia
accumulata precedentemente per effetto della rotazione. Ne risulta
un movimento traslatorio a piccoli scatti che possono essere avvicinati
nel tempo l'uno all'altro, aia aumentando il numero di giri, sia con
altri accorgimenti in modo da evitare al massimo le vibrazioni che
ne derivano.
Ora lo studioso, dopo aver brevettato la sua invenzione in Italia,
in Germania, in Francia ed in altre nazioni (un brevetto è
in corso negli Stati Uniti) ha ottenuto la possibilità di compiere
prove non più sui modellini della sua vasca (fra l'altro egli
ha montato un apparecchio su una vecchia millecento che si sposta
curiosamente di lato come spinta da una mano invisibile, insperato
aiuto, ad esempio, per i parcheggi difficili), ma su battelli veri,
nelle acque della Liguria.
Per quanto riguarda le esperienze fatte ecco i risultati più
significativi: una barca di quattro metri e di 50 chilogrammi si sposta
alla velocità di mezzo nodo con una massa rotante di un chilo,
azionata da un motorino da 25 watt, un valore di potenza simile a
quello di una lampada da tavolo; un modello di nave lungo un metro
e sessanta con masse da 10 mgrammi e un motorino da 12 watt ruota
di 360 gradi in un senso o nell'altro in 25 secondi; un barcone di
otto metri e di mezza tonnellata viene spinto alla velocità
di tre quarti di nodo con masse rotanti di appena nove chilogrammi.
In similitudine una nave di mille tonnellate e di cento metri di lunghezza
potrà muoversi alla velocità di due nodi e mezzo. Vi
sono poi decine di altri modelli che funzionano su terreno pianeggiante,
su piani inclinati o in aria. Ecco perchè già si può
pensare alle applicazioni per manovre nei porti senza bisogno dei
rimorchiatori: ecco perchè tecnologici d'industria ed armatori
si stanno interessando alla scoperta di Di Bella.
Sul piano scientifico il funzionamento del nuovo apparecchio si può
spiegare con le leggi della meccanica classica che legano lo spostamento
del baricentro di un corpo all'attrito del mezzo (terreno, acqua,
aria) nel quale esso si trova. Se l'attrito venisse a mancare il baricentro
del veicolo dovrebbe rimanere fermo. Se per caso, tanto per intendersi,
il dispositivo di Di Bella potesse funzionare in un sistema isolato,
esempio in un veicolo spaziale, allora ne risulterebbe che le leggi
della meccanica non sarebbero più valide a spiegare il fenomeno.
Ma di questa eventualità e di questi argomenti il professor
Di Bella non ritiene che sia ora il caso di parlare. Quello che ora
gli interessa è di perfezionare sempre più il suo dispositivo
e di vederlo applicato utilmente il più presto possibile.
Fra l'altro c'è da dire che l'apparecchio Di Bella non ha nulla
da spartire con le cosiddette "macchine vibranti" (se pensi
alla sveglia che balla sul comò o alla lavatrice sbilanciata)
tantochè, ad esempio, ai natanti, il professor Di Bella è
già riuscito ad eliminare quasi completamente le vibrazioni.
Difficoltà ne ha avute? "Immense" - mi risponde il
professor Di Bella - ma non serve parlarne. (Ci fu chi lo accusò
perfino di avere inventato il moto perpetuo. Qualunque studioso al
suo posto - prosegue - le avrebbe avute ugualmente. Ora però,
che i più increduli fra i miei colleghi si ricredono basta
che osservino il mio apparecchio in funzione": gli effetti repulsivi
di una massa rotante (come egli ha intitolato una memoria scientifica
a proposito) sono una realtà.
Giancarlo
Masiero
(fig.1)
Il Disegno del Brevetto US Patent 3 408 854
Di Alfio Di Bella - 8 ottobre 1968
Lo scienziato bergamasco l'ha brevettato e costruito fin dal 1928
GIORNALE DI BERGAMO 28 maggio 1967
Marco
Todeschini rivendica l’invenzione del Motore a Forza Propulsiva
Centrifuga
Si tratta di un apparecchio
- sostiene il Todeschini - identico a quello ideato e costruito dal
professor Alfio Di Bella, titolare della cattedra di architettura
dell'Università di Genova, che costituisce "un nuovo sistema
propulsivo a masse rotanti" applicato su modellini di navi
Con una sua lettera al
nostro Giornale lo scienziato bergamasco, prof. Marco Todeschini,
rivendica a sè l'invenzione del motore a forza propulsiva centrifuga
da lui brevettato e costruito sin dal 1928, perfezionato in seguito
e nuovamente brevettato nel 1937. La rivendicazione è fatta
dal Todeschini, con garbo ma con tutta decisione, e soprattutto con
larga documentazione, dopo che i giornali hanno dato con rilievo notizia
recentemente di un "nuovo" apparecchio ideato e costruito
a Genova.
Ecco il testo della lettera:
Signor Direttore,
In due articoli apparsi sul Corriere della Sera, rispettivamente il
30 aprile u.s. ed il 16 corrente, è stato riferito che il prof.
Alfio Di Bella, titolare della cattedra di architettura navale all'università
di Genova, ha ideato e costruito un nuovo sistema propulsivo a masse
rotanti che applicato su vari modellini di navi le fa agevolmente
spostare sulla superficie dell'acqua contenuta nella vasca idrica
sperimentale di quell'ateneo.
Nei citati articoli viene spiegato che l'apparecchio è costituito
da un sistema di tre ingranaggi conici, simile ad un differenziale
per automobili, con la diversità che sui due semiassi laterali,
al posto delle ruote, sono calettate due asticelle che portano all'estremità
due masse le quali seguendo il moto di rotazione e rivoluzione dei
satelliti sviluppano la forza centrifuga di propulsione che si vuole
sfruttare. Il tutto è azionato da un motore elettrico.
Ora, per ragioni di giustizia e verità storica, faccio presente
che un apparecchio identico a quello sopra descritto è stato
da me ideato e brevettato sino dal 1928. Anzi le modifiche ed i perfezionamenti
introdotti in seguito resero indispensabile chiedere un secondo brevetto
che fu rilasciato dal Ministero competente col numero 312496 in data
17 novembre 1933, con il titolo significativo di "Motore a forza
propulsiva centrifuga, ecc."
Nel 1937 poi, la descrizione ed i disegni del trovato vennero anche
stampati sull'apposito opuscolo posto in vendita al pubblico a cura
dell'Ufficio Ministeriale della Proprietà Intellettuale, come
prescritto dalla legge per assicurare la massima divulgazione dell'invenzione.
Alla costruzione e sperimentazione dei vari modelli del motore in
parole, collaborarono con me, nei successivi decorsi anni, le seguenti
persone: il tenico Italo Magotti, il Comm. Berio Giovanni, l'Ing.
Guglielmo Carducci, il dott. Luigi Serra, il tecnico Pietro Fasoli
e l'ing. Luciano Oberto, i quali possono testimoniare della mia priorità
anche nella realizzazione pratica del trovato.
A tale proposito pongo in evidenza che il 16 maggio 1954 venne anche
effettuata, con esito positivo, una serie di esperimenti col motore
in parola nell'officina Fasoli di Albino, alla presenza di 50 scienziati
provenienti da varie città italiane e dal circolo "Il
Crogiolo" di Milano, i quali vennero poi ricevuti solennemente
in Municipio dalle Autorità Civiche.
Di questo avvenimento hanno riferito nei giorni successivi "Il
Giornale del Popolo", "L'Eco di Bergamo" e "La
Domenica del Popolo", i cui articoli costituiscono notizia di
cronaca documentativa e sperimentale, nonchè della pubblicità
che hanno avuto, sia il principio scientifico su cui venne basato
l'apparecchio, sia la sua costituzione che il suo funzionamento.
Per chiarire questi tre elementi è bene ricordare che il noto
teorema del moto del baricentro, ci assicura che un sistema nel vuoto
non può spostarsi con forze generate nel suo interno. Si sposta
invece se è munito di eliche che ruotando si avvitano e trovano
presa in un mezzo fluido ambiente, come ad esempio gli aeroplani e
le navi. Poichè il nostro apparecchio si sposta anche in ambiente
privo di aria, come risulta dagli esperimenti da me effettuati, esso
ci dimostra che lo spazio in qualsiasi punto non è mai vuoto,
perchè si comporta come un fluido che reagendo sulle masse
rotanti dell'apparecchio lo sottopone a forza centrifuga. La natura
sinora misteriosa di tale forza resta così svelata. Com'è
noto essa è equivalente al prodotto della massa del corpo ruotante
per la sua accelerazione. Ma accelerazione rispetto a cosa? Poichè
nelle mie pubblicazioni ho dimostrato che una massa non può
manifestare forze ed entrare in accelerazione se non è urtata
da altre masse solide, liquide, gassose o sciolte allo stato di spazio
fluido, posso chiarire che la forza centrifuga di un corpo che rivoluisce
attorno ad un centro è dovuta alla sua accelerazione centripeta
rispetto allo spazio fluido immobile in cui è immerso, è
cioè dovuta alla reazione che tale mezzo fluido universale,
oppone alla accelerazione radiale del corpo. Tra la massa di tale
corpo che rivoluisce a velocità costante e lo spazio fluido
ambiente immobile, vi è infatti una accelerazione relativa
diretta verso il centro del moto, ergo di atomi disposti ai nodi del
reticolo di Bragg che costituiscono il corpo, urtando contro lo spazio
fluido immobile con tale accelerazione centripeta, trovano da parte
di questo una reazione la quale è proprio la forza centrifuga,
la cui genesi resta così chiaramente svelata.
Anche con una serie di prove sulla trasmissione della luce ho potuto
dimostrare che lo spazio si comporta come un fluido avente una densità
dieci elevato venti volte minore dell'acqua, che i suoi vortici sferici
costituiscono I sistemi atomici ed astronomici della materia con i
loro campi di forze attrattive e che le sue oscillazioni costituiscono,
a secondo della loro frequenza di vibrazione, le differenti qualità
di energia ondulatoria.in base a tali dimostrazioni sperimentali ho
potuto anzi unificare i diversi campi della fisica in quello della
spaziodinamica, dimostrando che tutti i fenomeni naturali hanno per
realtà oggettiva solo particolari movimenti di spazio, retti
da una sola equazione matematica.
Ho potuto spiegare poi come questi movimenti, allorchè si infrangono
contro gli organi di senso del corpo umano, provocano in questo delle
correnti elettriche, le quali trasmesse dalle linee nervose al cervello,
suscitano nella nostra psiche, ed esclusivamente in essa, le sensazioni
di luce, calore , elettricità, suono, odore, sapore, ecc.
Mi è stato così possibile svelare la meravigliosa tecnologia
elettronica di tutti gli organi di senso, di moto e di regolazione
del sistema nervoso periferico e centrale, il che mi ha consentito
di determinare le azioni e reazioni che si esplicano tra la materia
del mondo fisico oggettivo, il nostro corpo e la psiche.
Questo complesso di dimostrazioni teoriche e sperimentali scoprono
le modalità con le quali si svolgono e sono collegate tra di
loro i fenomeni fisici, biologici e psichici, determinandone le precise
relazioni matematiche reciproche e di insieme, coordinandoli tutti
in una scienza cosmica unitaria madre di tutte le altre, che appunto
perciò venne da me denominata: "Psicobiofisica".
Questa è convalidata sia dal fatto che dall'unica equazione
della spaziodinamica su cui si basa, si ricavano tutte le leggi che
riguardano le varie scienze, sia dalle numerose applicazioni pratiche
che sono state dedotte dai suoi principi basilari, tra le quali va
annoverata l'invenzione qui in argomento del motore a forza propulsiva
centrifuga.
Il valore di questo trovato, trascende perciò l'utilità
che può avere il suo impiego pratico od il suo rendimento economico,
poichè esso ci assicura l'esistenza di un fluido universale
substrato di ogni materia ed energia che, come ho dimostrato nelle
mie pubblicazioni, ci permette di giungere alla Psicobiofisica, l'unica
scienza cosmica unitaria che comprende in sè e spiega i fenomeni
fisici, biologici e psichici, sintetizzandone le leggi in una sola
equazione matematica in armonia con la cinematica classica.
L'elaborazione di tale scienza mi è costata 40 anni di studi,
ricerche ed esperimenti e la mia priorità in tutti i nuovi
traguardi raggiunti, compresa l'invenzione del motore a forza propulsiva
centrifuga, oltre che delle privative industriali sopra elencate,
è resa incontestabile anche dalla seguente documentazione:
- dalla pubblicazione di 5 volumi intitolati rispettivamente: "La
teoria delle apparenze", "La Psicobiofisica", "Qual'è
la chiave dell'universo", " L'unificazione della materia
e dei suoi campi di forze", " Esperimenti decisivi per la
fisica moderna", un complesso di 2000 pagine pubblicato a cura
del Centro Int. di Psicobiofisica, via Frà Damiano, 20, Bergamo,
e protette da copyright internazionale rilasciato in data 1949.
- Da circa 10.000 articoli apparsi in varie lingue e nazioni su giornali,
riviste, atti accademici e libri che hanno riferito sulla mia teoria
e le sue applicazioni.
- Dalla testimonianza di migliaia di allievi che hanno assistito alle
mie lezioni e di migliaia di uditori che hanno ascoltato le conferenze
da me svolte presso università ed accadamie italiane ed estere;
dai milioni di lettori delle mie opere e degli articoli scritti su
di esse.
- Dalle centinaia di comunicazioni e memorie da me presentate od esposte
personalmente nei Congressi Scientifici internazionali di Fisica o
Medicina.
- Dalle motivazioni con le quali mi furono attribuite sia le nomine
a Membro di varie Accademie Scientifiche italiane ed estere, sia diverse
onorificenze.
Non sappiamo se il prof. Di Bella abbia raccolta l'idea dell'invenzione
in argomento da uno dei numerosi precedenti sopracitati, oppure se
l'abbia trovata da sè.
Comunque sia, Egli apporta ora la sua autorevole conferma di scienziato
all'esito dei miei esperimenti ed alla certezza che la fluidodinamica
costituisce veramente quella scienza cosmica unitaria che era nell'aspirazione
umana da secoli, il che spero, servirà a richiamare una più
vasta e meditata attenzione sulle pubblicazioni sopra citate che la
espomgono, onde i lettori interessati possano trarne tutte le invenzioni
nuove e gli ulteriori sviluppi teorici che essa consente, per un più
rapido progresso del sapere umano.
MARCO TODESCHINI
Un piccolo esempio della concreta esistenza del "motore"
di Todeschini in epoca precedente a quella degli esperimenti del prof.
Di Bella lo possiamo avere leggendo questa testimonianza tratta da
un quotidiano del 1954.
GIORNALE DEL POPOLO 17 maggio 1954
Interessante esperimento
di un ingegnere di Albino
Come annunciato, si sono
oggi dato convegno ad Albino numerosi studiosi del circolo psicobiofisico
milanese "Il Crogiuolo" che, accompagnati dal concittadino
ing. Todeschini, hanno voluto assistere al funzionamento di un apparecchio
ideato dallo stesso e costruito dal tecnico albunese signor Fagioli.
Si tratta, per sommi capi, di uno speciale meccanismo che riproduce
i movimenti dei neutroni attorno al nucleo centrale di un atomo, ottenendo,
artificialmente, come risultato la forza di gravità. Infatti
una piccola stadera posta sotto l'apparecchio accusa il peso prodotto
dall'insieme di diversi movimenti.
L'esperimento ha suscitato vivo interesse e molta curiosità
per i risultati veramente importanti ottenuti in sede sperimentale
e la cosa avrà certamente seguito negli ambienti tecnici nazionale
ed esteri, data la presenza di alcuni ingegneri stranieri.
Il gruppo di circa quaranta persone, provenienti da Bergamo e da Milano,
è stato ricevuto nella sala consigliare del Comune dal vicesindaco
signor Cuminetti, dal Signor Calura e dall'assesore signor Cedro.
A nome del sindaco, il signor Cuminetti ha rivolto ai presenti parole
di benvenuto. E' stato poi offerto un cocktail al quale hanno partecipato
anche le signore dei convenuti, la moglie dell'ing. Todeschini con
la figlia Antonella, infaticabile segretaria del padre.
Il luogo dell'esperimento era situato qualche chilometro fuori dal
paese, in una casetta in mezzo ai campi dove in una piccola officina
d'artigiano è stato messo a punto un meccanismo che rivoluzionerà
diverse teorie e potrà avere applicazioni impensate.
Morale della storia, mi pare di poter dire, che, sebbene alcuni
tentativi recentemente fatti di realizzare il dispositivo siano più
o meno falliti, esso, certamente funziona, sia nel principio che nell'esperimento
concreto, e non è poco!