LA CERTOSA DI PADULA

 

Il nome Certosa deriva dal termine francese: "Chartreuse", è un massiccio delle Alpi francesi nel dipartimento dell' Isere fra Chambery e Grenoble. E proprio a Grenoble è situata la casa gentilizia dei certosini, l'ordine monastico fondato nel 1084 da San Brunone. La Grande - Chartreuse sorge a 977metri sul livello del mare ed è la prima di tutta una serie di complessi monastici che verranno costruiti in Europa sul modello della casa madre francese.

Gli Angioini avevano una particolare attenzione per i padri certosini (per quale motivo?). Il principe Tommaso Sanseverino era figlio di Teodora, sorella di San Tommaso D'aquino. Nel 1277 Carlo D'Angiò conquistò il regno di Gerusalemme e nominò Sanseverino suo vicario, premiandolo per l'impegno diplomatico e militare risultato determinante grazie anche all'aiuto dei Templari. Il 28 gennaio 1306 avvenne la fondazione ufficiale del monastero certosino a Padula che sorse su una preesistente dipendenza monastica benedettina. Non sono noti i motivi di questa scelta del principe Sanseverino, sicuramente non sono motivi religiosi: egli era a conoscenza della predilezione degli Angioini per quell'ordine monastico e volle quindi cogliere l'occasione per rafforzare il suo potere nel Vallo di Diano. Infatti poco dopo fu nominato Contestabile del Reame di Napoli, frutto di una intelligente mossa diplomatica che dimostrava l'intuizione della strategia degli Angioini, mirante a consolidare il loro potere territoriale tra Campania e Calabria in antagonismo con gli Aragonesi.

Può essere che ci siano state anche ragioni pratiche a spingere il principe a fondare la Certosa e cioè la necessità di bonificare il Vallo di Diano invaso dalle paludi. A ciò bisogna aggiungere che i monaci si tramandavano da tempo immemorabile la conoscenza sulla ricerca dell'acqua e delle energie nascoste e perciò è possibile ipotizzare che la scelta di quel luogo preciso rispondesse anche a questo tipo di motivazione mai resa esplicita.

La comunità certosina era organizzata in modo da costituire una piccola società, del tutto autonoma e separata dalle comunità locali e anche se essa finiva per esercitare una certa influenza sulla società e sull'economia del comprensorio (la necessità di manodopera), rimaneva una realtà a se, dove i monaci, provenienti da ambienti sociali culturalmente elevati, potevano dedicarsi non solo alla contemplazione, ma anche allo studio di discipline che esulavano dal campo religioso. Infatti nel XV secolo l'Ordine vietò lo studio del diritto, dell'astrologia, dell'alchimia, delle opere di Erasmo e della lingua greca ed ebraica. Non a caso a Padula esiste la più grande raccolta di libri proibiti dell'Italia meridionale. Tracce di questi studi si ritrovano nelle ricette dei medicamenti dei monaci: polvere di smeraldo con miele per problemi oculari, sciroppo di corallo contro le febbri insistenti, l'ambra contro la disuria, la canfora contro la peste e come anafrodisiaco, non a caso i monaci ne portavano un  sacchetto addosso.

Si dice che esistano varie leggende create dai romanzieri intorno ai certosini (non so a quali opere narrative si riferiscano) forse perchè la lontananza dai centri abitati e il desiderio di solitudine ha conferito loro un'aura di mistero. Certo è che per quanto riguarda i Priori della Certosa non esistono dati biografici poichè i preziosi documenti storici sono andati perduti prima durante l'assalto dell'esercito francese nel 1806 (parte dei libri e oggetti artistici vennero spostati alla Certosa di San Bruno a Napoli e alla Badia di Cava) e poi con la successiva destinazione a colonia estiva e campo di concentramento. Questa è la versione ufficiale, ma può darsi proprio perchè il complesso fu un formidabile centro di potere (i monaci appartenevano a importanti casati e l'edificio ospitò Re e Principi del tempo) rivelare nomi e scritti svelerebbe magari particolari storici scomodi o comunque riservati alla ristretta cerchia degli studiosi.

Si sa che in genere gli edifici religiosi venivano insediati in prossimità o su preesistenti siti pagani e si può immaginare che anche in questo caso si sia proceduto così, tenendo presente che il Vallo di Diano doveva essere ricco di luoghi di culto greci e anche antecedenti come testimoniano le mura megalitiche dei Pelasgi di Atena Lucana.

Costruire una Certosa era come fondare una città, una Gerusalemme celeste nella quale penetrare sempre più all'interno, superando mura e attraversando porte, per raggiungere livelli spirituali sempre più alti. Nel sistema degli assi ortogonali della Certosa uno è prevalente: un'asse rettilineo lunghissimo, una via sacra che dall'esterno conduce verso ambienti sempre più riservati a chi ha acquisito livelli di iniziazione sempre più alti. Il punto di partenza del percorso era il monumento reggente in trasparente la statua di San Brunone, quindi un lungo viale, poi all'ingresso della casa alta sempre in trasparente una statua della Madonna, l'asse rettilineo continua fino allo spettacolare scalone, in trasparente proiezione centrifuga verso le campagne, la valle, le montagne.

La chiesa vera e propria ha l'entrata ad ovest, ha una sola navata e quattro cappelle laterali a destra, non aperte sulla navata come di solito avviene (cappella delle Sacre Reliquie, Santissimo Crocifisso, Ecce Homo e San Giovanni Battista) i motivi laterali della balaustra della facciata rappresentano due soggetti profani, l'estate e l'inverno. Il giardino del refettorio ha un portico ad archi acuti del primo '300 con al centro alberi secolari ed una fontana mentre in un angolo sul riquadro di piastrelle è raffigurato il Dio della medicina.

L'appartamento del Priore ha un giardino con due fontane, una con la Madonna su uno sfondo di conchiglie fossili (la conchiglia è simbolo della perfezione divina, vedi rapporto Aureo), l'altra con una grande conchiglia e due mascheroni. Sulla corte esterna è presente un'altra fontana anch'essa con mascheroni e due animali scolpiti, forse leoni. Anche la parete interna di questa fontana è decorata con conchiglie.

Il portone marmoreo della biblioteca è ornato a rilievo con motivi simbolici che rappresentano la religione e le arti (c'è anche una squadra). La chiave di volta (altro simbolo) reca la scritta (Da sapienti occasionem et addetur ei sapientia) "Dà al sapiente l'occasione e la sapienza sarà data a lui". La porta immette sul pianerottolo dell'ardita scala elicoidale di 38 gradini, questa forma particolare è ripresa da quella del Nautilus (cefalopode) dalla conchiglia divisa in camere regolari secondo la proporzione aurea "Phi 1,618).

La sala è rettangolare con 26 scaffali in noce in cui erano conservati libri e pergamene. Il soffitto è ricoperto da una grande tela del 1793 di Giovanni Olivieri, raffigurante l'Aurora col carro tirato dal cavallo alato, il Giudizio Universale e l'Allegoria della Scienza.

Si sa che anche gli Aragonesi, succedutisi agli Angioini, si mostrarono magnanimi con i monaci. E l'intermediario che operava a vantaggio della Certosa era il poeta Giovanni Pontano della celebre Accademia Pontaniana (fondata da Antonio Beccadelli il Panormita, si occupava di studi umanistici e dei classici greci e latini) intimo amico e confidente dei monaci della Certosa di San Martino di Napoli, tre dei quali divennero Priori di Padula.

Questo grande accento sul sapere si deve al fondatore dell'Ordine, San Brunone, che era incline alle scienze e alla poesia e diventò uomo di cultura profonda. Il Pontano può rappresentare forse un incoraggiamento allo studio e alla trattazione dei testi antichi che non vertevano solo su argomenti letterari, ma su tutta la conoscenza antica.

Bisogna ricordare che uno dei membri dell'Accademia Pontaniana era il poeta Jacopo Sannazzaro, autore di un'opera in versi intitolata "Arcadia", di tema bucolico, pervaso di una nostalgia per quel mondo già trattato da Virgilio. Il termine Arcadia ci rimanda così al celebre quadro di Poussin "Et in Arcadia Ego" (1638) e quindi ad un'altra opera simbolica.

 

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Francesco Coscia - Donata Caramico (06/03/05) - © A.C.N.R.