IL CROP CIRCLES DI RHO

 

Presentiamo di seguito alcune considerazioni e immagini sull’apparizione del Crop Circle di Rho gentilmente messeci a disposizione dal ricercatore indipendente Fabio Siciliano (www.fabiosiciliano.it) che fu tra i primi esperti ad analizzare il fenomeno. A lui vada un nostro sincero ringraziamento per la disponibilità dimostrata (Fig.1).

 

 


 

...Direi che siamo in presenza di un autentico caso di “Crop Circles” o “Cerchi nel Grano”, anche se la definizione è forse un po’ riduttiva, dal momento che non si parla quasi mai dell’apparizione di semplici “cerchi”, come pure avveniva in passato, ma piuttosto di forme geometriche che di anno in anno si fanno sempre più complesse man mano che si vanno sempre più diffondendo in tutto il mondo.

Dai primi “Nidi di UFO”, presunte tracce circolari dell’atterraggio di vere e proprie navicelle aliene, ormai da tempo si parla infatti di “Pittogrammi” o meglio di “Agroglifi” (letteralmente, “intagli nei campi”), spesso attribuiti all’opera di sfere di luce appena delle dimensioni di un pallone da calcio che non solo sono state riprese in più occasioni in Inghilterra talora librarsi sui campi di grano e talaltra, addirittura, inseguite inutilmente da elicotteri militari, ma che, non di rado, sono state viste giocare al gatto e al topo coi nostri aerei, ad esempio durante la Seconda Guerra Mondiale nei cieli dell’Europa occidentale quando i piloti alleati le chiamavano “foo-fighters” (“caccia di fuoco”) o, in svariate altre occasioni, come nel famoso filmato del volo di prova del Concorde o del caso, assai più recente e che ha fatto non poco scalpore, dell’aereo militare messicano, addetto al controllo del narcotraffico, circondato addirittura da undici di quegli ordigni del tutto invisibili a occhio nudo ma ben individuati sia dai radar di bordo e di terra, sia dalle telecamere di bordo a raggi infrarossi.

Io stesso credo di averne vista una in volo domenica 22 luglio 2001, durante un servizio di vigilanza al Parco delle Groane – dove presto servizio da quasi vent’anni come Guardia Ecologica Volontaria e Volontario Antincendio Boschivo, lungo la pista ciclabile, parallela alla Varesina, della Villa Arconati di Castellazzo di Bollate.

Tornando ai nostri “Crop Circles”, la formazione è comparsa fra sabato 29 e domenica 30 maggio 2004 nel territorio di Mazzo Milanese, frazione di Rho, in un campo d’avena compreso fra Via Monti a Nord, continuazione di Via Ospiate, il Canale Scolmatore a Est, Via Pace a Sud e il Cavalcavia Autostradale della Tangenziale Ovest a Ovest; poco prima del punto d'accesso Nord sul sentiero demaniale dello Scolmatore, a Ovest dello stesso, si trovano in Via Monti un locale (Freeway Route 66) e un'autofficina (Autoriparazioni Centro Revisioni); l’altro punto di accesso sullo stesso sentiero, a Sud, si trova in Via Pace (Fig.2).

Nella tarda sera di sabato 29 un gruppo di ragazzi vi avrebbe osservato per alcuni istanti quello che a prima vista si direbbe tipicamente un UFO, descritto come una potente luce violetta, poi sfrecciata via; il giorno dopo, ritornati sul posto, vi avrebbero scoperto la formazione in questione.

In seguito, la cosa è divenuta di pubblico dominio:  le prime notizie su quanto si era verificato sono state date nel primo pomeriggio di giovedì 3 giugno 2004 da Studio Aperto, il telegiornale di Retequattro; da quel momento in poi il campo in questione è stato meta di un crescente flusso più o meno turistico che ha portato gradualmente al passaggio in loco di centinaia di persone, con conseguenze ben immaginabili per il livello di conservazione del pittogramma.

Personalmente mi sono recato sul luogo ben quattro volte, allo scopo di effettuare una serie di rilevamenti e riprese fotografiche.

La prima occasione è stata giovedì 3 giugno 2004 all’imbrunire, dopo le 21; in seguito vi sono ritornato venerdì 4 giugno 2004 fra le 7 e le 8 del mattino e quindi sabato 5 giugno 2004 dopo le 18 e infine lunedì 7 giugno 2004 poco prima delle 12.

Lo stato di conservazione della formazione era ancora accettabile fino a venerdì mattina, quando le spighe sul fondo del pittogramma erano ancora praticamente intatte, ma già nella giornata di sabato la devastazione era compiuta, il fondo della formazione era completamente sbriciolato in frammenti di paglia non più lunghi di cinque centimetri, mentre il perimetro stesso della struttura era gravemente alterato dal passaggio disordinato della gente, che in molti casi aveva aperto nuovi sentieri in mezzo al campo.

Comunque, fino al mattino di venerdì 4 giugno 2004 il pittogramma si presentava sostanzialmente come un triangolo scaleno di una ventina di metri di lato, formato da tre sentieri di circa un metro di larghezza che univano ai vertici tre grandi cerchi di cinque metri di diametro.

Tutto intorno le spighe dei cereali erano alte più di un metro e disposte normalmente, ma all’interno della formazione erano adagiate sul terreno, le une sulle altre, intatte e non schiacciate o calpestate, a formare vortici in senso antiorario nei cerchi e flussi rettilinei all’interno dei sentieri.

L’effetto visivo era estremamente dinamico e rendeva perfettamente l’idea di una qualche forza che, operando dall’alto, aveva disposto le piante a formare una perfetta forma geometrica, dotata di una sua complessità, con dei contorni assolutamente lineari, netti e precisi rispetto alle piante situate all’esterno alla formazione stessa.

Oltre alla documentazione fotografica ho preparato uno schema che mostra con precisione l’orientamento e le dimensioni della struttura saliente del pittogramma, rilevate nel terzo e quarto sopralluogo.

Sono subito evidenti un Cerchio OVEST, un Cerchio NORD e un Cerchio EST, tutti del diametro di cinque metri; i sentieri di collegamento erano larghi 80 centimetri; il Sentiero OVEST guarda verso il Cavalcavia, è lungo 24 metri e unisce i cerchi OVEST e NORD con un orientamento sulla rosa dei venti pari a 227 gradi (fra SW-WSW) / 47 gradi (fra NE-ENE); il Sentiero EST guarda verso lo Scolmatore, è lungo 17 metri e unisce i cerchi NORD ed EST con un orientamento sulla rosa dei venti pari a 343 gradi (fra NNW-N) / 163 gradi (fra SSE-S); il Sentiero SUD guarda verso Via Pace, è lungo 22,5 metri e unisce i cerchi EST ed OVEST con un orientamento sulla rosa dei venti pari a 90 gradi (E) / 270 gradi (W); infine, i tre cerchi OVEST, NORD ed EST insistono rispettivamente su angoli di 43, 64 e 73 gradi (Fig.3).

Quella formazione principale era molto simile al triangolo, stavolta equilatero, formato da tre cerchi, in proporzione assai più ampi e comunque sempre uniti da tre sentieri, che apparve nel 1992 ai piedi del colle fortificato di Oliver's Castle, nel Regno Unito.

Erano inoltre presenti due particolari formazioni secondarie.

Come risulta dall’immagine panoramica ripresa dal Cavalcavia, la prima è un lungo sentiero curvilineo che, protendendosi dal Sentiero EST in corrispondenza del Cerchio NORD, raggiunge lo stesso Cavalcavia; e qui, sin dal primo sopralluogo, è subito emersa una stranezza: non è chiaro se quel sentiero fosse stato provocato dallo stesso fenomeno che aveva creato il pittogramma o se fosse piuttosto il prodotto della gente che si era aperta la strada attraverso il campo per raggiungere il Cavalcavia come punto di osservazione elevato, resta il fatto che quel sentiero raggiunge la sommità del Cavalcavia sino al guardrail autostradale e, per far ciò, non solo attraversa la rete posta a delimitazione del terrapieno ma ripulisce addirittura il terreno dalla stessa erba, al punto da formare una sorta di canalone scavato; l’impressione è stata che “qualcosa” fosse scesa giù dal cielo seguendo raso terra la pendenza del terrapieno, abbattendo la rete di protezione e proseguendo quindi attraverso il campo per poi realizzare il pittogramma.

Del resto, come ho avuto modo di riflettere in seguito, se quel sentiero fosse stato aperto davvero dalla gente in cerca di un punto di osservazione più elevato e quindi per osservare la formazione dal Cavalcavia, quella gente, dicevo, si sarebbe mossa dal campo al Cavalcavia stesso in linea retta, cioè attraverso il percorso più breve, e non certo lungo una curva così accentuata come ben risulta dalle immagini fotografiche.

La stranezza di quel sentiero curvilineo e ancora di più di quella specie di canalone in risalita sul Cavalcavia era stata subito notata, la sera di giovedì 3, sia dal Sottoscritto sia da un gruppo di appassionati che aveva raggiunto quella posizione; una sezione di rete ampia circa tre metri era stata distaccata dal resto della recinzione e abbattuta verso il campo, schiacciando erbe molto alte che non avevano avuto ancora il tempo di crescere attraverso le trame della rete stessa, segno che la cosa doveva essere molto recente; ma l’ulteriore stranezza era che nei punti di cesura la superficie delle maglie metalliche era perfettamente liscia al tatto, non mostrando affatto le tipiche cuspidi taglienti dovute all’uso di un tronchese o di strumenti simili, avendo quasi l’aspetto di metallo sottoposto più a fusione che a taglio.

Certo, una risposta definitiva potrebbe venire dall’analisi, in un laboratorio di metallurgia, di un campione della rete che prelevai quella sera proprio sul margine Nord del varco aperto sul quella recinzione.

Quella stessa sera giunse sul posto anche un furgone della manutenzione autostradale, a cui mostrai quel campione di metallo, segnalando appunto la rottura della rete di protezione; rete che fu poi sistemata dagli operai che incontrai il mattino seguente sul posto, al mio secondo sopralluogo.

L’ulteriore formazione secondaria, non meno interessante, è invece una freccia lunga cinque metri e la cui punta era formata, fino a venerdì mattina, da un triangolo equilatero ancora intatto di tre metri per lato, posta sul bordo del campo in Via Monti, a 26 metri dal Cavalcavia e rivolta verso Via Pace.

Durante il SECONDO sopralluogo, quello di venerdì 4 giugno, effettuai il campionamento di 20 spighe complete di terriccio e apparato radicale, di cui 10 prelevate all'interno di uno dei cerchi e 10 in vari punti esterni alla formazione lungo il Cavalcavia, sia verso Via Pace, sia verso Via Monti; i due gruppi sono stati maneggiati con guanti in lattice monouso e collocati in due differenti sacchi di plastica trasparente, subito sigillati; il giorno dopo, esaminando i campioni a una distanza di poco meno di 30 ore dalla raccolta, risultava che mentre il terriccio dei campioni prelevati al di fuori della formazione pullulava di minuscoli insetti, quello dei campioni prelevati all'interno della formazione, viceversa, ne appariva completamente privo; si tratta certo di un’osservazione puramente empirica, è comunque interessante notare che molti ricercatori, forti di opportune analisi di laboratorio, tendono a indicare come causa del piegamento delle spighe un fenomeno di rapida disidratazione alla base del fusto, dovuto con tutta probabilità all’esposizione delle piante a una breve ma estremamente intensa irradiazione da microonde, non tale da uccidere le piante, ma sufficientemente potente da uccidere gli insetti, che non di rado sono stati trovati e descritti come “esplosi dall’interno”.

Anche nel caso di questi campioni un’analisi di laboratorio potrebbe fornire informazioni interessanti e, almeno in questo caso, sono effettivamente in attesa di riscontri da un Dipartimento universitario di Botanica.

Durante il TERZO sopralluogo ho avuto modo di verificare, attraverso una serie di letture effettuate con un contatore Geiger dentro e fuori la formazione, che non erano presenti anomalie radioattive di sorta: in tutta l’area esaminata la radioattività gamma si attestava sui normali livelli della radioattività naturale di fondo, rilevata mediamente in circa 16 microSievert/ora; si tenga presente che i valori considerati “normali” vanno da 5 a 60 microSievert/ora; tanto per dare un’idea, in casa mia ho misurato un valore medio pari a 17 microSievert/ora, mentre a 10.000 metri di quota i valori medi raggiungono anche i 143 microSievert/ora a causa della rarefazione dell’atmosfera terrestre e quindi alla maggior permeabilità della stessa alle radiazioni cosmiche (Fig.4).

Ho verificato inoltre che all’interno di ciascun cerchio, in posizione comunque sfalsata rispetto al centro geometrico, era presente una piccola depressione; la più marcata si trovava nel Cerchio NORD, essendo risultata profonda circa 7 cm sul piano di campagna e col diametro di circa 30 cm; in due foto viene paragonata alle dimensioni di una bindella da 60 metri e al contatore Geiger utilizzato nei miei rilevamenti; la depressione nel Cerchio EST era invece appena accennata, mentre nel Cerchio OVEST risultava sì presente ma ancora sepolta dalle spighe d’avena; è probabile che queste differenze siano state dovute a una differente durezza del terreno nei tre punti considerati.

Sempre sabato 5 giugno notai la comparsa di due nuovi cerchi, (SUD-EST e SUD-OVEST) sempre di 5 metri di diametro, uniti da un breve sentiero e posti qualche metro a SW del Cerchio OVEST; nulla di particolarmente strano, dal momento che non di rado certi pittogrammi sembrano essere via via “completati” nei giorni immediatamente successivi alla loro prima apparizione; tuttavia, devo dire che il livello di degrado ormai raggiunto dalla formazione nel suo insieme e la continua presenza di pubblico rendevano probabilmente inutili ulteriori mappature.

Giungiamo infine all’ultimo sopralluogo, quello di lunedì 7 giugno, durante il quale completai i rilevamenti relativi all’orientamento sulla rosa dei venti e dal quale, con l’ausilio di una carta e di una bussola, ebbi modo di escludere la presenza di anomalie magnetiche rilevabili; l’unica vera “anomalia” fu la riprova dell’esistenza di soggetti che, di fronte a questo genere di fenomeni, hanno la spiacevole tendenza a perdere il senso della realtà:  trovai infatti un cartello di cartone poggiato sulle spighe ancora “sane”, rivolto verso l’alto per essere ben leggibile, dove, scritto con un pennarello nero, campeggiava la preghiera “TAKE ME AWAY”… evidentemente rivolta agli alieni.

Cosa concludere?

Sarebbero sicuramente utili ulteriori studi, sia sui campioni, sia sul terreno.

Ad esempio la letteratura riporta la presenza di microlesioni sulle pareti cellulari delle piante dei Crop Circles dovute all’effetto delle microonde: l’acqua contenuta nelle cellule, vaporizzandosi, si aprirebbe con forza una via di fuga verso l’esterno.

Ancora, vi sono ricercatori che rilevano che nei Crop Circles “genuini” foto aeree nell’infrarosso effettuate entro 48 ore dalla comparsa delle formazioni mostrano i segni inequivocabili di una vasta disidratazione dei suoli, che poi si risanerebbe via via col passare dei giorni.

Tutto ciò ha comunque dei costi e meriterebbe la disponibilità di fondi per garantire indagini tempestive, anche perché purtroppo questo genere di fenomeni rimane del tutto imprevedibile.

Di qui anche l’importanza di definire un vero e proprio protocollo d’indagine al verificarsi di questo genere di eventi, proprio per evitare il più possibile improvvisazioni che, traducendosi eventualmente in involontarie omissioni nei rilevamenti o nell’intempestività degli stessi, potrebbero a loro volta risultare in una perdita di preziose informazioni.

In ogni caso, come dicevo in apertura, a parer mio e in base a quel che ho visto, credo che il fenomeno di Mazzo Milanese sia genuino e non certo ascrivibile al buontempone di turno; tanto per sottolineare la cosa, fu lo stesso Governo britannico, qualche anno fa, a darsi la classica “zappa sui piedi” rinnegando la tesi degli scherzi per poi abbracciare una ridicola ipotesi secondo cui i Cerchi nel Grano sarebbero prodotti da inusuali ma naturali trombe d’aria; ipotesi che nel corso degli anni si è resa sempre più assurda col progredire inarrestabile del livello di complessità dei pittogrammi via via comparsi soprattutto nel Sud dell’Inghilterra.

La cosa interessante è che in genere la comparsa del fenomeno ha un trend esplosivo:  quando iniziano in una data area, tendono a imperversare per tutta la stagione in quella stessa area.  Se ciò si ripeterà anche dalle nostre parti, probabilmente entro poche settimane ne vedremo ancora delle belle.

I segnali non mancano:  basti pensare al notevole avvistamento UFO verificatosi a Bollate nella tarda serata dell’8 maggio scorso (si vedano, a tal proprosito, gli articoli pubblicati sul settimanale del Nord Ovest Il Notiziario il 14 maggio a pagina 39 e il 21 maggio a pagina 40) o, ancora, alle voci secondo cui sarebbero presenti altri “Crop Circles” nella stessa zona, a Ovest della Tangenziale, dove però il contadino avrebbe precluso l’accesso al campo.

Per accertarsene basterebbe un volo di ricognizione in elicottero (proprio ad Ospiate di Bollate, presso il confine con Mazzo di Rho, è presente un piccolo eliporto, situato nei pressi di un maneggio), ad ogni modo sarà bene tenere gli occhi bene aperti, almeno da qui a tutto il prossimo settembre.

Peraltro, proprio in questi giorni e a margine di quanto sopra, la nota studiosa americana Marjorie Tomkins, incontrata nel pittogramma rhodense sabato 5 giugno, mi ha riferito di una certa attività in corso in tutta la zona, in particolare con la comparsa di tipiche formazioni “non geometriche” in diversi campi di cereali che, per quanto possano essere facilmente confuse con effetti più o meno disordinati del vento, sarebbero in realtà e sulla base dell’esperienza maturata su quanto verificatosi in passato nel Regno Unito, i “precursori” delle formazioni propriamente più geometriche note a tutti i ricercatori.

Staremo dunque a vedere.

 

 

 

 

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Fabio Siciliano (19/06/04)