SENZA
VESTE - Perché è uno scandalo vedere Didone nuda
L’Eneide
è uno strano oggetto letterario.
Il protagonista della storia, il pio Enea, si fa comprimario nella
parte artisticamente più significativa: il Quarto Libro. In
questa parte interviene un nuovo protagonista: Didone.
La regina Didone è una benefattrice.
Ma l’Eroe del Poema, Enea, si adopera non per aiutarla, bensì
per eliminarla.
L’Eneide è quindi uno strano oggetto letterario.
Forse non vi è eroe nella storia della letteratura che non
presenti i suoi lati oscuri, e che non abbia avuto bisogno, almeno
una volta, dell’indulgenza del proprio lettore.
Ma questo strano Eroe, imbarazza dirlo, è un assassino.
Fernando De Vasquez (“Dido’s Murder”) utilizza queste
parole:
Virgil demonstrates that
Aeneas is a cold-blooded killer on and off the battlefield.
[…] Aeneas’ killing of Dido was necessary for Aeneas to
see what Virgil wanted to demonstrate to his patron, Augustus.
[…] Dido’s death, Virgil makes clear to those who did
not recognize it in Book IV, was not a suicide, but the doing of Aeneas.
(Virgilio dimostra
che Enea è un assassino a sangue freddo sia sul campo di battaglia
che nella vita.
[…] l’uccisione di Didone per colpa di Enea fu necessaria
a Virgilio per dimostrare al suo patrono, Augusto, ciò che
egli voleva.
[…] La morte di Didone, Virgilio spiega a quelli che non l’avessero
capito nel IV° Libro, non fu un suicidio, ma conseguenza del comportamento
di Enea.)
Katie Vieceli (“Aeneas Malus Vir”) ne ha punteggiato con
efficacia alcuni tratti:
Probably Aeneas’
most heinous act in the Aeneid is his abandonment of Dido (aka Elissa),
Queen of Carthage. Not only does he abandon her, he drives her to
suicide.
[…] Dido chooses the one path open to her: suicide. This choice
is directly caused by Aeneas’ cruelty. If he had offered her
advice, if he had taken her with him, if he had promised to return
once his city was founded; all viable options which he does not even
consider.
[…] We will never know, for Aeneas does not bring any of these
options into play. Cowed by the gods, he can not think of any way
to get around the situation. He does not sacrifice or pray that their
will might be changed. He does not leave troops to help Dido. He simply
sails away like a dog, leaving Dido the mess of her kingdom and a
sure prescription for a swift death by her own hand.
(Probabilmente l’atto
più atroce di Enea in tutta l’Eneide è il suo
abbandono di Didone (l'aka Elissa), Regina di Cartagine. Non solo
lui l'abbandona, ma la instiga a suicidarsi.
[…] Dido sceglie l’unica possibilità che le si
presenta davanti: il suicidio. Questa scelta è causata direttamente
dalla crudeltà di Enea. Se lui le avesse offerto il suo appoggio,
se l'avesse presa con sè, se le avesse promesso di ritornare
una volta che avesse fondato la sua città; tutte queste sarebbero
state scelte di vita che però Enea neppure considera..
[…] Noi non sapremo mai perchè Enea, all’interno
del racconto,non le abbia posto alcuna di queste opzioni. Atterrito
dagli dei, lui non pensa neppure di intervenire all’interno
della situazione.Lui non sacrifica o prega gli dei perchè cambino
le loro volontà. Lui non lascia le sue truppe per aiutare Didone.
Lui salpa semplicemente di corsa come un cane, lasciando Didone nella
confusione del suo regno e con una prescrizione certa per un rapido
suicidio.)
Tuttavia non è difficile capire perché Enea non si curi
di salvare la vita di Didone: semplicemente egli la vuole vedere morta.
Costretto a fuggire da Cartagine prima dell’imminente suicidio
della Regina, egli non rinuncia per questo a vederla morta: non appena
il fuoco della pira si alza, la furia omicida di Enea si accende con
esso, e negli occhi del Troiano prende forma la scena della morte
di Didone.
Si comprende allora perché questa strana storia sia uno scandalo,
e perché non possa essere raccontata in questi termini.
E’ molto meno scandaloso continuare a tradurre il comites di
En. 4.664 con “ancelle, servi e menestrelli”: non c’è
dubbio.
E per coprire lo scandalo, è meglio rivestire Didone dei suoi
abiti ordinari: quelli di infelix e di furens.
Le guerre preventive sono di gran voga, e non è conveniente
che una voce autorevole come quella di Virgilio si occupi di politica.
Non chiamiamolo filosofo, né storico, né tantomeno uomo
con idee politiche: lui era un poeta, forse IL poeta, ma solo poeta,
non è così?
Tuttavia sarebbe lecito chiedersi di quale sostanza sia fatta allora
la sua divina poesia.
Se la sostanza pone problemi, l’aspetto d’essa sembra
essere quello della divina Diana quando “guida le danze”,
“e avanzando sovrasta tutte le dee” (En. 1.498ss., Canali).
(Traduzioni a cura della Redazione)
Brevi note sull’autore.
Salvatore Conte è nato a Roma nel 1968.
Laureato in scienze politiche, e specialista in diritto comunitario,
è funzionario della pubblica amministrazione.
Interessato alla riflessione critica sui grandi conflitti storico-politici,
ha dato vita ad un sito web di approfondimento, accreditato presso
Università e studiosi di più Paesi, avente quale filo
conduttore il confronto ermeneutico sulla Didone virgiliana, ritenuta
figura emblematica della cultura euro-mediterranea. E’ autore
altresì di un Saggio sulla figura di Didone.