IL DISPOSITIVO TODESCHINI: UNA SFIDA APERTA

 

di Fiorenzo Zampieri

 

(tratto dal volume "PSICOBIOFISICA" dell’Ing. Marco Todeschini)

 



16.06.04 - L’ing. Marco Todeschini nello sviluppare la sua teoria fluidodinamica dello spazio si cimentò nel costruire ingegnosi apparecchi per provare l’esistenza di quella sostanza esilissima che pervade l’intero Cosmo e del quale è essenza fondamentale. Tale sostanza è stata chiamata, da sempre, col nome di “etere”.

Il più “accattivante” di tali apparecchiature è senz’altro il cosiddetto “Dispositivo o Motore di Todeschini” che dovrebbe costituire una specie di sistema da utilizzare per sollevare dal suolo il mezzo che lo utilizza. La sua apparente semplicità di costruzione è il fattore che lo rende affascinante perché alla portata di tutti. In questi ultimi tempi diverse persone si stanno cimentando nella sua realizzazione, ma tutte, per quel che ne sappiamo, con risultati deludenti. Dal punto di vista teorico, però, sembra che il suo funzionamento sia certo. Rimarchevole è il fatto che tale dispositivo sia stato, a suo tempo, brevettato del Todeschini stesso che più volte ha assicurato di averlo sperimentato davanti a studenti, studiosi e giornalisti sempre con esito positivo. Qual è quindi il “mistero” in questo motore? Perché non cercare di scoprirlo? Qui di seguito trascrivo quanto esposto nel libro “Psicobiofisica” di Todeschini in merito al motore stesso e utilizzando le sue spiegazioni dovremmo essere in grado di realizzarlo da noi stessi. Cogliamo la sfida e diamoci da fare!

 

 

La teoria del carrellino oscillante. Trasformazione di forze centrifughe rotanti in forze alternate rettilinee e viceversa.

Poichè l’argomento si presta ad una esposizione scientifica ma anche ad una descrizione più sempilicistica ho pensato di introdurre l’argomento con una breve descrizione alla portata di tutti per poi passare a quella più scientifica per chi avesse voglia di approfondire l’argomento. Gli altri invece potranno passare direttamente al paragrafo successivo riguardante il Dispositivo Todeschini.

Supponiamo di avere un carrellino su quattro ruote (come quello costruito dal sottoscritto e di cui vi allego un paio di foto) sul quale sia montato un motore che faccia ruotare il suo asse centrale, disposto verticalmente, sul quale sia fissato un braccio all’estremità del quale sia fissata una massa. Sappiamo tutti che una massa che ruota attorno ad un centro sviluppa una forza chiamata forza centrifuga. Tale forza tende ad allontanare la massa dal centro di rotazione secondo gli innumerevoli raggi che escono a stella dal centro di rotazione. Si intuisce facilmente che, se il carrellino non avesse le ruote, la spinta provocata dalla forza centrifuga otterrebbe l’effetto di far muovere il carrellino secondo un moto circolare . Ma, poichè le ruote impediscono la traslazione laterale del mezzo, ecco che l’effetto sarà quello di spostare il carrellino soltanto verso due direzioni e cioè avanti e indietro. A questo punto ci si potrebbe chiedere a quali dimostrazioni porta questa esperienza.  Esse sono almeno due. La prima  ci porta a vedere come non non risulti corretto, come insegna la fisica,  l’affermazione che un sistema non può spostarsi con forze generate al suo interno, e la seconda che se si siuscisse a a indirizzare tali foze soltanto in una ben precisa direzione otterremmo lo spostamento del mezzo nella direzione voluta sia essa avanti, indietro o verso l’alto.

Riporto, invece, qui di seguito, l’argomento così come riportato nel lavoro del Todeschini, per gli appassionati di fisica.

Supponiamo di avere un carrellino sostenuto da quattro ruote che poggiano su due rotaie, (fig.92), ma costruito in alluminio in modo che risulti molto più leggero. Immaginiamo che sulla sua piattaforma sia disposto un motore (M) che faccia ruotare il suo asse centrale disposto verticalmente, sul quale sia calettata una massa sferica (m). questa compiendo delle rivoluzioni intorno al centro (O) in senso orario, svilupperà una forza centrifuga (Fc) che la dinamica classica ci dice essere eguale al prodotto della sua massa per il quadrato della sua velocità V di rivoluzione, diviso per la sua distanza dal centro R, cioè:

Fc = m V2 / R                    (1)

Poiché la forza nei successivi istanti è sempre diretta secondo il raggio R e rivolta verso la periferia, la potremmo rappresentare con una freccia (vettore) che ruota attorno al centro (O), ed alla quale ho perciò dato il nome di “forza centrifuga rotante”.

Nei successivi istanti essa quindi è rappresentata dai raggi che escono a stella dal centro (O).

In qualsiasi istante potremo quindi decomporre questa forza Fc in due altre: una Fz diretta

secondo l’asse (Z), ed una Fy diretta secondo l’asse (Y) (fig.93).

Se (a) è l’angolo che il raggio (R) fa con l’asse (Z) positivo; dalla trigonometria, avremo che le due componenti della forza Fc nelle direzioni predette, saranno date da:

 

Fz = Fc cos a                   (2)

Fy = Fc sen a                   (3)

 

 

 Ne segue che allorchè la massa passa per il punto (A), l’angolo che la direzione del raggio (R) fa con l’asse (Z) sarà nullo, cioè: a = o e di conseguenza cos 0 = 1 e sen 0 = 0, le due forze espresse dalla (2) e dalla (3), risultano in questo caso:

Fz = Fc                  Fy = 0          (4)

Ciò significa che quando la massa (m) passa per il punto (A), la componente Fz della forza centrifuga rotante assume il suo massimo valore, ed il carrellino sottoposto a tale forza, assumerà la massima accelerazione nella direzione delle (Z) positive, e si sposterà in avanti. Continuando la massa (m) nel suo gito di rivoluzione in senso orario dal punto (A) verso il punto (B), il valore della forza (Fz) continuerà a diminuire, finchè si annullerà quando la massa passerà per il punto (B).

In questo istante l’accelerazione del carrellino nella direzione (Z) sarà nulla e non si sposterà lungo le rotaie. La componente Fy della forza centrifuga rotante, viceversa, mentre la massa si sposta dal punto (A) al punto (B), aumenterà la propria intensità sino a raggiungere il suo massimo valore quando la  la massa passerà per il punto (B). Tale forza spinferà il carrellino nella direzione OB delle Y positive, ma esso non potà muoversi in tale direzione, perchè il rilievo circolare delle due ruote di destra verrà a premere lateralmente contro la rotaia di destra, la quale è fissata alle traversine di legno che fanno blocco immobile con la massicciata del terreno.

Non appena la massa (m) nella sua rivoluzione, oltrepasserà il punto (B), la sua forza centrifuga rotante presenterà una componente (Fz) diretta verso le (Z) negative sempre maggiore sinchè giunta al punto (C), assumerà il suo valore massimo negativo, che farà arretrare il carrellino nella direzione negativa dell’asse (Z).

La forza (Fy) invece, passando la massa (m) dal punto (B) al punto (C), assumerà valori sempre minori, per annullarsi quando la massa giungerà in (C). Tali variazioni della forza Fy, essendo tutti trasversali alle rotaie, saranno equilibrati dalla reazione eguale e contraria di queste.

Continuando la massa a compiere la sua rivoluzione, nel passare dal punto (C) a quello (D), la componente (Fz) diretta secondo le (Z) negative, diminuirà sino ad annullarsi quando la massa passera per il punto (D). Durante questa rivoluzione da 180° a 270°, il sen a dal valore zero al valore meno uno (-1) e perciò la forza (Fy) sarà diretta da (O) a (D) sarà massima e rivolta nel senso delle Y negative: ma tale forza sarà equilibrata dalla reazione della rotaia di sinistra ed il carrellino perciò non potrà subire spostamento in tale direzione e senso.

Infine la massa (m) continuando a compiere la sua rivoluzione intorno al punto (O), passando dal punto (D) al punto (A), svilupperà una forza (Fz) che da una intensità zero, crescerà sino al massimo Fc, quando passeràper il punto (A) ed avrà così compiuto un giro intero di rivoluzione di 360°, essendo arrivata al punto dal quale era partita. Naturalmente nel compiere questo ultimo quarto di circonferenza, la sua forza (Fy) diretta verso le Y negative, diminuirà sino ad annullarsi quando passerà per il punto (A).

In conclusione il carrellino, sottoposto ad una forza centrifuga rotante Fc, sviluppa per effetto della rivoluzione della massa (m) le cui componenti (Fy) sono sempre contrastate dalle reazioni delle rotaie, e le cui componenti (Fz) vanno da zero al massimo positivo, e da questo ad un massimo negativo, sarà costretto ad oscillare avanti ed indietro nella direzione dell’asse Z, sulle rotaie.

Il numero delle oscillazioni sarà eguale al numero di giri di rivoluzione che la massa planetaria (m) compie in un secondo intorno al centro (O), e si identificherà perciò con la frequenza (n) di tali oscillazioni.

Sin quì abbiamo visto come si può trasformare un moto rotatorio in un moto oscillante. Ora vogliamo vedere invece come si possa fare anche la trasformazione inversa dei due moti predetti, e cioè come imprimendo un moto alternoad un adatto dispositivo, si possa ottenere un moto rotante.

Consideriamo perciò ancora il carrellino citato, e supponiamo di aver disinserito il motore (M) dal suo asse verticale centrale (O) in modo che questo posssa ruotare su se stesso liberamente, a folle, come direbbero gli autisti. Facciamolo ruotare a mano, asieme al tondino (R) ad esso collegato rigidamente, finchè questo venga a trovarsi nella direzione dell’asse Y, e la massa (m) coincida col punto (D). Se ora tramite le maniglie (f,g)tiriamo bruscamente il carrellino indietro, verso di noi, nella direzione e verso delle Z negative, la massa (m), per inerzia, si sposterà dal punto (D) al punto (B) descrivendo mezza circonferenza. Se qui giunta, spingeremo di colpo il carrellino in avanti, la massa (m) continuerà la sua corsa dal punto (B) a quello in (D), sino a ritornare a questo punto di partenza, dopo aver descritta l’altra mezza circonferenza posta sotto l’asse Y.

In conclusione, se imprimiamo al carrellino spinte alterne, avanti ed indietro, la massa planetaria (m), sarà costretta a compiere delle rivoluzioni attorno al centro  (O), ed il numero do giri (n) che compie, sarà pari al numero di spinte alterne che abbiamo impresse al carrellino, cioè alla frequenza (n) di esse.

Più alto sarà il numero, più elevata sarà la velocità di rivoluzione della massa planetaria (m) e maggiore sarà la sua forza centrifuga rotante. Se la massa fosse libera di scorrere lungo l’asta (R) verso la periferia, allora quando la sua forza centrifuga supera la forza di attrito che si oppone al suo scorrimento lungo l’asta (R), la massa comincerebbe a slittare lungo l’asta (R) verso la periferia e decsuvendo una spirale, verrebbe proiettata all’esterno.

Quanto sopra dimostra come il moto di rivoluzione di una massa (m) intorno ad un centro (O) si può trasformare nel moto alterno del carrellino, e viceversa, imprimendo un moto alterno al carrellino si possa far ruotare la massa perifrica (m) intorno al suo centro di rivoluzione (O).

Ora questa mia scoperta di trasformare moti rotanti in movimenti alterni e viceversa, nel campo dinamico, ha per corrispondente la scoperta di G. Ferraris di trasformare correnti elettriche alternate in movimenti rotanti del campo magnetico e viceversa. Questo mi ha fatto intuire subito che tra I due fenomeni, quello meccanico e quello elettromagmetico vi è una più stretta parentela di quella che supponiamo, tanto più che, come ho dimostrato, le forze in gioco in entrambi I casi sono della stessa natura, perchè si misurano tutte in chilogrammi e l’equivalenza tra le forze dinamiche e quelle elettromagnetiche è stata da me dimostrata, in quanto tutte tre si identificano in quella di natura fluidodinamica, che è la sola realmente esistente nell’univesro fisico.

In base all’invariabilità delle leggi universali, come la rivoluzione di una massa (m) intorno al centro del carrellino, imprime a questa delle oscillazioni, e viceversa; così un atomo di idrogenione che ha un solo protone periferico planetario che compie rivoluzioni intorno al centro del nucleo, imprime a questo delle oscillazioni, e viceversa, imprimendo all’idrogenione delle spinte alterne facendolo ortare con delle particelle materiali o con un’onda di spazio fluido, il protone planetario aumenta il suo numero di giri intorno al centro del nucleo.

Per maggior charezza di esposizione, supponiamo che il nucleo di idrogenione, sia disposto come in figura 92; in modo che il protone compia delle rivoluzioni intorno al centro del nucleo (O), sul cerchio che giace nel piano (Z,Y) come faceva la massa (m) sul carrellino, magirato di 90°, sul piano del foglio (fig. 94).
 

E’ chiaro che passando dal punto (D) a quello (A), la massa del protone svilupperà una forza centrifuga Fz diretta verso le (Z) positive che aumenta da zero ad un massimo, che raggiunge quando essa passa sul punto (A). Tale forza trascinerà verso l’alto tutto il nucleo e con ciò verrà a spostare la massa di spazio fluido cilindrica che ha per base l’area maestra del cerchio nucleare che giace nel piano XY, normale cioè all’asse Z. Tale massa cilindrica di spaziofluido, trascina per attrito, lo strato cilindrico di spessore costante circoscritto, e questo a sua volta, quello di raggio maggiore ad esso esterno, e così via. Così nel fluido adiacente all’atomo di idrogenione, si provoca una semionda positiva. Quando il protone è giunto in (A) effettua la sua corsa verso (B), e quindi diminuisce l’intensità della sua forza (Fz) sino ad annullarla quando arriva in (B). In tale istante ha ultimata la sua corsa di salita e continuando a rivoluire dal punto (B) in (C), comincia ad aumentare la componente della forza negativa (-Fz) diretta verso il basso, finchè arriva alla sua massima intensità quando il nucleone passa per il punto (C). Tale forza poi diminuisce sempre più sino ad annullarsi quando il protone è giunto al punto (D) (fig. 92).

In conclusione, mentre il protone va dal punto (C) in quello (A), (fog. 94), sposta il piano diametrale del nucleo di traccia(D,B) dalla linea di livello (1-1), di massima profondità, sino alla linea di livello (2-2) di massima elevazione. Tale piano equatoriale sposta così

 

un cilindro di spazio fluido di diametro (D-B) e di altezza (1-2). Tale massa cilindrica di spazio fluido centrale, nello spostarsi verso l’alto dalla linea (1-1) a quella (2-2), trascinerà con sè per attrito, lo strato cilindrico di spessore costante circoscritto, e questo a sua volta trascinerà quello di raggio maggiore a suo contatto, e così via (fig. 96).

Per tal modo nel fluido adiacente all’atomo di idrogenione si produrrà una semionda positiva. Ritornando il protone dalla linea di livello /2-2) a quello inferiore (1-1), la traslazione dell’aerea maestra (D B) dell’atomo sposterà un cilindro di pari volume verso il basso, il quale trascinerà per attrito I successivi cilindri di spazio fluido circoscritti (fig. 96).

Il complesso dei due movimenti alterni che il nucleo di idrogenione subisce per effetto della forza centrifuga rotante cui lo sottopone il suo protone periferico per il fatto che gli rivoluisce attorno, produce nello spazio fluido circostante un’onda che si propaga in cerchi sempre più ampi.

Volendo esprimere la variazione che subisce la forza (Fz) mentre il

protone compie un intero numero di giri di rivoluzione intorno al centro del nucleo, possiamo asserire che l’angolo (a) risulta determinato dalla seguente proporzione:

a : 2 p = t : T                        (5)

Dove 2 p è l’angolo descritto durante un’intera rivoluzione, (t) è il tempo passato dall’inizio del moto, e (T) il tempo impiegato a compiere una rivoluzione. Dalla (5) si ha immediatamente:

a = 2 p t / T = 2 p n t             (6)

Dove 1 / T = n è la frequenza. L’espressione (2) tenendo conto della (1) e della (6), assume quindi il valore:

Fz = m V2 / R cos 2 p n t         (7)

Quanto poi alla legge con cui varia lo spostamento Sz, cioè l’escursione verticale che l’atomo compie, nell’alzarsi ed abbassarsi, lungo l’asse Z e che corrisponde al variare dell’escursione verticale che assumono gli strati concentrici di spazio fluido in un dato istante, sarà:

Sz = R cos (2 p / T ) t            (8)

Prendendo per ascisse i tempi t e per ordinate I rispettivi valori della (7) e della (8), si vede che le variazioni della forza Fz e quelle degli spostamenti verticali (Sz) dei vari strati cilindrici concentrici di spazio fluido, sono rappresentate da due curve che hanno lo stesso andamento, poichè le ordinate risultano in entrambi I casi variabili come I valori del coseno dello stesso angolo, e quindi le curve che rappresentano le variazioni della Fz e di Sz, vengono chiamate cosinusoidi (fig. 94).

Poichè quella relativa alla (8) rappresenta la posizione delle escursioni sull’asse verticale (Z) dei successivi strati cilindrici

Concentrici di spazio fluido, in un determinato punto ed istante, ne segue che raccordando queste elongazioni con una curva, questa risulta una cosinusoide, cioè una curva eguale a quella delle onde trasversali che si producono nell’acqua allorchè, perpendicolarmente alla sua superficie si immerge e si estrae una sfera appesa a un filo che si tiene in mano. Con ciò ho dimostrato che la rivoluzione del protone rotante, che ha per componente sull’asse (Z) una forza (Fz) che assume valori che vanno da un massimo positivo ad un massimo negativo. Sollecitato da tale forza alterna, il baricentro del nucleo si sposta alternativamente verso la direzione positiva e negativa dell’asse (Z) e quindi con la sua area maestra circolare perpendicolare a tale asse, solleva ed abbassa un cilindro di fluido ambiente di diametro uguale a se stesso. Il moto alterno di tale cilindro centrale, trascina con sè per attrito, gli strati cilindrici di fluido di spessore costante a lui circoscritti, ed il moto ondoso trasversale si propaga così in cerchi sempre più ampi. La curva dell’onda è trasversale alla direzione radiale di propagazione e si eleva ed abbassa secondo l’asse (Z).

Mentre però si sviluppa la forza Fz (2) diretta secondo l’asse (Z), ho dimostrato che si sviluppa contemporaneamente anche quella Fy) diretta secondo l’asse (Y) (3). Però mentre la prima aumenta quando la massa del protone rivoluisce da 270° sino a 360° per poi diminuire sino a zero a 90°, e tornare ad aumentare sino al massimo negativo quando il protone passa a 180° e diminuisce sino ad annullarsi quando il protone è ritornato al punto di partenza a 270°; la seconda forza Fy diretta verso l’asse (Y), invece assume due valori nulli, quando la Fz assume I due valori massimi, e viceversa. Le due forze sono sfasate quindi di 90°. Infatti tenendo conto della (1) e della (3) e della (6) si ha:

Fy = m V2 / R sen 2 p n t         (9)

Con gli stessi ragionamenti sopra svolti per trovare gli spostamenti trasversali secondo l’asse (Z), troveremo quelli istantanei (Sy) secondo l’asse (Y), che saranno:

Sy = R sen (2 p / T ) t            (10)

Come si vede l’oscillazione del nucleo secondo l’asse (Y) fa spostare un cilindro di fluido ambiente centrale, pari a quello generato dalla sua area maestra nel suo moto alterno. Tale colindro centrale, per attrito, trascina con sè nel suo moto alterno i cilindri di spazio fluido di spessore costante, ad esso immediatamente circoscritti, ed il moto ondoso trasversale all’asse (X) si estende così a cerchi sempre più ampi. La curva dell’onda è trasversale alla direzione radiale di propagazione di (X) ed è contenuta nel piano yYX (fig. 96).

Sia l’onda trasversale contenuta nel piano ZX, sia quella contenuta nel piano YX, sono onde di spazio fluido che si propagano nella direzione X, con la velocità C della luce, dell’elettricità, del magnetismo, del calore radiante, ma non portano con sè nè luce, nè elettricità, nè magnetismo, nè calore, perchè onde di spazio fluido sono e tali rimangono.Voglio qui specificare che tali onde di spazio fluido trasmettono solamente l’energia cinetica che hanno, la quale è equivalente al prodotto della massa del fluido spostato dall’onda, per il semiquadrato della sua velocità. Altra energia non hanno ed io ho dimostrato che se si attribuisce loro anche un’energia luminosa, elettrica, magnetica, termica, si cade in un assurdo matematico od in un assurdo fisico.

A tale conclusione si giunge anche considerando la natura delle forze alterne che fanno oscillare l’atomo nei citati piani.

Infatti sia la forza centrifuga rotante Fc espressa dalla (1), sia le sue componenti Fz ed Fy, espresse rispettivamente dalla (7) e dalla (9), si misurano tutte e tre in chilogrammi, multipli o sottomultipli di esso, e prciò si identificano tutte in azioni fluidodinamiche, cioè in accelerazioni centrifughe che la corrente circolare del nucleo imprime al protone planetario che vi è immerso.

Se sull’asse (X) riportiamo I valori del tempo (t), sull’asse (Z) I valori dei vettori che rappresentano nei successivi istanti le componenti Fz della forza centrifuga rotante e sull’asse (Y) I valori dei vettori che rappresentano le componenti Fy della forza centrifuga rotante, avremo per diagrammi rispettivamente una curva cosinoidale ed una sinoidale, cioè le curve che rappresentano entrambe il profilo di onde trasversali, sfasate di 90* e disposte rispettivamente sui piani ZX e YX, normali tra di loro. Questi vettori non rappresentano quindi nè forze elettriche, nè forze magnetiche, nè forze luminose, come hanno ritenuto erroneamente Maxwell, Hertz e tutti I loro epigoni, compresi quelli che ancora oggi non hanno letto le mie pubblicazioni. Se le avessero lette infatti avrebbero compreso che le uniche forze ed onde che si trasmettono sono quelle di natura fluidodinamica.

Tutti sanno infatti che l’antenna trasmittente televisiva, non trasmette, nè onde luminose, nè onde colorate, nè onde termiche, alle antenne riceventi poste sopra I tetti delle nostre abitazioni. Orbene io ho scoperto e dimostrato, per la prima volta al mondo, che non trasmette nemmeno delle onde elettriche e magnetiche, come ritengono ancora erroneamente coloro che non conoscono la mia teoria, ma bensì trasmette solo onde di spazio fluido ad alta frequenza che raggiunte le nostre antenne di casa, ne fanno oscillare gli atomi costituenti, allo stesso modo come un’onda prodotta in uno stagno di acqua, farebbe oscillare dei sugheri in essa galleggianti ad una certa distanza. Gli atomi dell’antenna ricevente di casa nostra, posti così in oscillazione ad una frequenza pari a quella dell’onda di spazio fluido che li culla, sono costretti ad espellere I loro elettroni periferici, I quali vanno a colpire gli atomi successivi, che per tal modo sono costretti ad espellere I loro elettroni periferici e così via. Questa successione rapidissima di urti tra elettroni in corsa ed atomi, si propaga dall’antenna posta sui tetti di casa nostra, alla linea conduttrice ad essa collegata che entrando in casa nostra, fa capo al nostro televisore.

Poichè la successione di urti tra elettroni ed atomi, è proprio la sensazione che riceviamo realmenteprendendo tra le mani gli estremi di un filo percorso da corrente elettrica, resta così dimostrato che all’antenna ricevente posta sui tetti di casa nostra, arriva solo onde di spazio fluido, che provocano solamente inessa la successione rapidissima di urti che noi chiamiamo corrente elettrica. Ma se questi urti sotgono solo nell’antenna ricevente, è chiaro che non si trasmettono nello spazio interposto tra l’antenna trasmittente e quella ricevente, cioè è evidente che tra le due antenne non si trasmette elettricità. Nè una forza elettrica, nè un potenziale elettrico, e ciò in netto contrasto con quanto ritenevano Mawwell ed Hertz, che lo spazio fosse cioè sede di forze elettriche e magnetiche disposte in piani perpendicolari tra di loro. Se ci poniamo tra le due antenne trasmittente e ricevente, noi non solo non vediamo le figure luminose e colorate che si trasmettono nei nostri schermi, non solo non udiamo I suoni e le parole che percepiamo davanti al nostro schermo, ma non sentiamo nemmeno le correnti elettriche, e tanto meno le  forze magnetiche, che in quello spazio tra le antenne dovrebbero esservi, come ci ha assicurato la fisica teoretica dal suo nascere ad oggi.Ora io ho scoperto appunto che nello spazio tra le due antenne, si trasnettono solamente onde di spazio fluido e la relativa energia cinetica.

Può sorgere a questo punto legittima la domanda: - Come mai se alla nostra antenna ricevente arrivano solamente onde di spazio fluido buie, silenti, e prive anche di elettricità e magnetismo, noi stando davanti al nostro schermo televisivo vediamo invece immagini luminose e colorate muoversi e le udiamo parlare o cantare?-

Per rispondere a tale domanda, bisogna almeno riassumere per sommi capi la tecnologia elettronica del nostro apparecchio ricevente di televisione.

L’onda di spazio fluido in arrivo è composta da un’onda a bassa frequenza destinata a provocare in noi le sensazioni di suono, e da un’onda ad alta frequenza, destinata a provocare in noi le sensazioni di luce e colori. Tale onda complessa provoca nell’antenna una successione di urti corpuscolari aventi le due frequenze citate, urti che si propagano dall’antenna ricevente lungo il filo di entrata all’amplificatore, che provvede ad intensificare la forza di urto.

Dall’amplificatore la successione di urti corpuscolari viene addotta in uno smistatore di frequenze, che ha il compito di scegliere quelli a bassa frequenza, che vengono poi raddrizzati e passati all’altoparlante, da quelli ad alta frequanza che amplifiocati vanno a finire alla griglia posta davanti al filamento incandescente situato sul fondo dell’ampolla catodica, in cui regna il vuoto atmosferico più spinto. Dal filamento incandescente esce un fascio di elettroni, che regolato dalla tensione variabile di griglia, passando poi tra un campo magnetico orizzontale ed un verticale, sventaglia gli elettroni, per effetto Magnus, su linee orizzontali e dispone queste le une sotto le altre, in modo che ogni elettrone va a colpire un ben precisato punto sullo schermo. Come ho già dimostrato, sotto tale urto, l’atomo di solfuro di zinco che riveste internamente lo schermo, fa saltare I suoi elettroni interni sopra un’orbita concentrica aumentando il loro numero di giri di rivoluzione, e la forza centrifuga rotante da loro sviluppata. Questa forza fa oscillare l’atomo di solfuro di zinco alla stessa frequenza del numero dei giri di rivoluzione predetto, e tale oscillazione dell’atomo, produce un’onda nello spazio fluido circostante di pari frequenza, che si dilata in cerchi sempre più ampi sino a colpire i nostri occhi. L’onda buia di spazio fluido ad alta frequenza che proviene dallo schermo viene a colpire così gli atomi che costituiscono I coni ed I bastoncelli che tappezzano a mosaico la retina visiva posta sul fondo del bulbo oculare dei nostri occhi. Per la costanza delle leggi fenomeniche la quale ci assicura che a cause eguali, seguono effetti eguali, le onde di spazio buie che arrivano agli atomi che costituiscono i coni ed i bastoncelli, hanno per effetto di provocare una successione rapidissima di urti corpuscolari che vengono trasferiti dalle fibre del nervo ottico, sino al centro psichico del cervello, dove il nostro spirito li trasforma in sensazioni di luce e colori.

La stessa cosa succede per la successione di urti corpuscolari a bassa frequenza (corrente elettrica) che deviata su una bobina, produce un campo magnetico concatenato, o meglio una circolazione di spazio fluido attorno alla bobina. La variazione della corrente provoca la variazione della forza attraente del campo, che fa vibrare la lamina dell’altoparlante. Questa produce delle onde longitudinali silenziose nell’atmosfera ambiente, le quali giunte alla membrana del timpano delle nostre orecchie, nel modo da me scoperto, venfono trasformate in successioni di urti corpuscolari, che tradotte al cervello tramite le fibre del nervo acistico, suscitano nella nostra psiche, ed esclusivamente in essa, le varie sensazioni di suoni, rumori, parole, ecc.

 

Motore a forza propulsiva centrifuga

E’ un dispositivo che ha per scopo di trasformare la forza centrifuga rotante generata dalla rivoluzione di una massa attorno ad un centro, in forza propulsiva orientata costantemente in una ben determinata direzione e senso, ed atta perciò a trainare un veicolo, oppure a sollevarlo da terra, anche fuori dell’atmosfera che circonda il nostro globo.

La meccanica classica ci assicura che un sistema nel vuoto, non può spostarsi con forze generate nel suo interno. Si sposta invece in uno spazio pieno di fluido se il veicolo è munito di eliche le quali ruotando si avvitano e trovano presa reattiva in un mezzo fluido ambiente, come gli aeroplani e gli elicotteri nell’aria, e le navi nell’acqua. Poichè ho dimostrato che lo spazio in qualsiasi punto dell’universo non è mai vuoto, perchè si comporta come un fluido, così risulta che tale fluido, reagendo sulle masse rotanti dell’apparecchio le sottopone a forza centrifuga, la cui natura misteriosa risulta così svelata come reazione del mezzo fluido ambiente all’accelerazione centripeta di quelle masse, atta perciò a provocare lo spostamento di un veicolo rispetto a tale mezzo, in obbedienza alle leggi della meccanica classica. L’apparecchio è basato perciò sulla fluidodinamicità dello spazio, concezione che sta a fondamento di tutta la scienza cosmica unitaria da me ideata.

Per comprendere bene la tecnologia di tale motore, supponiamo (fig. 99) che due sfere di massa (m), compiano delle rivoluzioni intorno al centro N, con la stessa velocità ed in senso contrario.

Ciascuna di esse svilupperà una forza centrifuga rotante Fc, dovuta alla sua accelerazione centripeta rispetto allo spazio fluido immobile, entro il quale essa si muove, il che ci rivela che la predetta forza centrifuga è dovuta alla resistenza che oppone il fluido ambiente al moto accelerato verso il centro della massa considerata. Ho scoperto così che la misteriosa forza centrifuga non è dovuta al fatto che la massa si muove rispetto al cielo delle lontane stelle fisse, come ritenevano erroneamente E. Mach ed Einstein, ma al contrario, perchè tale massa si muove rispetto al mezzo fluido immediatamente ad essa in contatto dentro al quale essa si sposta.

Con l’occasione faccio rilevare che anche per accelerare una massa in linea retta, occorre applicarle una forza che sia valida a vincere la reazione che lo spazio fluido ambiente oppone al movimento di tale massa. Da ciò la scoperta della causa della forza d’inerzia, finora avvolta nel mistero.

 

Ma ritorniamo alla spiegazione del nostro motore. Quando le due masse passeranoo contemporaneamente nei due punti orizzontalmente

opposti A, A, esse svilupperanno due forze rotanti centrifughe Fc uguali, ma dirette in senso contrario, la cui risultante sarà nulla.

Proseguendo nella loro corsa in sensi contrari dal punto A al punto B, le loro forze centrifughe Fc inclinate (fig. 100) e simmetriche avranno per risultante la diagonale del parallelogramma dei due vettori che rappresentano le due forze componenti, finchè quando le due masse raggiunto il punto C, la risultante sarà la somma delle due 2Fc, cioè avrà raggiunto il massimo valore positivo, diretto secondo l’asse Y positivo.

Proseguendo nella loro corsa di rivoluzione controversa, la risultante delle loro forze centripete rotanti diminuirà sino ad annullarsi quando le due masse torneranno a transitare per I punti A, A: per poi crescere in senso negativo sinoa raggiungere il valore massimo negativo (-2Fc) quando le due masse passeranno nel punto E.

Concludendo: due masse che compiono rivoluzioni sincrone in senso

contrario intorno al centro N con la medesima velocità, producono una forza centrifuga diretta alternativamente verso l’asse delle Y positive e negative, che però costringe il centro del sistema ad oscillare avanti e indietro lungo tale asse Y.

E’ chiaro che solamente eliminando, con opportuno congegno, l’una o l’altra delle due risultanti dirette alternativamente in senso contrario lungo l’asse Y, si potrà usufruire della rimanente forza diretta in un sol senso,per trainare un veicolo qualsiasi.

Per raggiungere questo scopo, dopo molte meditazioni, ho scoperto che se mentre le due masse si trasferiscono dal punto E al punto A, si fa ruotare l’intero sistema attorno all’asse X, in modo da ribaltare la metà del cerchio AEA sottostante a tale asse, sopra l’altra metà ACA ad esso sovrastante, si viene così a capovolgere il senso di azione della forza negativa (-2Fc) facendola diventare positiva 2Fc, si ha perciò un doppio vantaggio, quello di eliminare la forza negativa e quello di farla diventare positiva, il che equivale a dire che con una completa rivoluzione delle due masse si viene a raccogliere una forza doppa, pari a 4Fc.

Scoprii che per attivare questo capovolgimento bastava usare un semidifferenziale per automobili, costituito da tre ruote coniche dentate, di cui, due satelliti C, D, ed un planetario B immobile, disponendo le due masse sferiche G, H, all’estremità di due aste, imperniate all’altra estremità ai mozzi dei due satelliti C, D, che sono montati a folle sull’asse orizzontale E. Infatti facendo ruotare l’albero F mediante un motore, vengono costretti I due satelliti a ruotare in senso opposto su se stessi, e quindi a rivoluire intorno al planetario B immobile.

Ne consegue che le due masse sferiche G, H, mentre compiono delle rivoluzioni intorno al perno orizzontale E, compiono anche delle rivoluzioni intorno all’asse F e per tal modo nel loro assieme descrivono una traiettoria che ha la forma della cifra 8, detta “lemniscata” la quale giace però curvata sulla semicalotta sferica sovrastante al piano XY. Il punto doppio di tale curva che è quello centrale della predetta cifra, coincide col punto C dove si raggiunge il massimo valore positivo della forza centrifuga, cioè 4Fc, tutta diretta verso la direzione delle Y positive, (fig. 101).

Più facilmente si riuscirà a comprendere quanto sopra se si pensa che ruotando il semicerchio inferiore AEA di 360° intorno all’asse X esso genera una sfera nella cui metà sovrastante a tale asse, viene contenuta la curva descritta dalle due mase, cioeè la forma della cifra 8, che appoggerà i suoi estremi inferiori e diametralmente opposti nei punti A, A, ed il suo punto doppio cadrà così nel punto C.

L’intiero apparecchio è stato da me denominato: “raddrizzatore di forze centrifughe alternate” proprio perchè capovolgendo la forza centrifuga la fa diventare positiva, allo stesso modo come un doppio diodo, cioè una valvola radio, avente due placche può raddrizzare la semionda negativa di una corrente elettrica alternata.

E’ chiaro che cambiando il senso di rotazione del motore che aziona l’albero F, si cambia quello di rivoluzione delle masse, ed il senso della forza centrifuga risultante, cioè si inverte il senso di trazione (retromarcia).

E’ pure evidente che si può dirigere la forza centrifuga risultante 4Fc, nella direzione voluta, orientando l’intiero apparecchio verso di essa. Il motore a forza centrifuga propulsiva sopra descritto, è stato da me brevettato nel 1933, porta il n. 312496 (Fig.1 - Fig.2), ed è stato sperimentato innumerevoli volte con esito positivo alla presenza di personalità del mondo culturale ed industriale, e di migliaia di studenti universitari in diverse città italiane. Dettagliate notizie su questi esperimenti sono state pubblicate dalla stampa internazionale.


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