IL
MISTERO DEI MYSTERE
L'influenza della chiesa sulla produzione musicale è stata
notevolissima, e ha creato addirittura la necessità di una
carica apposita ("Maestro di cappella") per espletare
la necessità di una parrocchia.
Nelle prime comunità cristiane la musica era utilizzata esclusivamente
nella liturgia; in epoca medievale, con il mutare delle condizioni
politico-sociali e per esigenze, come diremmo oggi, di audience,
si andò verso una progressiva teatralizzazione del rito.
Infatti nella gente era crescente l'esigenza di teatro (sempre condannato
dalla chiesa) e la necessità di conoscere i sacri testi (fino
ad allora disponibili solo in latino, e quindi incomprensibili ai
più). Ecco dunque la nascita del dramma liturgico, drammatizzazione
delle Sacre Scritture, durante i quali i lettori interpretavano
i vari personaggi dei passi evangelici.
Le prime rappresentazioni (ancora in latino) avvenivano in chiesa,
sfruttando l'altare come palcoscenico, le navate come quinte e la
cripta come retropalco. Ma a causa del fasto sempre crescente delle
rappresentazioni (erano veri e propri "kolossal" ante
litteram), fu necessario eseguirle fuori dalle chiese, sul sagrato:
ciò consentì l'utilizzo dei testi in volgare, consentendo
finalmente al popolo una totale comprensione del testo. In breve
si crearono confraternite specializzate nel curare e allestire questi
drammi, che diedero origine a spettacoli di dimensioni ancora più
vaste (a volte coinvolgevano interi paesi) che in diedero vita alle
sacre rappresentazioni, mentre in Francia ai cosiddetti mystère.
Chiedendo perdono per il gran balzo di secoli che ci concediamo,
segnaliamo la rock-opera Jesus Christ Superstar di A. L. Webber,
su libretto di Tim Rice (1971), anch'essa composta con l'intento
di popolarizzare il contenuto evangelico. Questo musical ha alle
spalle migliaia di repliche in tutto il mondo ed è stato
sempre guardato con benevolenza dalla chiesa: eppure sin dalla prima
"song" di Giuda (fu scelto provocatoriamente un attore
negro per interpretare questo ruolo) l'opera rimane spesso in bilico
tra messaggio teologico ufficialmente approvato ed eresia. Ad esempio,
prestando attenzione al testo del brano che Jesus canta prima di
essere arrestato nell'orto del Getzemani, si nota che esso non si
discosta di molto dai temi del molto più contestato film
L'ultima tentazione di Cristo di Martin Scorsese.
MAGIA CRISTIANA
Alcune canti rituali cristiani possederebbero una vera e propria
valenza magica: è ciò che si può concludere
ricordando che nel 1316 il Concilio di Colonia stabilì che
era vietato intonare la melodia Media Vita contro le persone, "salvo
speciale dispensa". Infatti essa poteva produrre danno e sofferenza
agli ascoltatori. Molto più recentemente, nel 1990, Giovanni
Paolo II ha utilizzato la melodia Ad petendam pluviam ("Opere
Domini coelum nubibus - et para terrae pluviam - ut producat in
montibus foenum - et herbam servituti hominum"), per propiziare
la pioggia dopo un periodo di siccità.
Oggi alcuni teologi affermano che il canto gregoriano dovrebbe essere
eseguito esclusivamente dai monaci, in quanto solo essi posseggono
una piena consapevolezza iniziatica della sua simbologia; per questo
si ritiene che l'aver introdotto il canto dell'assemblea dei fedeli
durante la messa sia una concessione alla "mondanità".
Tuttavia, nel Congresso Nazionale di Musica Sacra (Bologna, 1992)
il Cardinale Biffi ha ribadito, rifacendosi a Sant 'Agostino, che
la musica sacra deve costituire "la voce unanime del popolo
di Dio", anche se occorre saper discernere tra la semplice
"emozione estetica" e la profonda "sostanza rituale".
Musica alchemica. Fino
all'età rinascimentale musica e alchimia, insieme alla poesia
e alla muratorìa, erano considerate "Arti tradizionali",
ovvero arti nelle quali il termine Arte assumeva il suo significato
originario ("tradizionale"). "Arte" deriva infatti
dal radicale indo-europeo are, che possiede il significato semantico
di "ordinare"; quindi l'Arte era tecnica per portare ordine
e perfezione (processo che gli alchimisti definivano solve et coagula)
nel mondo fisico, continuando l'opera iniziata dal creatore (da
qui il detto fare ad arte). Musica e alchimia condividevano quindi
il comune scopo della rigenerazione umana; in comune possedevano
anche la peculiarità di utilizzare un lessico e un linguaggio
puramente simbolico. Così come mercurio, zolfo e sale alchemici
erano ben diversi dai corrispettivi elementi fisici, anche il suono
("Logos") poco aveva in comune con la produzione acustica.
In alcuni casi i testi di alchimia (tra cui quelli di Zosimo di
Panopoli, III - IV sec. d. C.) si servirono proprio del lessico
musicale come codice espressivo.
Il medico Robert Fludd (1574 - 1637) scrisse nel 1626 il testo alchemico
Medicina Catholica. Partendo da presupposti pitagorico-platonici,
era convinto che la musica dovesse essere oggetto di studio dei
fisici e non dei matematici: poichè la vera natura dell'armonia
era spirituale, essa non poteva essere colta da coloro che ragionano
in termini numerico-quantitativi, bensì da chi è in
grado di comprendere l'elemento qualitativo del numero.
CODICI E SIMBOLI
In
epoca rinascimentale il rapporto tra musica e alchimia era così
stretto che persino gli strumenti musicali erano associati simbolicamente
agli elementi. Ecco le associazioni più ricorrenti:
¨
Terra: viola o
cornetto (di colore nero, come le "Vergini nere", simbolo
di fertilità)
¨ Acqua (Luna): cornamusa e liuto (altro simbolo di fertilità,
con la ricurva cassa armonica che ricorda il grembo materno)
¨ Aria: tamburo, organo, cister (tipo di liuto)
¨ Fuoco (Sole): strumenti a fiato e arpa (che ha la forma di
cuore e il numero simbolico di 7 o 21 corde)
¨ Etere (Quintessenza): arpa (anche nei secoli successivi spesso
simbolo della divinità).
Atalanta in fuga. Michael Maier (1566-1622) si laureò in
filosofia a Rostock e in medicina a Basilea, una città in
cui ancora si sentivano gli influssi del pensiero di Paracelso.
Nel 1608, a Praga, fu medico personale dell'imperatore alchimista
Rodolfo II. Nella città boema conobbe tra gli altri Keplero
e John Dee, prima di trasferirsi in Inghilterra per incontrare Fludd.
Maier è l'autore dell'Atalanta fugiens, unico testo della
tradizione ermetica in cui la fusione tra musica e alchimia è
esplicitamente teorizzata. Il testo fa riferimento al mito di Atalanta,
una vergine che sarebbe dovuta andare in premio a chi l'avesse vinta
nella corsa. Atalanta sembrava insuperabile; se non che un suo sfidante,
Ippomene, riuscì ad avere la meglio con uno stratagemma:
disseminò lungo la strada tre pomi d'oro, che la donna si
fermò a raccogliere, attardandosi.
L'Atalanta costituisce
a tutti gli effetti un "Libro di emblemi", ovvero un particolare
genere letterario iniziato dall'italiano Andrea Alciati e diffuso
per tutta Europa durante il rinascimento. Ogni "emblema"
era costituito da un disegno simbolico, un motto e una didascalia
poetica. Quello di Maier ne conteneva cinquanta, ognuno corredato
da un epigramma, da un "canone" musicale a tre voci che
cantano il testo dell'epigramma e da un discorso esplicativo (il
"canone", spesso confuso con la "fuga", è
una composizione a più voci, ciascuna delle quali canta la
stessa melodia iniziando in momenti diversi, un po' come succede
nella popolare "Frà Martino"). Le voci ricordano
il mito della vergine-velocista: la prima si chiama infatti Atalanta
fugiens, mentre quella che la segue è l'Hippomenes sequens.
L'opera è ricca di simbolismo: emblemi, epigrammi e canoni
sono 50 perché questo è il numero che indica la remissione
dei peccati (Agrippa riferì che, secondo le leggi, dopo 50
giorni si rimettevano i debiti) e la grazia dello Spirito Santo
(esso discese sugli Apostoli dopo 50 giorni dalla resurrezione di
Cristo). Ogni fuga è composta da 21 note, e in Alchimia questo
numero si riferisce al simbolo solare. Anche la scelta dello stile
musicale non è casuale: canone deriva dal termine greco che
sta ad indicare sia "regola" che "regolo": quest'ultimo
in alchimia era lo strumento che serviva a "divorare le impurità
dell'oro volgare".
La musica di Maier è, soprattutto, il pretesto per un "gioco"
intellettuale, senza particolari valenze esoteriche. Nel corso del
tempo, infatti, l'originaria funzione dei simboli - che, in termini
riduttivi, potremmo definire come "nodi al fazzoletto"
per ricordare un'amplissima gamma di concetti - si è andata
perdendo; nell'epoca moderna le "Arti Tradizionali" hanno
duvuto fare posto alla loro manifestazione materiale (per quanto
riguarda la musica, all'acustica e all'estetica musicale) e i loro
aspetti spirituali sono andati pressoché dimenticati. In
questo senso sono particolarmente illuminanti gli studi di Bruno
Cerchio, tra l'altro autore de Il suono filosofale, un saggio che
approfondisce il rapporto musica-alchimia, e trascrittore in italiano
dell'Atalanta fugiens.
Compositore alchimista. Bruno Cerchio (1945) non solo è
autore di musica, ma anche di saggi sulla conoscenza ermetica: Il
suono filosofale (Libreria Italiana Editrice) e la traduzione dell'Atalanta
fugiens, (Edizioni Mediterranee) sono completamente dedicati al
rapporto tra musica e alchimia. Dal punto di vista musicale, la
composizione di Cerchio più densa di aspetti simbolici è
la Missa aurea per soli coro e orchestra, che lo stesso autore definisce
"messa alchemica", e che è ispirata al Processus
sub forma missae di Nicolaus Melchior Cibinensis, cappellano e astrologo
della corte di Vladislao II d'Ungheria tra il XV e il XVI secolo.
La Missa alterna brani cantati a brani solo strumentali, che sono
simbolicamente distribuiti in tre parti strategiche del percorso
musicale. Intitolati rispettivamente Nigredo, Albedo e Rubedo, si
riferiscono alle tre fasi della "Grande Opera" alchemica
necessarie alla preparazione della Pietra filosofale. L'assenza
delle voci umane nei brani strumentali richiama il concetto di silenzio
interiore, di tacere iniziatico degli alchimisti. Il brano centrale,
cuore della Missa, è cantato dal coro "a cappella"
(cioè senza l'accompagnamento degli strumenti), per ricordare
che l'uomo è l'essere centrale del cosmo.
Musica e massoneria.
Attenzione: se un giorno vi dovesse capitare di leggere una partitura
il cui frontespizio riporta la data del 5749 o di altri anni "impossibili",
(come in certe opere di Christian Gottlob Neefe, maestro di Beethoven)
sappiate che non vi trovate di fronte a un reperto del futuro portato
da una macchina del tempo o a un errore di stampa, bensì
a un brano di musica massonica: secondo le tradizioni di questa
società, infatti, la Massoneria fu fondata nel 4000 a.C.,
per cui occorre compiere la debita sottrazione per avere la data
reale. La nascita della moderna massoneria speculativa e simbolica
si fa coincidere con la fondazione della Grande Loggia di Londra,
il 24 giugno 1717 (Vedere il Dizionario dei Misteri N. 12). Lo statuto
della loggia non parlava espressamente di musica, ma già
esistevano quattro canti che i confratelli amavano intonare alla
fine dei banchetti (alla locanda "All'oca e alla graticola"
di Londra) dopo le adunate. Inoltre, in appendice allo statuto,
c'era la premessa ai contraffacta, cioè melodie famose a
cui si sostituiva all'originale un testo di natura massonica. La
musica fu quindi presente sin dalle origini dei riti massonici,
ma senza una precisa codificazione: durante le cerimonie gli officianti
improvvisavano i canti, e la qualità della musica non ne
traeva certo vantaggio. Poiché la massoneria era (ed è)
basata su una struttura di stampo cavalleresco-militare, durante
i riti erano presenti piccoli complessi strumentali detti colonne
d'harmonie, formati da due clarinetti, due corni e due fagotti,
i quali creavano un'atmosfera adatta alle marce d'ingresso degli
officianti (come nella Marcia dei sacerdoti del Flauto magico di
Mozart).
Di seguito, ai canti rituali si aggiunsero brani di carattere morale,
composizioni per coro (cantare insieme rafforzava il senso di unità
della confraternita), e musiche appositamente commissionate a compositori
di grido (come le Sinfonie parigine di Haydn). In Inghilterra la
massoneria organizzò per prima al mondo i concerti pubblici,
affidando a grandi autori - tra cui Haydn, Beethoven, Cherubini,
Mendelssohn - brani adatti all'occasione. Altri compositori affiliati
alla massoneria si occuparono di Cathedral music, genere tipico
della chiesa anglicana, e di "Oratori" (famoso il Messiah
di Haendel ).
La musica massonica ha un debito particolare nei confronti di Federico
II di Prussia, che a Vienna cercò di far coincidere le esigenze
spirituali del gruppo con quelle puramente artistico-musicali. Con
il suo appoggio, anche economico, molti artisti, tra cui Mozart
e Haydn, poterono lavorare con tranquillità fino alla morte
del monarca. Beethoven - senza, forse, essere massone a pieno titolo
- scelse comunque un testo di Schiller particolarmente caro alle
logge, An die Freude (oggi famoso come Inno alla gioia) per musicare
l'ultimo movimento della sua nona sinfonia. Anche Mendelssohn e
Liszt ebbero rapporti con la massoneria, a cui invece Wagner non
si iscrisse mai, pur condividendone gli ideali. Il suo mecenate
e il finanziatore del teatro wagneriano di Bayreuth era infatti
Ludwig II, che, da buon cattolico, detestava i massoni. Meglio non
correre rischi.
INNI NAZIONALI
Curiosa è la vicenda di To old Hiram in Heaven, where he
sat in full glee (Hiram era il mitico edificatore del Tempio di
Gerusalemme e, secondo la tradizione, il fondatore della Massoneria),
canto della loggia londinese "Anacreontic Society". Composto
nel 1796 da Stafford Smith, nel 1814 il titolo venne modificato
in The Star-spangled Banner, e, poco più di un secolo dopo,
il brano divenne l'inno nazionale statunitense. The Star-spangled
Banner non è il solo inno nazionale di origine massonica:
quello austriaco è un brano massonico di Mozart; quello tedesco
di Haydn. Anche Rouget de Lisle, compositore della Marsigliese era
massone.
In Francia il catalogo
di musica massonica è particolarmente vasto. Ne emergono
lo Zoroastro di Rameau, L'alliance de la Musique à la maçonnerie
di Cherubini, oltre alle già citate sinfonie di Haydn. In
Italia, nel '700, oltre a Cherubini e Salieri, merita di essere
ricordato il violinistra Gaetano Pugnani, affiliato alla loggia
torinese La Mysterieuse (chissà, forse è stata fondata
da un antenato del BVZM – cioè Martin Mystère
- !) e, in epoche più recenti, Paganini, Boito, Verdi e Puccini.
La figura più rappresentativa della musica massonica europea
è il finlandese Jean Sibelius (1865-1957), autore della Musique
religieuse (Masonic Ritual Music), opera 113.
Simbolismo massonico.
Cosa contraddistingue un brano di musica massonica da un brano "qualsiasi"?
Non solo le tematiche, ma anche precisi simbolismi numerici e non,
che caratterizzano la struttura formale e l'orchestrazione. L'opera
musicale che più di tutte può essere considerata un
"tempio massonico" è Il flauto magico di Mozart.
Non solo vi vengono espressi gli ideali di solidarietà, di
fratellanza universale e di spiritualità tipici della Massoneria,
ma sono presenti parecchi di quei simbolismi cui abbiamo appena
accennato.
In massoneria tre sono i "viaggi" che il neofita deve
compiere durante l'iniziazione, tre sono i livelli a cui possono
accedere gli adepti, sono i colpi con i quali il Gran Maestro apre
e chiude le sedute. Questo numero è spesso ricorrente nel
Flauto: tre sono i fanciulli, tre le dame. Già nell'ouverture
(brano iniziale dell'opera) sono presenti molti simboli poi ripresi
nel corso dell'opera. Si comincia con un triplice accordo (in mi
bemolle maggiore, tonalità utilizzata nei momenti solenni
e, guarda caso, con tre bemolli in chiave, vedi poi glossario).
Poi c'è un periodo musicale caratterizzato da un'ambiguità
melodico-armonica e da timbri scuri che simboleggiano il caos, l'assenza
di luce: il regno della Regina della Notte. Queste ombre vengono
diradate dal brano successivo, un allegro fugato. In effetti, nell'opera
ogni momento di particolare rilevanza simbolica viene sottolineato
con una "fuga": essa è un tipo di composizione
musicale caratterizzata da una struttura estremamente complessa
e governata da ferree leggi, così come sono rigide le leggi
che l'architetto deve seguire per costruire un edificio. Ecco che
nasce il parallelismo architettura-musica, da cui il compositore
può essere considerato architetto di un'"edificio musicale"
(come i lettori del Dizionario dei Misteri N. 12 ricorderanno, la
divinità è rappresentata dalla Massoneria con l'appellativo
di "Grande Architetto dell'Universo").
Medicina musicale alternativa.
Le facoltà curative della musica erano ben note già
ai popoli antichi: secondo il filosofo neoplatonico Porfirio (circa
232-305 d.C.) era possibile curare malanni fisici e mentali con
ritmi e canti a modello dell'harmonia mundi. Ancora oggi si conservano
a livello poco più che folkloristico cerimonie in cui musica
e danza rappresentano lo scudo di protezione della comunità
contro i pericoli.
Di particolare interesse sono alcuni metodi curativi che i maestri
spirituali indiani si tramandano da secoli. Alcuni di essi ricorrono
ancora oggi alla tamboura, uno strumento a corda già presente
in Mesopotamia 2000 anni prima di Cristo. All'inizio del trattamento
terapeutico la tamboura va scordata, "assimilandola" al
fisico del malato che non è più "intonato",
cioè in armonia, con l'universo. A poco a poco il maestro
accorda lo strumento, e le sue vibrazioni, entrate in consonanza
con quelle del corpo del paziente, lo riportano nello stato di armonia
spirituale e fisica. Un altro sistema a mezzo tra musica curativa
e meditazione è quello che associa i suoni ai chackra, punti
di energia vitale che, secondo la dottrina indù, sono disseminati
in varie parti del nostro corpo.
Con l'aiuto di un Maestro, ogni individuo deve scoprire la propria
nota musicale "personale" di base e associarla mentalmente
al chackra dell'osso sacro. Dopo averla intonata, per consolidare
l'armonia interiore, dovrà salire di un'ottava (vedi glossario),
passando idealmente agli altri chackra: i centri vitali saranno
così purificati.
I primi studi fisico-scientifici sui rapporti tra musica e corpo
risalgono al XV-XVI secolo con Marsilio Ficino e Gerolamo Cardano,
e continuano ai giorni nostri. Oggi la musicoterapia coinvolge diversi
settori tra cui la terapia clinica, la psicoterapia per portatori
di handicap, la pedagogia. Diverse sono le teorie di riferimento
dei moderni musicoterapeuti, alcuni dei quali si rifanno persino
alle concezioni dei filosofi greci; solitamente la musicoterapia
propone ai pazienti ritmi, melodie e sonorità particolarmente
stimolanti, che li aiutano a superare particolari blocchi psichici.
La musica sembra infatti agire direttamente sui lobi cerebrali adibiti
alle emozioni, superando le barriere determinate dai condizionamenti;
sono numerosi, a questo proposito, i casi di uscita dal coma a seguito
di uno stimolo musicale. La rivista Riza Scienze ha dedicato a questi
argomenti l'interessante numero speciale La musica e la psiche,
a cura di Alessandro Carrera.
ALEKSANDER SKRJABIN
Discoteca metafisica. Il pensiero musicale di Aleksander Skrjabin
(1872 - 1915) è talmente unico e personale che non è
possibile definire i suoi antecedenti culturali nella Russia e nell'Europa
del suo tempo: come il famoso Kaspar Hauser (vedi Dizionario dei
Misteri N. 5), pare venuto dal nulla e nel nulla tornato; dopo la
sua morte nessun compositore ha più continuato a lavorare
nella direzione indicata dalla sua musica.
Incline sin da giovane alle tormentate visioni e al fascino del
decadentismo russo Skrjabin cominciò a comporre alla luce
delle sue convinzioni filosofiche: l'Arte deve essere sinestesia
(cioè fusione assoluta) delle diverse forme espressive, perciò
l'artista deve essere maestro in ciascuna di esse. Le sue ricerche
in campo armonico lo portarono ad elaborare il cosiddetto "accordo
mistico", cioè una sovrapposizione di cinque intervalli
di quarta (vedi figura), e ad inventare l'"organo a colori"
(per il Prometeo), uno strumento che (ben prima delle ormai diffusissime
luci da discoteca) proiettava fasce di luce colorata in rapporto
preciso con le note del brano. Queste proiezioni non avevano un
carattere scenografico, ma servivano per distogliere l'attenzione
dell'auditorio dalla musica, affinché, rilassando la mente,
i suoni potessero penetrare più naturalmente e più
profondamente nella psiche. Nel Misterium, opera che la morte gli
impedì di terminare, Skrjabin avrebbe tentato di "penetrare
con i suoni l'esoterica realtà del supersensibile" grazie
a una tastiera che emetteva profumi! Vi avrebbero trovato posto
suoni, danze, luci, profumi da eseguire in uno spazio emisferico
(da lui definito tempio) circondato da acqua. Intuendo forse che
non ce l'avrebbe fatta a concludere l'opera, si affrettò
a scrivere almeno l'atto preparatorio ed alcuni abbozzi musicali
che oggi testimoniano solo in una piccola parte ciò che sarebbe
stato il suo più importante progetto.
Discografia consigliata: Poema tragico, Poema satanico, Messa bianca,
Messa nera, Poema divino, Poema dell'estasi e Prometeo, il poema
del fuoco.
Una nuova era. Che si
tratti dell'"Età dell'Acquario" o dell'"Era
dell'Arcobaleno" profetizzata dagli aborigeni americani, oggi
sono sempre più numerosi coloro che attendono una "New age", "Epoca nuova" in cui l'uomo potrà finalmente
inserirsi nell'armonia dell'universo.
Per farlo è necessario eliminare con la meditazione e altre
pratiche gli stress e tutti quei fattori negativi dell'esistenza
quotidiana che allontanano dallo scopo ultimo della vita. Nata verso
la fine degli anni settanta, collocandosi a metà tra musica
di consumo e musica colta, la musica New Age riscosse subito un
grande successo, soprattutto nelle grandi città, principale
teatro dell'alienazione; i suoi brani - spesso indebitati con quelli
terapeutici della tradizione indiana di cui ci siamo occupati poc'anzi
- infondono infatti (almeno in chi non li considera profondamente
irritanti) un grande senso di pace, di tranquillità, di serenità,
in grado di favorire la meditazione.
La caratteristica comune dei brani New Age è la straordinaria
semplicità formale e melodica, caratterizzata dalla ripetizione
che, seguendo la stessa logica da noi analizzata nella musica sacra,
consente il superamento della dimensione spazio-temporale e degli
stress quotidiani; tra gli autori spiccano i nomi di Will Ackermann,
George Winston, Yanni e Wollenweider.
Numerose sono le applicazione musicali del pensiero "New age".
Tra queste la biodanza, elaborata dallo psicologo-antropologo cileno
Rolando Toro, cerca di risolvere i problemi di comunicazione tra
gli uomini esercitando le cinque funzioni che regolano l'esistenza:
la vitalità, la sessualità, l'affettività,
la creatività e la trascendenza.