L’ECO DI BERGAMO 3 Ottobre 1958


LE NUOVE VIE DELLA SCIENZA

Il premio Nobel Yukawa rinnega la teoria di Einstein

Il 10 settembre, alla Conferenza dell’atomo in Ginevra, il celebre scienziato nipponico Hidaki Yukawa, ha categoricamente affermato che è giunto il tempo di allontanarsi definitivamente dalla teoria relativistica di Einstein e dalla teoria dei quanti di Plank, se si vuole spiegare il comportamento delle particelle che costituiscono il nucleo e la loro intima essenza.
Ascoltato con profondo interesse dai fisici più eminenti del mondo, lo scienziato nipponico ha elogiato l’americano professor R. Hofstadter per la sua relazione che ha fornito nuove prove del fatto che le particelle subatomiche non sono unità inscindibili elementari, ma bensì vere e proprie strutture, composte cioè di una sostanza fluida avente densità costante, che ruotano su se stesse a velocità maggiori di quella della luce, proprio come ha scoperto e dimostrato a suo tempo col calcolo, lo scienziato italiano Marco Todeschini, nella sua teoria unitaria dell’universo.
Le dichiarazioni di Yukawa si ritengono inconfutabili, sia per le basi teoriche e sperimentali sulle quali poggiano, sia per l’alta competenza ed il prestigio internazionale che egli gode per aver previsto sino dal 1935 l’esistenza del “mesone” corpuscolo che, in seguito, venne reperito sperimentalmente e per la cui previsione lo scienziato nipponico ebbe nel 1949 il premio Nobel.
D’altra parte, le conclusioni di Yukawa, concordano in pieno con quelle dei 400 scienziati che parteciparono al XXV Congresso della Società di Fisica Americana, svoltosi a New York nel marzo del 1956, nel quale infatti venne deciso il ripudio della teoria di Einstein, perché alla luce dei fatti risulta del tutto inattendibile e di adottare invece i nuovi principi unificatori prospettati nelle opere di Todeschini:

- Teoria delle Apparenze;
- Psicobiofisica
- Revisione delle basi teoriche e sperimentali della fisica moderna;
- Unificazione qualitativa della materia e dei suoi campi di forze continui ed alterni.

Il Congresso dei Premi Nobel, svoltosi a Lindau in Germania nel giugno dello stesso anno, confermava tali risultati ed il celebre Heisemberg dichiarave che: “La scienza si trova nella necessità di abbandonare la teoria di Einstein, perché le sue contraddizioni con i risultati sperimentali, non possono essere sanate con un semplice artificio matematico”.Lo scienziato tedesco soggiungeva altresì che: “i corpuscoli subatomici sono forme diverse di un’unica materia, sono cioè sfere di spazio fluido in rapidissima rotazione su se stesse, come previsto da Todeschini sino dal 1936”.
Quest’ultimo, in seguito a tali affermazioni in campo internazionale veniva invitato in Francia da un Comitato d’onore costituito dal Presidente del Consiglio dei Ministri Bidault e dai più eminenti fisici di quella Nazione, ove tenne conferenze in Parigi ed in altre università e venne proposto per il premio Nobel.
Per valutare bene l’importanza delle prove sperimentali che Yukawa ha citato a conferma della teoria di Todeschini, bisogna tener presente che nessuna delle altre concezioni scientifiche può spiegare di che cosa siano costituite le particelle subatomiche della materia, né perché questa contenga l’enorme energia che sprigiona la bomba atomica. Infatti Oppenheimer stesso, padre di questo apocalittico mezzo di sterminio, nel precedente Congresso di Ginevra, aveva dichiarato: “Dai calcoli di Abraham e dall’esperimento Kaufmann, Einstein ha postulato che l’energia della materia è pari al prodotto della sua massa per il quadrato della velocità della luce; ma il perché fisico di tale equivalenza ci sfugge, ed essa non ci insegna niente sulla spiegazione scientifica di questa energia, così che noi dobbiamo abbandonare questo Convegno con un senso di completa depressione intellettuale”.
Orbene, Todeschini, nelle opere citate, ha dimostrato che sostituendo all’etere imponderabile, come sinora concepito dalla fisica, uno spazio tridimensionale, sostanziato di densità costante e mobile come un fluido, con i movimenti di tale unica sostanza primordiale, invisibile e continua, si possono spiegare tutti i fenomeni fisici, qualitativamente e quantitativamente, e ridurre tutte le loro leggi ad una sola equazione matematica.
In base a tale principio unifenomenico, l’atomo risulta costituito da una sfera di spazio fluido (nucleo) che ruota su se stessa a velocità ultraluminosa e trascina in movimento, per attrito, lo spazio fluido circostante, che si muove suddiviso in tante sfere concentriche aventi spessore costante di 10 bilionesimi di millimetro, le quali assumono velocità di rotazione decrescenti con l’aumentare del loro raggio sino alla superficie sferica di sponda, dove il moto si estingue. Tale superficie è il limite esterno dell’atomo, che per tal modo assume ben determinato volume in funzione della velocità di rotazione del nucleo centrale.
Gli strati sferici concentrici di spazio in movimento, compresi tra il nucleo e la superficie di sponda, costituiscono il campo energetico dell’atomo. Si vede così chiaramente come intorno ad un grano sferico di materia (nucleo), nasca il campo centro mosso fluidodinamica e come esso non differisca sostanzialmente dalla sfera nucleare che l’ha generato, essendo entrambi costituiti di spazio fluido in rotazione. Si raggiunge così l’unificazione qualitativa tra materia e campo, invano cercata sinora.
I successivi strati di spazio fluido, avendo velocità di rotazione diversa l’uno dall’altro, generano tra di loro, per accartocciamento, la rotazione di piccole sfere di spazio che costituiscono gli elettroni periferici, i quali sono così costretti a ruotare su se stessi ed a rivoluire intorno al nucleo centrale.
Poiché gli strati sferici concentrici hanno spessore costante, assumono velocità che degradano per salti, ed un elettrone passando dall’uno all’altro strato, riceve, o cede, energia cinetica che varia per quantità finite. Ciò spiega il mistero dei quanti di energia sinora oscuro.
Il premio Nobel Heisemberg, recentemente, ha dimostrato che per spiegare il campo nucleare, quello delle interazioni deboli, quello elettro-magnetico e quello gravitico, è indispensabile introdurre come costante universale lo spessore minimo sopra riferito degli strati di spazio che circondano il nucleo.
Tale modello atomico, si è riscontrato che dà ragione di tutte le leggi sinora sperimentalmente accertate che domina il nucleo, le sue particelle costituenti, il campo energetico interno, le radiazioni espulse e le proprietà fisico-chimiche esterne degli elementi chimici.
L’immensa energia cinetica contenuta in un atomo, anche se questo non si sposta nel suo complesso, ciè resta fermo in un punto, è quindi data dalla forza viva dovuta al moto intrinseco della massa sferica di fluido che la costituisce, che ruota su se stessa alle alte velocità della luce.
La famosa equivalenza tra materia ed energia si identifica quindi con l’equazione della forza viva di Leibnitz, usata nella meccanica sin dal 1716, senza bisogno di ricorrere, per dedurla, alle montagne di calcoli tensoriali che comporta la teoria di Einstein, la quale ha il grave difetto di essere in netto contrasto con la relatività classica di Galilei, comprovata da secoli di esperimenti.
Il significato fisico di quella famosa relazione diventa chiaro, ed appare evidente che rompendo il nucleo, i suoi frantumi saranno lanciati intorno come proiettili animati dalla tremenda energia cinetica che già possedevano come parti costituenti della massa sferica in rotazione all’altissima velocità della luce.
La misteriosa struttura della materia è così svelata in pieno, essendo essa costituita da sfere di spazio che ruotano su se stesse alla velocità della luce, rispetto allo spazio fluido ambiente in quiete.
Più grande è la velocità di rotazione degli strati di spazio fluido che costituiscono l’atomo, maggiore sarà la sua consistenza materiale, la sua durezza. Tali qualità sono perciò apparenze dovute al moto relativo tra lo spazio fluido contenuto nell’atomo e quello dell’ambiente circostante. La conferma di ciò sta nel fatto che le eliche degli aeroplani che volano ad alte velocità, si scheggiano o si infrangono, come se l’aria acquistasse, con la velocità, la durezza della materia solida. Si spiega così come l’atomo, pur essendo costituito di spazio fluido avente tenuissima densità, possa assumere ruotando alla velocità della luce, la consistenza e la durezza che presenta un corpo solido.
Stante che ogni grano di materia è dotato di massa e manifesta forze attrattive, bisogna concludere che tutti i grani di materia, per piccoli che siano, sono campi rotanti centro-mossi di spazio fluido. A secondo del senso di rotazione, avremo quindi particelle ed anti-particelle. Se queste vengono in contatto, si annientano a vicenda, ed i rispettivi campi di spazio fluido ruotanti in senso opposto si frenano reciprocamente, sino a ridursi in quiete come lo spazio fluido circostante, dal quale non si distinguono più, e perciò la loro individualità granulare sparisce. L’energia di rotazione che avevano prima di incontrarsi, si trasmette allo spazio circostante, ponendolo in oscillazione; cosa questa che è stata confermata sperimentalmente nel 1955 dagli scienziati del laboratorio di Berkley, i quali facendo incontrare l’anti-protone col protone, annientarono entrambi i corpuscoli, con produzione di energia radiante.
Considerando l’atomo come un campo rotante di spazio fluido centromosso, si spiega come questo possa reagire con forza centripeta e mantenere compressa al suo centro la massa nucleare e come questa, a secondo della modalità ed entità del bombardamento corpuscolare cui viene sottoposta, possa espellere frammenti tanto diversi e numerosi.
La teoria delle Apparenze ha previsto quindi la possibilità di scoprire tante particelle nucleari, quante sono le modalità ed intensità di bombardamento del nucleo, e tale concetto assolutamente nuovo, ha avuto conferma sperimentale nei 23 corpuscoli trovati in questi ultimi anni, e guiderà i fisici alla produzione di altri innumerevoli frammenti di materia, aventi caratteristiche impensabili.

Harold Muller