Autentica rivoluzione nel campo della fisica?
Intervista con l’Ing. Marco Todeschini
Il mistero della gravitazione universale svelata – La “Teoria delle apparenze” – Inattese e incalcolabili ripercussioni della scoperta
Stamane mi sono recato a casa dell’ing.
Todeschini per avere notizie sulle sue scoperte scientifiche delle
quali è stata data comunicazione alle principali Accademie
di varie Nazioni.
Sono stato introdotto in una sala stile ottocento, rallegrata
dalla fiamma di un bel caminetto in marmo con sovrastante specchio,
reso più solenne da austeri quadri antichi che adornano
le pareti. Dietro un tavolo, tra pile di libri, ho scorto l’ingegnere
che mi è venuto incontro ed al quale ho esposto lo scopo
della visita.
L’opera è questa – mi disse, accennandomi un
libro sul tavolo -. Mi avvicinai e lessi stampato sulla copertina:
TEORIA DELLE APPARENZE, e tra parentesi: Spazio, Dinamica e Psico-Fisica.
Osservai la mole del volume e dissi: - E’ un’opera
poderosa!
L’autore sorrise concordando: - infatti consta di 900 pagine
e mi è costata 30 anni di studio e di ricerche.
- Com’è pervenuto a concepire tale teoria? –
chiesi.
- Considerando la crisi della scienza – rispose -, crisi
che è costituita dal fatto che una parte dei fenomeni fisici
si possono spiegare solamente ammettendo l’universo pieno
di un fluido eterico atto a vibrare , e l’altra parte dei
fenomeni, viceversa, si possono spiegare solamente ammettendo
la contraria ipotesi di un vuoto assoluto interplanetario.
- Ma – osservo io – non è stata già
superata questa crisi dalla scienza odierna?
- Apparentemente si – spiega l’ingegnere -. Infatti
dopo l’esperimento Michelson e con le meccaniche di Heisemberg
e di Schrodinger si è giunti ad ammettere definitivamente
il vuoto assoluto, ma si è dovuto rinunciare a spiegare
la modalità con la quale avvengono i fenomeni ed altresì
rinunciare ad averne i dati quantitativi esatti, poiché
questi vengono alterati dai mezzi usati per rilevarli sperimentalmente.
- Ho compreso. – Interruppi – Lei vuol dire che da
una crisi si è caduti in un’altra crisi più
grave; vuol dire che se la scienza spiega i fenomeni e non ne
sa determinare le leggi precise, viene meno ai suoi attributi,
non è più scienza!
- Precisamente – riprende l’ingegnere – io mi
sono domandato il perché la concezione di un etere e la
fluidodinamica che poteva spiegare tutti i fenomeni, dal moto
degli elettroni a quello degli astri, dalle vibrazioni sonore
a quelle luminose, sia stata prima accolta, poi ripudiata dal
pensiero umano che pur si è sempre servito di lei per balzare
avanti. Perché insomma il progresso scientifico, figlio
di questa concezione fluidodinamica, ripudiava come uno snaturato
la propria madre alla quale doveva tutto! Così con una
indagine storica sono risalito alle origini della scienza sperimentale
e ho constatato che ciò avveniva perché l’ombra
di quattro obiezioni elevate dal Newton contro la concezione fluidodinamica,
la squalificavano, proiettando l’anatema sino ai giorni
nostri. M’avvidi così che la crisi della scienza
non era solamente attuale, ma risaliva di secolo in secolo sino
ai tempi di Cartesio e Newton, prendendo forma dalle opposte ipotesi
di questi giganti del pensiero, poiché il primo ammetteva
un universo pieno di fluido eterico i cui vortici movevano gli
astri, ed il secondo invece ammetteva un universo con vuoti siderali
assoluti nei quali gli astri si muovevano senza attrito eternamente,
spinti da forze misteriose di gravità da se stessi emanate.
- Ma non si poteva decidere con esperimenti chi dei due avesse
ragione? – chiesi.
- E’ proprio ciò che ha fatto Newton – rispose
Todeschini – Egli misurò la velocità delle
molecole che rivoluiscono attorno al centro di un gorgo d’acqua
e constatò che tali velocità decrescono dal centro
alla periferia inversamente ala loro distanza dal centro stesso,
mentre invece i pianeti rivoluiscono intorno al sole con velocità
che decrescono inversamente alla radice quadrata di tale distanza.
Questa è la principale obiezione che Newton sollevò
contro la teoria dei vortici di Cartesio e contro l’ipotesi
dell’etere.
- Comprendo – mormorai – ma allora che cos’è
che vibra quando avviene una trasmissione radio, se l’etere
non esiste?
- Appunto considerando che l’elettromagnetismo, la luce
ed il calore, sono energie di natura ondulatoria che presuppongono
un mezzo che vibra, mi sono rifiutato di ammettere l’onda
di probabilità senza supporto fisico che costituisce l’ipotesi
di Schrodinger e per due anni ho pensato come chiarire questo
mistero, finchè mi accorsi che Newton non avrebbe dovuto
misurare la velocità delle molecole che compongono un vortice
idraulico, ma bensì la velocità di galleggianti
immersi in tali vortici, e ciò perché i pianeti
devono considerarsi galleggianti immersi nel vortice solare di
etere e non molecole di questo! Seguendo tale concetto infatti
produssi speciali vortici forzati di acqua ed immersi in essi
delle piccole sfere potei constatare che esse seguivano le leggi
del moto dei pianeti. Restava così demolita l’obiezione
capitale del Newton contro l’avvento della teoria fluido-dinamica
dell’universo, e con una serie di memorabili esperienze
da me effettuate nei vari Centri di Studi Superiori dello Stato,
riuscii così a riprodurre il moto astronomico.
Immerse poi due sfere rotanti attorno ai loro assi polari in una
vasca d’acqua, si che il liquido producesse intorno ad esse
i rispettivi campi rotanti constatai con opportuni dispositivi
che le due sfere si attraevano o si respingevano a seconda della
loro rotazione ora equiversa ora controversa e che la forza d’attrazione
dipendeva dalle loro velocità ed era inversamente proporzionale
al quadrato delle loro distanze in perfetta rispondenza della
legge di gravitazione universale.
Avevo quindi scoperto il modo e il meccanismo di originare la
forza misteriosa di gravitazione con la quale si attraggono fra
loro i corpi, dimostrando che essa è una apparenza della
spinta fluido-dinamica che esercitano tra di loro i gorghi prodotti
dagli atomi costituenti.
Riuscii poi a precisare che tale forza di gravità si identificava
con la reazione trasversale che sollecita una sfera rotante immersa
in una corrente fluida circolare, in obbedienza al fenomeno di
Magnus, fenomeno che perciò si esplica in tutti i campi
astronomici ed atomici nei quali siano immerse masse planetarie
rotorivoluenti.
- Questa è una scoperta sensazionale! – esclamai
-; poi chiesi: - Lei allora sarebbe in grado di aumentare o diminuire
l’attrazione reciproca dei corpi?
- Precisamente – rispose l’ingegnere -, ma non solamente
io, bensì tutti potranno compiere questo esperimento poiché
esso è descritto nel mio volume.
- E quali conseguenze potrà avere questa scoperta?
- Certamente vaste; ma intanto con essa ho potuto dare spiegazione
qualitativa e quantitativa di tutte le leggi e fenomeni astronomici
ed atomici, e questa rispondenza dimostra che sui banchi di prova
dell’astronomia e della fisica atomica la “teoria
delle apparenze” trova conferme sperimentali inoppugnabili.
Notevole il fatto che ho potuto con ciò dare ragione anche
del moto diurno di rotazione dei pianeti, delle loro distanze
dal sole, che nessuno sinora ha potuto spiegare.
- Allora – dissi – stando seduti al tavolino chiunque
potrà dedurre questi dati astronomici senza bisogno di
osservazioni dirette?
- Certo – rispose l’ingegnere – non solo, ma
potrà anche, come ho dimostrato nel libro, dati relativi
al movimento delle stelle e dei loro ammassi più lontani
che sinora sfuggono alle misurazioni astronomiche, e ciò
considerando la Terra come un giroscopio immenso rotorivoluente
attorno a centri di piattaforme concatenate e successive sempre
più grandi che si estendono negli abissi infiniti dello
spazio e nel tempo eterno..-
Avrei voluto sapere di più su questo affascinante argomento,
ma temendo di essere indiscreto, mi alzai. Ebbi netta la sensazione
che ben presto quest’Uomo sarà noto in tutto il mondo
e con tale convinzione mi congedai.