L’OSSERVATORE ROMANO 4 Maggio 1963
Oltre la velocità della luce
La tanto discussa “Teoria delle Apparenze”
del concittadino prof. Ing. Marco Todeschini, fondata sulla variazione
della velocità della luce, riceverebbe una strepitosa conferma
dalla esperienza dello scienziato americano Harold Peake del laboratorio
Ricerche Scientifiche della Marina. Questi ha annunciato di aver
provocato, in un tubo a raggi catodici, lo spostamento di una
macchia luminosa a una velocità di 322 mila chilometri
al minuto secondo, superiore di conseguenza di 22 mila chilometri
alla velocità della luce.
Negli ambienti scientifici americani si osserva che se risulterà
confermato dall’esperienza, l’esperimento di Peake
dovrà essere considerato come una rivoluzione nella storia
della scienza.
La velocità della luce è considerata come un limite
e come una delle costanti della scienza. Essa costituisce un elemento
fondamentale delle leggi della relatività. L’osservazione
fatta da Harold Peake è teoricamente suscettibile di rovesciare
la concezione dell’universo messa a punto dagli astronomi
e dai fisici moderni, tra cui Einstein.
Peake ha tenuto a precisare di aver provocato lo spostamento di
una macchia e non di una particella luminosa, alla velocità
indicata. Questa macchia si formerebbe sul raggio luminoso, davanti
alla corrente di elettroni e ne distanzierebbe rapidamente quest’ultimi.
Lo scienziato ritiene d’altra parte che non vi è
ragione di ritenere che la macchia luminosa non aumenti indefinitamente
la propria velocità; una legge fondamentale della fisica
moderna cadrebbe così definitivamente nel nulla.
Da parte sua il Todeschini fa notare che la sua Teoria delle Apparenze
ha unificato il campo elettromagnetico e gravitico come quella
di Einstein, senza ricorrere a spazi curvi a 4 dimensioni, che
discendevano dalla creduta costanza della velocità della
luce.