GIORNALE DEL POPOLO, 21 luglio 1959
Le incertezze della fisica moderna
Dopo la risata di Democrito
Le meravigliose scoperte ed invenzioni realizzate
in questi ultimi secoli, con la loro realtà sperimentale che giunge
sino agli apocalittici effetti ditruttivi della bomba all'idrogeno, hanno
inculcato nell'uomo, purtroppo anche col sentimento convincente del terrore,
la persuasione che la scienza abbia raggiunto verità inconfutabili,
sia in grado di spiegare tutti i fenomeni che tratta e possa un giorno non
lontano svelare l'enigma della natura.
Ma quella persuasione e questa speranza sono giustificabili e suffragate dalle
cognizioni della fisica contemporanea? O non sono piuttosto utopie? È
possibile che la mente umana con un travaglio incessante, una ricerca continua,
un tentare e ritentare, con lampi d'intuito e pazienti ragionamenti, possa
giungere a rivelare i misteri del mondo? Oppure, così piccola, limitata,
fallace com'è, non potrà mai conoscere e capire il segreto delle
cose che è grande ed infinito come l'universo?
In vero l'uomo trova l'ignoto anche in se stesso, oltre che nel mondo circostante
e sconosciute gli sono le relazioni che legano i fenomeni fisici a quelli
biologici e psichici e l'arcana loro intima essenza.
Ciononostante l'umanità, mercè l'armonia e la stabilità
delle leggi che reggono l'universo, si è moltiplicata e sparsa sulla
crosta terrestre come un brulichio di formiche che paurosamente si addensa
sempre più, e, cogliendo briciole di sapere commiste ad illusioni,
da secoli le porta in quei granai del conoscere chiamati "biblioteche",
con la speranza intima che il raccolto faticosamente accumultao di generazione
in generazione, possa un giorno servire a svelare il disegno dell'universo
e dei suoi fenomeni.
Dalla sua comparsa sulla terra, l'uomo oscilla tra l'ottimismo e lo scetticismo
di poter raggiungere tale vetta di sapienza. Da millenni filosofi e scienziati,
coltivano invano questa speranza convinti che lastruttura ed il meccanismo
del mondo siano basati su una dinamica razionale semplice ed unitaria comprensibile
alla mente umana. Questa speranza si basa da un lato sull'intuito del nostro
spirito che un disegno unitario domina e regge l'universo ed i suoi fenomeni,
e dall'altro lato si basa sulla comprovata facoltà della nostra mente
di risalire con processo logico la catena delle cause e degli effetti sino
ad un fenomeno già noto ed evidente nel suo meccanismo ed ulteriormente
irriducibile, nonchè dalla nostra possibilità di poter confermare
sperimentalmente questa trafila, che il nostro spirito ha osservato, ituito
e dedotto col puro raziocinio o col calcolo matematico.
Su questa fiducia sono state elaborate geniali teorie cosmogoniche dai filosofi
di tutti i tempi. Ma le pure speculazioni filosofiche, per quanto possano
indurci un grado di convinzione più o meno elevato, non danno mai la
certezza scientifica delle loro verità. Infatti migliaia di sistemi
filosofici, seducentissimi nelle loro concatenazioni logiche, ci appaiono
attendibili, ma il fatto che sono tutti contrastanti tra di loro, od in alcune
delle loro parti, ha suscitato un giusto e lecito dubbio e l'insorgere dello
scetticismo e della critica in seno alla filosofia stessa.
La risata di Democrito che soleva dire: "se la verità esiste non
la possiamo conoscere" - rieccheggia per i secoli e rimbalzando sul "noumeno"
inconoscibile di Kant, arriva anche a noi.
Tutto questo spiega come fra l'umanità, stanca di rincorrere le chimere,
sia sorto il genio universale di Galileo Galilei a fondare la scienza sperimentale,
col preciso scopo di saggiare sui banchi di prova dell'universo ogni teoria.
All'ottimismo ed allo scetticismo della filosofia seguirono così dal
'600 in poi, quelli delle scienze esatte.
Si cominciò dapprima con la fiducia che che la mente umana potesse
trarre dall'esperimento le leggi precise e la spiegazione dell'universo e
dei suoi fenomeni. Su tale fiducia furono elaborate dal '600 al '900 una successione
di teorie scientifiche che fecero progredire ogni ramo del sapere. Ne fa testimonianza
la teoria della gravitazione di Newton, sulla quale si fonda tutta l'astronomia;
la teoria ondulatoria della luce del Fresnell, sulla quale si è sviluppata
l'ottica; la teoria di Maxwell che regge tutti I fenomeni dell'elettromagnetismo;
la teoria di Dalton che costituisce la base della chimica, ecc.
Di fronte a questi magnifici risultati l'uomo si convinse che ogni grande
balzo del conoscere scientifico è figlio di una teoria tessuta dalla
logica del raziocinio su certezze sperimentali. Gli apparve chiaro che ogni
scienza, nascendo dal pensiero umano, si sviluppasse dal canovaccio di una
particolare teoria più o meno astratta, ma sempre corrispondente e
comprensibile nella struttura delle sue linee maestre a quella realtà
fisica che trapela ovunque e sempre il pensiero di "Colui che geometrizza
e muove il Sole e le altre stelle".
Per tre secoli l'uomo tornò ad essere ottimista, ma intanto si andava
accorgendo che molti fenomeni apparentemente diversi, erano le manifestazioni
di una stessa entità: l'energia.
Gli scienziati infatti avevano potuto scoprire che luce, suono, calore, elettricità,
magnetismo, erano dovuti a vibrazioni corpuscolari, od a quelle di un supposto
fluido detto "etere". Tutti I fenomeni dell'ottica, dell'acustica,
della termodinamica, dell'elettromagnetismo, essendo riducibili a fenomeni
energetici, si sarebbero dovuti spiegare con una sola teoria comune.
Ma nessuna di quelle elaborate per queste diverse branche del sapere, si dimostrò
adatta a spiegare la totalità del gruppo di fenomeni considerati. Ed
allora accadde un fatto strano ed in contrasto con lo spirito della scienza:
si rinunciò cioè alla spiegazione dei fenomeni per attenersi
soltanto alla registrazione delle loro leggi, tratte dall'osservazione diretta,
o dedotte con il calcolo matematico.
Così anche la convinzione di Galilei che la fisica sperimentale da
lui fondata, potesse far comprendere i fenomeni e le modalità con le
quali si svolgono, apparve illusoria, come già a quel grande era apparsa
vana allo scopo ogni speculazione filosofica, e con Einstein ebbe inizio la
ricerca della struttura puramente matematica dell'universo e delle relazioni
tra i soli fenomeni fisici materiali, a prescindere da qualsiasi loro spiegazione
e negligendo la possibilità della esistenza di fenomeni immateriali
soggettivi che sono strettamente collegati a quelli fisici oggettivi, per
cui, come ho dimostrato nelle mie opere, è indispensabile tener conto
di questa duplice realtà sperimentale se si vuole raggiungere una scienza
unitaria.
Einstein ifatti interpretando erroneamente l'esperimento Michelson come la
negazione dell'etere, sostanza fluida che con i suoi vortici avrebbe potuto
spiegare i sistemi atomici ed astronomici e con i suoi moti vibranti avrebbe
potuto spiegare le energie a carattere ondulatorio, fu indotto all'ipotesi
di uno spazio vuoto, curvo e ritorto, commisto ibridamente col tempo, in un
complesso, che per avere più di tre dimensioni eterogenee, riduce l'idea
del mondo ad una inconcepibile astrazione di tensori, che per altro anche
nella sua ulteriore rielaborazione, non è stata riconosiuta valida
alla unificazione dei vari campi energetici.
Poichè tale ermetismo rese incomprensibile ogni fenomeno e conduceva
ad assurdi irrazionali, si credette che la matematica potesse trascendere
la logica, senza pensare, come ha scritto Carmelo Ottaviano, la matematica
fa parte della logica delle quantità; senza riflettere che i risultati
del calcolo dipendono dalle ipotesi che si pongono alla sua base, e così
da premesse errate, si giunse a ritenere verità anche cose irreali
ed inconcepibili.
Da qui il concetto che l'universo sia fondato sull'irrazionale, ch eunito
all'idea dell'indeterminabilità degli eventi subatomici, discendente
dalla teoria di Heisemberg, ci ha portati a sostituire la legge di causa ed
effetto con quella di probabilità, ci ha portato a sostituire il Caos
sll'ordinre del Creato, ci ha portato a ricercare la spiegazione di tutto
nelle possibili combinazioni degli elementi subatomici, ci ha portato a cercare
dentro l'universo la sua causa prima, ci ha portato ad un larvato ateismo
la scienza.
D'altra parte il metodo sperimentale di Galilei, basato sul principio di ritenere
vero solo ciò che è reperibile oggettivamente, ha portato a
credere che le qualità secondarie: luce, calore, suono, odore, sapore,
forze, ecc. fossero realtà del mondo oggettivo, mentre invece Galileo
stesso aveva intuito che "erano sensazioni soggettive, come infatti ho
potuto dimostrare scientificamente nelle mie opere. La proiezione di tali
nostre sensazioni soggettive, sull'oggetto esterno ha smembrata la scienza
in tante branche diverse quante sono tali sensazioni ed iI relativi organi
di senso che le percepiscono. Così è sorta l'ottica perchè
abbiamo gli occhi ed abbiamo creduto che la luce sia un fenomeno fisico oggettivo.
È sorta l'acustica perchè abbiamo l'udito ed abbiamo ritenuto
il suono un fenomeno realmente esistente nel mondo che ci sta attorno. È
sorta la termodinamica perchè abbiamo i corpuscoli di Krauser che suscitano
nella psiche sensazioni di calore, ecc.
Se invece si fosse considerato che tutte queste sensazioni sorgono esclusivamente
nel nostro spirito quando la materia solida, liquida, gassosa p sciolta allo
stato di spazio fluido, viene ad urtare contro i nostri organi di senso, sa
sarebbe compreso subito che l'unico fenomeno del mondo fisico oggettivo è
il movimento dello soazio e si sarebbe fatta una sola scienza unitaria: la"spaziodinamica".
Il non aver compreso ciò ha prodotto un duplice danno: ha diviso la
scienza in tante branche separate ed in centinaia di specialità slegate
l'una dall'altra, aventi ciascuna una propria semantica incomprensibile alle
altre, il che ha infranto il divino disegno unitario del Creato in minutissimi
pezzi, sicchè sembra ora follia il volerlo ricomporre e renderlo comprensibile
nelle sue varie parti e nel suo meraviglioso insieme: ha indotto la scienza
ad attribuire ai fenomeni fisici qualità (sensazioni) che non hanno,
ha portato ad una falsa scienza dell'oggetto.
Non bisogna quindi stupirsi se tutti i tentativi per unificare i vari campi
fatti da Einstein con la sua pseudo-relatività, quelli fatti da Eisenhart,
Synge e Lichnerowicz con la loro elettrodinamica, e quelli fatti da Fantappiè
e Arcidiacono con la loro relatività finale sono falliti, perchè
appare chiaro alla luce delle cose sopra riferite, che le qualità elettriche,
gravitiche, magnetiche, ottiche, termiche, sonore, odorose, ecc., non sono
reperibili che in noi, ed hanno per corrispondenti nel mondo fisico oggettivo
unicamente movimenti continui od alterni di spazio fluido.
Parimenti non desterà stupore se dal 1956 ad oggi un numero sempre
crescente di responsi sperimentali risulta in netto contrasto con la teoria
di Einstein e viceversa sia in armonia e confermi in pieno la "Psicobiofisica"
da me elaborata che tiene conto dei fenomeni fisici, biologici e psichici
e delle loro relazioni reciproche che costituiscono la triplice realtà
sperimentale dell'universo.
Queste conferme e riconoscimenti ci dicono che le considerazioni riassunte
in questo articolo hanno una vasta portata agli effetti della indispensabile
riforma del pensiero scientifico moderno in atto, e perciò ritengo
utile averle poste al fuoco dell'attenzione, anche in vista della recensione,
che farò in un prossimo articolo, di un interessantissimo volume intitolato
appunto: "Le invertezze della scienza moderna", scritto dal prof.
M. Rocca e pubblicato dalla casa editrice Cedam di Padova in questi giorni.
L'autore è conosciuto come uno dei meggiori competenti e critici di
fisica teoretica. Le sue importanti pubblicazioni su argomenti subatomici,
di meccanica quantistica ed ondulatoria, rivelano una mente indagatrice acutissima
che sa cogliere delle varie ipotesi sinora escogitate le antitesi più
nascoste rispetto alle realtà sperimentali ed ai principi basilari
della meccanica classica. Le sue meditate e documentate obiezioni costituiscono
un complesso di sana e positiva critica costruttiva che non può essere
trascurato, se non si vuole deviare il pensiero scientifico su strade false,
se si vuole dipanare l'arruffata matassa di tai e di concetti che minaccia
di soffocare la fisica moderna.
Millenario auspicio di unità
Il volume di M: Rocca che porta il titolo del
presente articolo, comincia con una sottile e dotta analisi storica delle
cause psicologiche, culturali, politiche e sociali che hanno concorso ad istradare
la scienza moderna nei cicoli ciechi in cui si dibatte, ch ele vietano di
assurgere ad una teoria unitaria valida a spiegare i fenomeni che la interessano.
Tra queste cause il Rocca pone anzitutto l'ingrandirsi prodigioso delle conoscenze
umane, che incoraggia l'analisi e l'indagine minuta dei problemi particolari
che sorgono da ogni parte, a scapito della sintesi di tutto il sapere, che
diventa sempre più ardua ad essere abbracciata da una mente sola.
Le geniali cosmogonie dei grandi filosofi greci e le menti enciclopediche
tipo Leonardo da Vinci, appaiono bagliori lontani, difficilmente riproducibili
nella sterminata ampiezza dello scibile moderno.
Tra le altre ragioni della crisi, l'autore pone: l'irrompere delle masse in
tutti i campi e l'impossibilità di renderle edotte dei concetti astrusi
della fisica, cosa che spinge le individualità eccezionali e l'alta
cultura ad isolarsi in totti d'avorio, che non riescono nemmeno a comunicare
tra di loro per l'ermetismo semantico e concettuale di ciascuna, incomprensibile
alle altre. Il passaggio dell'egemenia scientifica dall'Europa all'America,
che ha tolto all'indagine le cautele filosofiche di millenni di pensiero,
vaglio indispensabile di confronto, di critica e di giudizio per eliminare
le incoerenze, gli errori e le antitesi già sperimentate e confutate.
Le difficoltà tecniche, la vastità e durata degli esperimenti,
il costo proibitivo dei laboratori, che hanno scoraggiato la libere, serena
e disinteressata ricerca teorica ed inventiva del singolo a favore delle collettività
di specialisti, volte a risolvere probòemi obbligati, di carattere
pratico, orientato verso interessi non sempre in armonia con la pura indagine
scientifica. L'iponosi mondiale che tali gruppi di scienziati esercitano,
specie se conosciuti attraverso una costosa pubblicità, che rende ufficiale
una teoria anche se molti cultori che ne dubitano non osano contraddirla per
non passare da retrivi o non crearsi nemici. La rottura tra la scienza e la
filosofia, che ha fatto abbandonare la logica classica sino al punto di ritenere
tanto più vera una teoria, quanto più è astrusa ed irrazionale.la
mancata libertà di idee scientifiche e della loro diffusione, dovuta
a concezioni materialistiche, ad interessi politici, razziali o militari,
ecc.
La rotta sbagliata
Ma se tutte queste cause sono indubbiamente
le cause esterne, le correnti ed i venti che hanno spinto ad incastrarsi tra
gli scogli la barca della scienza, non sono però le vere cause determinanti,
che vanno evidentemente ricercate all'interno del vascello, cioè nella
imperizia di coloro che hanno traccta la rotta e si sono succeduti al timone
del pensiero scientifico. Essi avevano infatti una carta di navigazione abbastanza
precisa, redatta dall'indagine secolare di miriadi di pionieri, che hanno
sacrificato la vita per additare ai posteri i bassifondi e le scogliere delle
contraddizioni e delle apparenze, nonchè le realtà fisiche,
biologiche e spirituali che reggono l'universo, e non si sarebbe dovuto procedere
alla ventura, basandosi solo sulle prime.
Che non siano le cause esterne che hanno screditato la sintesi a favore dell'analisi,
lo dimostra il fatto che vari scienziati moderni di grande valore, hanno tentato
egualmente di elaborare quella scienza unitaria che l'uomo auspica da millenni,
e se non vi sono riusciti, pur disponendo delle immense cognizioni odierne
e dei mezzi ingenti della tecnica attuale, è segno che vi sono dentro
la scienza stessa concezioni basilari errate che le sbarrano la via della
sapienza cosmica.
Nell'articolo precedente ho appunto indicato che la causa principale della
crisi scientifica sta nel fatto di aver ritenuto che la luce, il suono, il
calore, l'odore, il sapore, le forze, l'elettricità, ecc., siano entità
reperibili nel mondo a noi circostante, mentre viceversa sono sensazioni che
sorgono esclusivamente nella nostra psiche un seguito all'urto della materia
contro i nostri organi di senso.
In verità l'uomo è come uno scoglio circondato dal mare e battuto
continuamente dalle onde dell'acqua e dalle raffiche del vento, in una notte
eterna. Egli è immerso nel vasto oceano dello spazio fluido universale
e contro il suo corpo si infrangono onde buie, silenti, atermiche ecc., di
tutte le grandezze. E come sopra uno scoglio, il fluttuar dell'acqua muove
gli sterpi e l'alghe, ed il soffiar dei venti fa fremere le foglie e l'erbe,
così infrangendosi sul corpo umano le onde spaziali, a seconda della
loro frequenza ed intensità, muovono in risonanza gli oscillatori dell'uno
o dell'altro organo di senso, nell'anima suscitando le varie sensazioni. Benchè
intorno a noi, come bolgia eterna ed infinita, sol regni buio fluttuar di
spazio, silente , atermico insipido e inodore, pur l'infrangersi d'ogni onda
spaziale sul nostro corpo, accenda la nostra anima di belle luci e vividi
colori, vi dipinge forme, vi aleggia profumati effluvi, vi produce sapori,
vi suscita il calore segno di vita, vi rispecchia meraviglioso il mondo e
l'ordine divino che vi brilla.
La continuità tra il mondo fisico, il corpo umano che vi è immerso
e l'anima che dentro questo splende, è quasi incontenstabile. Studiare
le azioni e le reazioni fra queste tre entità è quindi indispensabile
se si vuole arrivare ad una scienza unitaria del creato, senza salti e lacune.
Ma questo comporta la considerazione non solo dei fenomeni fisici, ma anche
di quelli biologici e psichici e la ricerca delle loro relazioni reciproche
e di insieme, che quella continuità formano.
La scienza rimanendo sulle sue posizioni secentesche dell'oggettivismo ed
escludendo a priori l'uomo esservatore ed i fenomeni che in lui vengono suscitati
dall'agitarsi della materia contro il suo corpo, si è posta nella grave
incapacità di non saper più distinguere le realtà fisiche
oggettive, da quelle psichiche soggettive. È un peccato che il Rocca
non abbia indicato questo scoglio cruciale alla navigazione scientifica, e
ciò tanto più che la soggettività delle sensazioni è
stata da me provata con dimostrazioni fisico-matematiche e neurologiche ed
ha ricevuto, in questi tempi, numerose ed autorevoli conferme sperimentali,
sia nel campo fisico che in quello medico.
Lo strumento matematico
Il secondo capitolo ed il terzo del libro in
qrgomento, sono dedicati alla matematica come strumento di conoscenza.
L'Autore pone in rilievo che la differenza fra la scienza di ieri, da Galileo
a Newton, e quella di oggi, da Einstein a Schrodinger, e che la prima si appellava
all'intuizione sensibile in modo che era sempre possibile costruire dei modelli
rappresentanti i fenomeni, sì da renderli chiari e comprensibili anche
ai profani; mentre invece la scienza moderna intreccia ipotetiche strutture
matematiche, proiezioni parziali e deformate di un mondo inconcepibile su
quello reale. Riconosce che tentativi nobilissimi di uscire da questo ermetismo
irrazionale, con una nuova sintesi del mondo fisico, biologico e psichico,
sono stati fatti da Viscardini, Fantappiè e Todeschini, ma in seguito
muove serie obiezioni ai primi due studiosi.
La indagine acutissima del Rocca svela i trabocchetti in cui possono cadere
i pan-matematici, mettendoli in guardia anzitutto che nessun giudizio quantitativo
è scevro di nozioni qualitative. Così, mentre la somma è
un'operazione che richiede l'omogeneità dei suoi addendi, perchè
non si possono sommare mele con elefanti; la moltiplicazione viceversa tratta
sempre quantità eterogenee; come ad esempio, il prodotto di una massa
per un'accelerazione.
Evidentemente il colpo è diretto contro la relatività basata
su di uno spazio.tempo a quattro dimensioni, di cui tre hanno un'estensione
metrica reperibile nel presente e la quarta ha solo un'estensione nel passato
e nel futuro irreperibili nel presente, per cui tali dimensioni essendo di
qualità diversa non si possono sommare in un tutto unico chiamato "cronotopo".
Il colpo è diretto anche contro la teoria di Viscardini che è
basata su di una geometria avente tante dimensioni quante sono le qualità
delle grandezze fisiche considerate. Si verrebbe ad avere così una
quinta dimensione per le forze, una sesta per la luce, ecc.; mentre se vi
sono delle grandezze che variano rispetto ad altre di qualità diversa,
più chiaro e legittimo risulta il rappresentarle con la teoria delle
funzioni.
Ma sulle botole in cui possono sprofondare coloro che usano relazioni matematiche
per interpretare leggi fisiche io ho scritto un volume di mille pagine, intitolato
appunto "Teoria delle apparenze", dal quale possiamo trarre le seguenti
considerazioni in merito all'argomento trattato dal Rocca: un'equazione puramente
matematica prescinde dalle qualità, è un'eguaglianza esclusivamente
quantitativa tra numeri. Il segno di eguaglianza posto tra il primo ed ilsecondo
menmbro è come il fulcro di una bilancia in cui l'equilibrio è
verificato dal fatto che sui piatti opposti gravano due pesi uguali che possono
anche essere di sostanza diversa mentre, mentre invece si ritiene che l'equazione
fisico-matematica comporti l'eguaglianza non solo quantitativa, ma anche qualitativa
dei due membri. Il tranello sta quì, nel passaggio dall'equazione matematica
pura che considera solo numeri, all'equazione fisico-matematica che sostituisce
a quei numeri dei simboli rappresentanti grandezze dotate di qualità.
Con dieci equazioni psicofisiche che generalizzano la legge d'inerzia di Newton
ho dimostrato la corrispondenza tra le decelerazioni della materia contro
il corpo umano e le sensazioni di forza, luce, calore, ecc., che sorgono nella
nostra psiche, svelando che non è solamente la forza che è uguale
al prodotto della massa per la sua accelerazione, ma bensì anche tutte
le altre sensazioni sono equivalenti a tale prodotto. I primi membri di tali
equazioni perciò indicano sensazioni immateriali qualitative esclusivamente
reperibili nel nostro spirito; mentre i secondi membri indicano le equivalenti
accelerazioni di massa unicamente reperibili nel mondo fisico che ci sta attorno.
Vi è perciò solo corrispondenza tra le qualità del primo
membro e le quantità del secondo membro, ma non eguaglianza di qualità
e quantità.
Passato, presente, futuro
Un'ampia indagine il Rocca conduce sul significato
degli immaginari e dei radicali che comportano soluzioni di segno contrario,
dimostrando che reale ed immaginario, usati nel gergo matematico, non hanno
il significato di esistente o non esistente fisico.
Il colpo è diretto contro la teoria di Fantappiè, la quale basandosi
sul fatto che le equazioni di Schrodinger per avere il termine d'invarianza
relativistica, si presentano sotto forma di radicali con soluzioni di segno
opposto, ha postulato due specie di onde energetiche: quelle che emanano da
una sorgente situata nel passato e quelle che convergono ad una sorgente nel
futuro.
Si verrebbe così a sostenere lo svolgersi dei fenomeni tra una causa
passata che li provoca ed una causa futura che li attira, ma collocate entrambe
in questo mondo, che per tal modo non avrebbe bisogno di una causa prima trascendente
e persistente. Contro l'ateismo e l'assurdità di tale concezione, si
può rilevare che le cause passate non sono più e quelle future
devono ancora verificarsi e quindi entrambe non esistono nel presente e oerciò
non lo possono modificare, ed ho dimostrato che le cause dei fenomeni sono
le forze, che per essere di natura immateriale, appartengono al mondo spirituale
e da questo sono applicate allo spazio fluido del nostro mondo, facendo assumere
a tale fluido tutti quei movimenti rotanti ed ondosi che costituiscono i fenomeni
fisici.
Le grandi incertezze della fisica moderna trattate dal Rocca, si possono riassumere
nei seguenti termini: la teoria della relatività e la teoria dei quanti,
dal principio di questo secolo hanno ipnotizzato il pensiero scientifico,
ma esse sono ben lungi dal completarsi a vicenda, sono anzi in netta contraddizione
tra loro. Infatti la prima è basata sul concetto che lo spazio sia
vuoto, curvo e ritorto in modo da formare campi fi forze newtoniane che variano
da un punto all'altro e nel tempo con continuità; mentre la seconda
postula la struttura granulare e discontinua della materia e dell'energia.
Perciò Heisemberg abbandonata la meccanica di Newton, ne fondava una
esclusiva per l'atomo, ma con ciò veniva ad urtare contro l'unicità
delle leggi che dovrebbe reggere sia i grandi aggregati astronomici che i
piccoli aggregati atomici della materia, ed inoltre per la impossibilità
di precisare le traiettorie degli elettroni intorno al nucleo, senza alterarle
con le radiazioni usate nella osservazione, veniva a denunciare l'incapacità
della scienza non solo di spiegare le modalità con le quali si svolgono
I fenomeni, ma anche di rilevarne sperimentalmente le leggi.
D'altra parte Schrodinger per conciliare i fenomeni ottici ed elettromagnetici,
che ora ci appaiono sottoforma di onde, ed ora sottoforma di corpuscoli, fu
indotto a considerare un'onda di probabilità, finzione matematica che
ci consente di trovare il luogo più probabile ove stà una particella
in un dato istante; ma con ciò veniva a togliere a tale onda ogni substrato
fisico, rinunciando in tal modo a spiegare come la vibrazione energetica si
trasmette nello spazio vuoto e perchè mantenga la stessa frequenza
ed ampiezza della sorgente che la emette. A tutto questo si deve aggiungere
che mediante bombardamento corpuscolare si è fatto sortire dalla roccaforte
centrale dell'atomo ben 24 particelle differenti le cui caratteristiche non
consentono di spiegare come e perchè esse possano restare avvinte nel
nucleo, nel quale si sono reperite per altro, forze di natura sconosciuta,
un milione di volte più forti di quelle elettromagnetiche e gravitiche;
fatti sperimentali questi, in contrasto con le teorie adottate, che viceversa
si possono spiegare con la fluidodinamica da me elaborata.
La revisione
In vari capitoli il Rocca pone in evidenza
tale realtà e cita anche una parte delle confutazioni cruciali da me
elevate contro la relatività, pubblicate nella mia "Revisione
delle basi sperimentali e teoriche della fisica moderna", confutazioni
che dimostrano gli errori matematici, gli assurdi insostenibili e le contraddizioni
sperimentali della relatività, che nei grandi Congressi di fisica di
Nuova York e dei Premi Nobel di Londra, svoltisi nel 1956, portarono al ripudio
della teoria di Einstein, orientando sempre più la scienza attuale
verso le realtà da me propugnate.
Il Rocca con una chiara e stringente logica, mette a nudo queste lacune, ivìcertezze,
antitesi, incoerenze, assurdità, che sviano il cammino della scienza
moderna, ed anzi ne indica delle altre da lui reperite con paziente e documentata
indagineseguendo il virile proverbio che medico pietoso rende la ferita inurabile.
Il suo utilissimo libro quindi riempie una cavità della letteratura
scientifica, che si è limitata sinora a magnificare cibcezioni erronee
di cui sopra; fa il punto della reale situazione del pensieri scientifico
attuale; rendendo possibile ai vari cultori di scuotere l'ipnosi di un cinquantennio
di ermetismo irrazionale e pone in rilievo l'eccezionale primato conseguito
dall'Italia con la concezione della nuova scienza unitaria che è in
armonia con i dati sperimentali, le verità filosofiche e religiose
e verso la quale oggi si tende, prima che essa rientri da noi con l'etichetta
straniera. Rivendicazione questa opportuna perchè, come ha scritto
il prof. Walker, se è vero che la scienza non ha frontiere, non è
meno vero che in ultima analisi il prestigio di una nazione si misura dal
contributo che essa dà al progresso del sapere e della civiltà.
Marco Todeschini