MARCO TODESCHINI: LA FISICA |
Riprendiamo dal volume PSICOBIOFISICA alcune dimostrazioni significative ed esemplificatrici del pensiero todeschiniano su alcuni argomenti fondamentali di fisica, di chimica e di astronomia. · Fisica, chimica, astronomia 1. Lo spazio universale non è vuoto, come riteneva Newton, bensì un’estensione tridimensionale sostanziata in ogni suo punto di una densità costante 9.1020 volte minore dell’acqua. 2. Tutti i campi di forze centrali dell’Universo, astronomici, molecolari, atomici, nucleari, neutronici, mesonici e delle ultime particelle della materia, si identificano ognuno nel campo sferico rotante centro-mosso di spazio fluido, suddiviso, come una cipolla, in una serie di strati sferici concentrici, aventi spessore costante e velocità di rotazione inversamente proporzionale alla radice quadrata del loro raggio.
4.
In qualsiasi campo centrale di
forze dell’Universo, le
masse planetarie, essendo costituite
da una o più sfere di spazio
fluido che ruotano su se stesse,
in senso contrario alle linee
di flusso circolari del campo
in cui sono immerse, sono soggette,
per effetto Magnus, ad una forza
risultante Fr inclinata, che si
può scomporre in due: una
Ft trasversale alle linee di flusso
circolari, che sospinge le masse
planetarie verso il centro del
campo; ed una Fl longitudinale
che tende a far loro compiere
delle rivoluzioni intorno al centro
del campo: Ne risulta che le masse
planetarie sono spinte dalla forza
risultante inclinata, che è
tangente alla traiettoria che
descrivono, a seguire tale curva,
la quale risulta una spirale,
mentre si avvicinano al centro
del campo, o cadono sopra la massa
centrale; oppure se prima che
ciò avvenga, riescono ad
aumentare la loro velocità
di rivoluzione in modo da acquistare
un’accelerazione centrifuga
maggiore di quella centripeta,
si allontanano dal centro del
campo percorrendo il ramo di semispirale
simmetrico ed opposto. 5.
La misteriosa forza di gravità
che risente un nucleo di idrogeno
immerso in un campo astronomico,
si identifica nella spinta centripeta
che esso subisce per effetto Magnus
per il fatto che il nucleo ruota
su se stesso in senso contrario
alle linee di flusso del campo
astronomico in cui è immerso. 6. La misteriosa forza di attrazione elettrica che risente un elettrone planetario immerso in un campo atomico, si identifica con la spinta centripeta che esso subisce per effetto Magnus per il fatto che tale elettrone ruota su se stesso in senso contrario alle linee di flusso del campo atomico in cui è immerso. Risulta così svelato, per la prima volta al mondo, la causa, l’essenza e la natura fluidodinamica della forza elettrica. 7. La misteriosa forza di attrazione magnetica che risente un elettrone planetario immerso in un campo neutronico, si identifica con la spinta centripeta che esso subisce per effetto Magnus per il fatto che tale elettrone ruota su se stesso in senso contrario al campo ed è spinto verso il protone centrale. Risulta così svelato, per la prima volta al mondo, la causa, l’essenza e la natura fluidodinamica della forza magnetica.
9. La misteriosa forza di interazione debole che risente una particella planetaria qualsiasi, immersa nel campo di una antiparticella, che ruota in senso, si identifica nella spinta centripeta che la particella planetaria subisce per effetto Magnus. Resta così svelata, per la prima volta al mondo, la causa, l’essenza e la natura fluidodinamica della forza di interazione debole.
11.
L’affinità chimica
che permette l’unione di
atomi nella maniera più
intima in modo da formare un composto
(molecola) che ha caratteristiche
proprie del tutto diverse dagli
atomi componenti, se è
una proprietà accertata
sperimentalmente da più
di un secolo, tuttavia è
sempre restata un mistero, sia
nella sua essenza, che nella sua
meccanica. 12.
Tutte le forze Ft centripete di
gravità, elettriche, magnetiche,
di interazione forte, di interazione
debole, di affinità chimica,
quelle Ft dovute all’effetto
Magnus, quelle Fl longitudinali,
quelle centrifughe, quelle di
inerzia, si identificano in decelerazioni
di una certa massa della corrente
fluida del campo contro le masse
periferiche o centrali in esso
immerse. Si riducono perciò
ad urti tra queste due masse. 13.
Finora la fisica ha constatato
che eccitando un atomo questo
emette delle radiazioni, ma non
ha chiarito affatto come e perché
ciò possa avvenire, né
come tali radiazioni possano trasmettersi
nello spazio circostante che la
fisica classica ritiene vuoto. 14. Il campo centro-mosso di spazio fluido ci spiega come nasce tra le sue linee circolari di flusso, la massa planetaria rotante su se stessa del nucleo d’idrogenione, base di tutta la materia. Resta così svelato che essa è costituita di sfere di spazio fluido rotanti su se stesse (idrogenioni), e che questi sono generati per differenza di velocità delle linee di flusso del campo centrale. 15. Le tre realtà fisiche dell’Universo, e cioè: la materia, i suoi campi di forze, centripete, tangenziali e radianti, sono tutti unificati in movimenti di rotazione, rivoluzione, ed oscillazione di spazio fluido, e tutte le loro leggi dedotte dall’equazione fondamentale della fluidodinamica. 16. La legge F = m a0 che Newton nel 1986 pose a fondamento della dinamica, la quale ci dice che applicando una forza F ad un corpo di massa (m), questo assume un’accelerazione (a0) nella direzione e nel vesro stessi secondo i quali agisce la forza, non corrisponde alla realtà fisica, perché lo spazio non è vuoto, ed in ogni suo punto si comporta come un fluido sostanziato di una densità costante 9.1020 volte minore di quella dell’acqua. Applicando quindi una forza costante ad un corpo, questo accelera sempre meno rispetto al fluido in cui è immerso, quanto più aumenta la sua velocità, finchè la resistenza da questo opposta, sarà uguale alla forza applicata, ed in tale istante si annulla l’accelerazione del corpo che manterrà così la velocità raggiunta che risulta pari a quella della luce C. All’equazione di Newton, occorre quindi sostituire la F = m a0 (1 – V2 / C2 ) per tenere conto della resistenza opposta dal fluido ambiente al moto dei corpi. 17. Applicando ad un corpo una forza costante, se questo si sposta nello spazio vuoto newtoniano con una accelerazione (a0) costante e percorre in un tempo (t0) uno spazio (SR1), spostandosi invece in uno spazio fluido, avente la densità sopra determinata, assume un’accelerazione (aR) minore di quella con cui si sposterebbe nello spazio vuoto, ed a percorrere lo stesso spazio (SR1) invece di impiegare un tempo (t0) ne impiega uno maggiore (t) espresso dalla t = t0 / Ö1 - V2 / C2 Tale maggior durata non è quindi dovuta al moto relativo del sistema di osservazione rispetto a quello dove avviene il fenomeno, come riteneva erroneamente Einstein, ma bensì è dovuta alla resistenza opposta dal fluido ambiente al moto del corpo, che ne diminuisce la velocità e quindi aumenta il tempo impiegato a percorrere lo stesso spazio. 18. Per il fatto che tutti i corpi sono costituiti di nuclei di idrogenioni ruotanti su se stessi in senso orario alla velocità della luce C, e che sono immersi nel campo centro-mosso di spazio fluido che circola intorno alla Terra in senso anti-orario alla velocità (Vl1), sono soggetti ad un primo effetto Magnus, cioè ad una forza inclinata rispetto al raggio che li congiunge al suolo, che si può scomporre in due: una (Ft1) trasversale che li spinge a cadere verso Terra, ed una longitudinale (Fl1) che li spinge a compiere delle rivoluzioni intorno al nostro pianeta. 19. Per il fatto che tutti i corpi sono costituiti di nuclei di idrogenioni sferici che ruotano su se stessi in senso orario alla velocità della luce C, e nel cadere verso Terra, incontrano lo spazio fluido con una certa velocità (Vt2), sono soggetti ad un secondo effetto Magnus di caduta, che li sottopone ad una forza (FR2) risultante inclinata sul raggio che li congiunge a Terra, la quale si scompone in due: una (Ft2) centrifuga che li spinge ad allontanarsi dal suolo, ed una (Fl2) normale al raggio, che li spinge a compiere rivoluzioni intorno alla Terra.
21. Le equazioni della dilatazione del tempo, della contrazione dello spazio trasversale, della diminuzione della forza trasversale, di quella dell’accelerazione trasversale e della dilatazione della massa trasversale, che risultano formalmente identiche sia nella mia teoria che in quella di Einstein, ci dicono che gli esperimenti effettuati che confermano tali equazioni, non possono essere presi come “prove cruciali” della pseudo-relatività, perché esse sono state dedotte da me con la relatività di Cartesio. Per le altre componenti disposte in senso perpendicolare a quelle ora citate, è da porre in evidenza che quelle espresse dalle equazioni di Einstein non hanno trovato mai alcuna conferma sperimentale, ed inoltre se composte con le omonime grandezze disposte in senso perpendicolare, non danno per risultante la lunghezza dell’ipotenusa del triangolo rettangolo di cui esse costituiscono i lati, come vuole il teorema di Pitagora, e quindi la pseudo-relatività einsteniana è in netto contrasto con la relatività di Cartesio, la geometria euclidea e tutti gli altri rami della matematica, mentre invece tutte le grandezze longitudinali e trasversali da me trovate, danno per risultante la lunghezza dell’ipotenusa, in armonia col teorema di Pitagora, ed inoltre hanno ricevuto conferme sperimentali, le quali perciò possono veramente ritenersi le “prove cruciali” della mia fluidodinamica universale. 22. La massa di un corpo in moto sottoposta ad una forza costante (F), spostandosi dentro lo spazio fluido, assume una accelerazione (aR) minore di quella (a0) che avrebbe se si spostasse nel vuoto, e decrescente con l’aumentare della sua velocità, sino ad annullarsi quando tale velocità diventa uguale a quella della luce C. In questo istante la massa del corpo diventa uguale a quella dello spazio fluido spostato. Ciò spiega perché un corpo non può oltrepassare la velocità della luce C, rispetto a quella del fluido in cui è immerso.
24. Un nucleo di idrogenione, essendo costituito da una sfera di spazio fluido centro-mosso che trascina in rivoluzione la massa planetaria del suo unico protone, è soggetto alla forza centrifuga rotante da questo generata, la quale sposta periodicamente il nucleo in tutte le direzioni che escono a raggiera dal suo centro. Poichè l’oscillazione del nucleo non avviene nel vuoto, ma nello spazio fluido in cui è immerso, in questo mezzo vengono sollevate delle onde fluide trasversali che si dilatano in cerchi sempre più ampi, con la velocità C della luce. Tali onde non sono quindi di natura elettrica, magnetica, luminosa, ecc., ma sono onde di spazio fluido.
26. Due masse uguali, che in sincronia, compiono delle rivoluzioni intorno ad un centro comune in sensi contrari, alla medesima velocità, sviluppano due forze centrifughe rotanti la cui risultante sottopone il sistema ad una forza alterna rettilinea. Viceversa, imprimendo al sistema predetto, una forza alternata, si provoca la rivoluzione in sensi contrari delle due masse intorno al centro comune. Tali trasformazioni di un moto alterno in moto rotante, e viceversa, sono le equivalenti meccaniche delle trasformazioni di una corrente elettrica alternata in un campo magnetico rotante, e viceversa, effettuate da G. Ferraris.
F.Zampieri
(18/03/2004)
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