Da
quale ragionamento partì
il Todeschini per sviluppare la
sua teoria? D’apprima cercò
i motivi per cui la concezione
fluido-dinamica dell’universo
, che poteva spiegare tutti fenomeni,
dal moto degli elettroni nell’atomo
a quello degli astri nel cosmo,
dalle vibrazioni sonore a quelle
elettromagnetiche, fosse stata
in ogni tempo, prima accolta,
per poi essere successivamente
ripudiata. Eseguendo un’analisi
storica che partiva dalle origini
della scienza moderna, scoprì
che ciò avveniva a causa
delle quattro obiezioni elevate
da Newton contrarie alla concezione
fluido-dinamica dell’universo.
Si avvide perciò che la
crisi della scienza moderna risaliva
fin dai tempi di Cartesio e Newton
poiché il primo ammetteva
un universo pieno di fluido i
cui vortici muovevano gli astri,
ed il secondo invece ammetteva
un universo vuoto nel quale gli
astri si muovevano senza attrito,
eternamente, spinti da misteriose
forze di gravità da loro
stessi emanate. Todeschini ritenne
quindi di dover esaminare se veramente
le quattro obiezioni di Newton
fossero tali da infirmare la teoria
dei vortici. Per fare ciò
esaminò dapprima l’intima
essenza del più misterioso
degli enti: il tempo. E scoprì
che “esiste solo ciò
che dura nel tempo”, cioè
ogni tipo di esistenza esiste
solo se dura, sia pure per il
più breve possibile degli
istanti concepibile, altrimenti
non esiste. Considerando poi l’impossibilità
del succedersi di istanti e della
misurazione del tempo se questo
non variasse per quantità
finite, lo portò ad un’altra
scoperta straordinaria e cioè
che la durata dell’inafferrabile
presente si identifica col tempo
che occorre per vincere l’inerzia
degli organi di senso ed a metterli
in moto. Svelò così
l’insospettata relatività
delle esistenze e le loro varie
specie, fra le quali scoprì
quelle spirituali, caratterizzate
dal durare nel tempo ed essere
irreperibili nello spazio. Posta
così la prima base per
distinguere con sicurezza ciò
che esiste da ciò che non
esiste, ed altresì ciò
che distingue un’esistenza
materiale, da un’esistenza
spirituale, si addentrò
nell’intricata questione
della materia per trovare spiegazione
degli attributi basilari che la
caratterizzano e cioè:
volume, massa, peso, inerzia ed
attrazione.
Iniziando dal concetto di massa,
dimostrò come le varie
specie di essa a seconda delle
diverse espressioni fisico-matematiche
attribuitegli dalla scienza, sono
riducibili ed identificabili tutte
nel rapporto tra forza ed accelerazione,
giungendo così alla sensazionale
scoperta che la massa di un corpo
è proporzionale alla massa
del volume di spazio fluido spostato
dal movimento roto-traslatorio
dei suoi atomi. Oltre a questa
scoperta che ricorda quella di
Archimede sulla spinta dei liquidi
contro i corpi in essi immersi,
scoprì tutte le relazioni
relative alla massa, spiegando
come e perché essa varia
con la velocità relativa
dei corpi rispetto allo spazio
fluido-ponderale ambiente, pervenendo
altresì a stabilire le
equazioni che determinano la massa
trasversale e longitudinale alla
direzione del movimento rispetto
a quella che i corpi hanno quando
giacciono immobili, giungendo
così a chiarire che la
massa non è una qualità
propria dei corpi, indipendente
dal mezzo in cui si muovono, ma
bensì dipendente da esso,
e precisamente dalla densità
e dalla velocità relativa
di esso rispetto al corpo considerato.
Passando al secondo attributo
della materia, il peso, scoprì
che esso è un’apparenza
della spinta diretta verso il
centro della Terra che lo spazio
fluido rotante attorno al nostro
pianeta esercita sugli atomi disposti
ai punti d’incrocio dei
reticoli che costituiscono lo
scheletro dei corpi, si che ne
consegue che il peso, come tutte
le altre forze, sono di origine
dinamica. Per meglio chiarire
il concetto: dove si risente una
forza, vi è, visibile od
invisibile, l’incontro,
l’urto, la decelerazione
di un corpo o di un fluido, contro
il corpo che manifesta la forza
stessa.
Il terzo attributo della materia,
l’inerzia, portò
Todeschini a sfatare il fatto
che nel vuoto assoluto sia possibile
produrre e mantenere il moto dei
corpi, poiché il sorgere
ed il mantenere tale moto deve
necessariamente essere spiegato
ammettendo uno spazio fluido ponderale
avente cioè densità
propria, anche se le sue masse
costituenti sono così piccole
da essere invisibili e da far
apparire lo spazio come vuoto.
Giunse perciò, per la prima
volta nella scienza, a concepire
un vuoto ponderale, cioè
un vuoto costituito da uno spazio
fluido avente densità propria,
atto ad opporre resistenza al
moto dei corpi in esso immersi,
od a provocare col suo moto quello
dei corpi in esso immersi ed il
perdurare di questi nel movimento
rettilineo ed uniforme della corrente
spaziale fluida che li spinge.
Trovò che prove fisico-matematiche
di tale scoperta erano contenute
nell’espressione della forza
d’inerzia di Newton dimostrando
che essa era valida solamente
in uno spazio ponderale, mentre
nel vuoto assoluto essa risultava
erronea. Risulta così che
l’inerzia dei corpi è
un’apparenza della resistenza
opposta al loro movimento dallo
spazio fluido in cui sono immersi.
Da tale scoperta dedusse immediatamente
un’altra di eccezionale
importanza e precisamente che
la materia non è altro
che spazio in movimento rispetto
allo spazio ambiente e che gli
atomi e gli elettroni non sono
altro che sfere limitate di spazio
in rotazione attorno ad un proprio
asse polare, rispetto allo spazio
che li circonda. Trovò
così come nasce l’elemento
primo costitutivo della materia
da una semplice rotazione di spazio,
dimostrando come la sua velocità
di rotazione determina ad un tempo,
sia i limiti dell’elettrone
o dell’atomo, sia il loro
volume, sia la loro massa, sia
il loro peso, sia la loro inerzia
e sia , infine, la loro forza
attraente (gravità). Spiegò,
con ciò, il meccanismo,
il sorgere, il variare e l’estinguersi
del moto di rotazione di piccole
sfere di spazio ponderale.
Svelata in tal modo l’essenza
intima della massa, del peso,
dell’inerzia e della gravità,
nonché quella della materia,
non restava che provare la mobilità
dello spazio, la sua fluidità
e ponderabilità. Si trattava
di infrangere il vecchio mito
di uno spazio immobile costituito
dal nulla, ma la soluzione era
a portata di mano! Infatti, il
peso, la massa, l’inerzia,
la gravitazione, la forza centrifuga,
gli effetti giroscopici, la caduta
dei gravi, il moto degli astri,
quello degli elettroni attorno
al nucleo atomico, le vibrazioni
luminose, quelle elettromagnetiche,
quelle termiche, ecc., non erano
forse prove ben tangibili e manifeste
del movimento dello spazio?
Nonostante questa valanga di prove,
Todeschini chiarì e dimostrò
come i fenomeni di Bradley, l’incurvamento
dei raggi luminosi presso le masse
celesti, la rifrazione della luce,
gli esperimenti di Michelson e
Morley, quelli di Fizeau, quelli
di Doppler, e quelli di Trouton
e Rankine, non contraddicano affatto
la mobilità e ponderabilità
dello spazio. La ricerca di tali
prove lo portò a fare un’altra
stupenda scoperta e cioè
a rivelare per la prima volta
al mondo, l’identità
dei fenomeni giroscopici coi fenomeni
di Magnus. Le misteriose reazioni
del giroscopio sono state spiegate
come reazioni di una massa rotante
entro una corrente di spazio fluido.
Da ciò la conseguenza che
gli effetti giroscopici dimostrano
direttamente l’esistenza
di uno spazio fluido ponderale,
specie se essi si notano anche
nel vuoto pneumatico.
Trovate così le prove inoppugnabili
che lo spazio ha tutte le caratteristiche
di un fluido incompressibile,
diventava possibile applicare
ad esso le equazioni dell’idraulica
e e controllare se si potevano
da esse dedurre le leggi che regolano
tutti i fenomeni fisici conosciuti,
spiegandoli nella loro intima
essenza come fenomeni fluido-dinamici,
dovuti cioè alla mobilità
e ponderabilità dello spazio.
Fu così che prese in considerazione
il movimento particolare di spazio
che più gli interessava
e cioè quello prodotto
dalla rotazione di una sfera su
se stessa nello spazio ad essa
circostante, movimento che accumunando
gli atomi con gli astri, i pianeti
ed i satelliti, assume un carattere
di universalità la cui
importanza non poteva sfuggire.
Todeschini rilevò immediatamente
che la sfera centrale ruotando
attorno al suo asse polare, in
base ai principi dell’idraulica,
doveva per attrito trascinare
in rotazione superfici sferiche
di spazio fluido concentriche
di spessore costante e con velocità
di rotazione inversamente proporzionali
al loro raggio, in obbedienza
alla legge delle aree valida nei
fluidi. Analizzando tali campi
rotanti centro-mossi, scoprì
che la velocità di rotazione,
la velocità angolare, la
frequenza di rotazione, l’energia,
la pressione dinamica e la forza,
variano per salti da una falda
all’altra del campo, e che
questa discontinuità è
causata dallo spessore costante
delle falde sferiche mobili e
concentriche alla sfera matrice
originale. Il misterioso quanto
d’azione, introdotto dalla
fisica teoretica per dar ragione
del variare per salti dell’energia,
viene cos’ identificato
nelle sue dimensioni, come una
quantità di moto che si
mantiene costante per qualsiasi
falda considerata, ed inoltre
viene svelato che non solamente
l’energia varia per salti
ma anche le altre entità
sopra citate. Di tale discontinuità
Todeschini svelava il mistero
indicandone la causa nel movimento
dei fluidi per falde di spessore
costante. Studiando poi gli effetti
conseguiti dall’immersione
di una sfera planetaria in un
campo centro-mosso, si avvide
che essi dovevano essere identici
agli effetti Magnus. La sfera
rotante planetaria investita dalla
corrente circolare del campo doveva
cioè essere sollecitata
da una spinta obliqua rispetto
alla direzione della corrente
investitrice, spinta che si poteva
scomporre in due: una diretta
verso il centro del campo, ed
un’altra diritta secondo
la perpendicolare al raggio che
unisce il centro del campo alla
sfera planetaria. La prima spinta,
centripeta, si poteva identificare
così con la forza di gravitazione
tra la massa centrale motrice
e quella planetaria, la seconda
spinta tangenziale invece si poteva
concepire come quella atta a provocare
la rivoluzione della sfera planetaria
intorno al centro del campo. Senza
ammettere misteriose forze di
gravitazione e senza ammettere
movimenti rettilinei ed uniformi
di origine mitica veniva così
a svelare il meccanismo del movimento
degli astri e quello degli elettroni
intorno al nucleo atomico, con
semplici azioni fluido-dinamiche.
Per controllare se le leggi del
campo rotante di spazio erano
o no uguali a quelle conosciute
dei campi di gravitazione astronomici
ed ai campi coulombiani dell’atomo,
doveva in primo luogo trovare
le leggi del campo rotante Todeschini.
Fu così che Todeschini
determinò la serie completa
delle leggi che regolano il movimento
delle sfere planetarie immerse
in un campo di spazio rotante
centro-mosso da una sfera solare,
determinando l’espressione
analitica delle accelerazioni,
della velocità e degli
spazi, nelle loro componenti radiali
e trasversali, nonché nelle
loro risultanti; determinando
che le linee di forza, le linee
di velocità e le traiettorie
sono spirali Todeschini, delle
quali ha dato l’espressione
matematica; determinando i tempi
di rivoluzione e le velocità
di rotazione. Tutte le relazioni
fisico-matematiche sopra citate
sono state espresse in funzione
della distanza delle sfere planetarie
dal centro del campo, in modo
da unificare la funzione di riferimento
per i vantaggi conseguenti. Scoprì
infine anche una relazione assolutamente
inattesa tra il rapporto delle
masse di due pianeti ed il prodotto
dei rapporti dei loro raggi al
quadrato e delle loro accelerazioni
di gravità. Infine chiarì
che le sfere planetarie immerse
in un campo rotante di spazio
centro-mosso potevano percorrere,
in certi casi, i due rami simmetrici
ed opposti di una spirale Todeschini,
cioè una curva chiusa sui
punti di nodo di tali rami, curva
che poteva essere stata confusa
con le traiettorie coniche dei
pianeti del sistema solare. Svelò
poi l’essenza intima della
gravitazione universale della
materia come un’apparenza
della spinta che i corpi risentono
per effetto Magnus se immersi
in campi rotanti di spazio fluido
reciproci generati dai loro nuclei
atomici componenti, e dimostrai
che due campi rotanti equiversi
si attraggono, mentre due campi
controversi si respingono, giungendo
alla strabiliante scoperta che
la forza di gravità può
assumere valori positivi, nulli,
o negativi.
Restava da controllare se veramente
tali leggi trovate analiticamente
risultavano confermate dall’esperimentazione.
Si doveva cioè controllare
se in un campo di acqua centro-mosso,
od un vortice equivalente, in
cui fossero state immerse delle
sfere planetarie, quelle leggi
teoricamente trovate, erano realizzate
anche praticamente. Così
fece i sue esperimenti cruciali
sui campi rotanti e sui vortici
d’acqua, i quali confermarono
in pieno le leggi. E poiché
tra quelle leggi vi erano anche
tutte quelle che Keplero ha trovato
valide per il moto degli astri,
risultava dimostrato matematicamente
e sperimentalmente che le leggi
dei vortici e dei campi fluidi
rotanti non contrastavano affatto
con quelle astronomiche, come
erroneamente ha sostenuto Newton.
Le quattro obiezioni da questi
sollevate contro la teoria fluido-dinamica
dell’universo restavano
perciò demolite in pieno.
La spazio-dinamica, basata sul
calcolo e confermata dall’esperienza,
non risultava, quindi, più
un’ipotesi, ma una concezione
rispondente alla realtà
fisica, ed il suo avvento diveniva
fatale, quale unica teoria possibile
e valida a spiegare tutti i fenomeni
dell’universo, nella loro
intima essenza, nel loro meccanismo,
nelle loro apparenze, nelle loro
leggi e persino nelle loro finalità
specifiche e d’insieme.
Ma altri banchi di prova attendevano
per controllare se la teoria del
Todeschini rispondeva o meno alla
realtà fisica. Infatti
per controllare se la sua teoria
era valida bastava vedere se con
essa si poteva giungere a formulare
le leggi che dominano l’atomo,
quelle che regolano i fenomeni
chimici, l’astronomia, la
dinamica, l’ottica, l’elettromagnetismo,
l’acustica, la termodinamica,
la fisica ondulatoria, ecc.
Come primo banco di prova, Todeschini,
volle la fisica atomica e la chimica,
perché era naturale, per
ragioni d’ordine e di misura,
cominciare dai più piccoli
elementi che costituiscono la
natura. Per non incorrere nell’accusa
di ammettere arbitrariamente l’esistenza
di un etere o spazio fluido ponderale,
egli si attenne al sano concetto
di controllare prima se tutte
le leggi conosciute dell’atomo
corrispondevano a talune di quelle
dei campi rotanti di spazio, ed
in secondo luogo di vedere se
dalle leggi dell’atomo si
potevano trarre tutte le altre
sconosciute ad esso, ma proprie
dei campi rotanti, perché
era evidente che se tutte le leggi
conosciute e quelle sconosciute
da esse deducibili, corrispondevano
a quelle dei campi rotanti, allora
si deve convenire per forza che
l’atomo è un campo
rotante di spazio centro-mosso,
in base al concetto che solo uguali
meccanismi sono retti dalle stesse
leggi e producono gli stessi effetti.
Così svelò il mistero
dell’atomo, ed il suo campo
di forze coulombiano è
risultato un’apparenza del
campo rotante Todeschini. Qui
si rivelò che la massa
trasversale del nucleo e dell’elettrone
si identificano con le loro rispettive
cariche elettriche trasversali.
Queste risultano pertanto delle
apparenze di quelle. Scoprì
così che anche le cariche
elettriche, come le masse, variano
con la velocità e che sono
diverse nella direzione trasversale
e longitudinale del moto dell’elettrone.
Per la prima volta nella scienza
poi, determinò le espressioni
delle accelerazioni, delle velocità,
degli spazi radiale e longitudinale,
nonché le loro risultanti,
relative al moto di rivoluzione
dell’elettrone attorno al
nucleo: determinò che le
linee di forza, di velocità
e le traiettorie dell’elettrone
sono spirali Todeschini e dimostravo
che le leggi della discontinuità
dell’energia dell’atomo
eccitato da radiazioni erano eguali
a quelle dei campi rotanti di
spazio e causate dallo spessore
costante delle falde sferiche
di spazio fluido poste in rotazione
attorno al nucleo.
Raggiunte queste scoperte, gli
fu possibile violare anche il
mistero del nucleo atomico, descriverne
chiaramente la costituzione, il
meccanismo e le leggi, e svelare
con ciò tutti i fattori
determinanti le varie proprietà
degli atomi. Scoprì l’essenza
intima dei numeri atomici, nucleari
e planetari, e le loro relazioni
atte ad individuare i vari elementi
chimici e le loro famiglia e svelò
il mistero del periodo chimico.
Un altro banco di prova per la
spazio-dinamica prese l’astronomia.
In questo campo sarebbero dovuti
cadere tutti i dubbi, perché
a differenza della fisica atomica,
l’astronomia, oltre alle
leggi del moto dei corpi celesti
forniva delle misure rilevate
dall’osservazione e quindi
la possibilità di controllare
se i dati quantitativi di esse
corrispondevano o meno a quelle
deducibili da quelle relazioni
dei vortici trovate dal Todeschini.
Anche in questo caso per il controllo
della teoria adottò il
concetto di dimostrare che le
leggi che dominano il sistema
solare e quelle da esse deducibili
matematicamente, corrispondano
a tutte quelle del campo rotante
di spazio centro-mosso nel quale
siano state immerse o si siano
formate le sfere planetarie. Con
opportuno procedimento matematico
diede questa dimostrazione che
assicura essere il sistema solare
un immenso campo rotante di spazio
fluido ponderale centro mosso
dal Sole e movente i suoi pianeti
e satelliti con la sensazionale
scoperta che il moto di questi
corpi rivoluenti e la sua entità
non è quella che ci appare
ma bensì assai diverso.
Infatti fino ad oggi si sono considerati
solamente moti relativi a noi,
sulla Terra, e nella loro proiezione
prospettica, il che conduceva
ad asserire che i pianeti descrivono
delle ellissi intorno al Sole,
mentre invece, come dimostrato,
essi descrivono due rami opposti
della spirale Todeschini. Così
ancora, sino ad oggi si ritiene
che la velocità istantanea
dei pianeti, diretta secondo la
tangente alla loro traiettoria,
sia quella espressa dalla legge
delle aree, mentre invece questa
legge esprime la velocità
che è la componente trasversale
di quella diretta secondo la tangente
alla spirale citata.
Nell’astronomia, oltre alla
2^ e la 3^ legge di Keplero, valgono
quindi tutte le altre del campo
rotante di spazio Todeschini,
le quali lo hanno portato a scoprire
che oltre alla forza attraente
(gravità) diretta verso
il Sole, che si identifica con
la spinta fluido-dinamica centripeta
del campo, i pianeti sono sollecitati
anche da una forza perpendicolare
alla retta che li unisce al centro
solare, forza che è quella
che li costringe a rivoluire attorno
all’astro centrale. Sino
ad oggi tale forza, causa del
moto di rivoluzione, era sconosciuta,
e quel moto veniva spiegato come
risultante tra un moto rettilineo
ed uniforme impresso per l’eternità,
non si sa da chi, ed il moto radiale
dovuto alla forza di gravità.
In conseguenza alla scoperta sopra
citata, Todeschini, ne dedusse
immediatamente una conseguente
e cioè che oltre all’accelerazione
centripeta, i pianeti ne hanno
una ad essa normale, della quale
trovò l’espressione
analitica in funzione della loro
distanza dal Sole.
Sempre in funzione di tale distanza
determinò le espressioni
delle velocità e degli
spazi percorsi nelle loro componenti
trasversali e longitudinali, nonché
nella loro risultante. Ha poi
trovato le espressioni delle linee
di forza, delle linee di velocità
e delle traiettorie, che sono
quelle della spirale Todeschini,
sia per i pianeti ed i satelliti,
sia per i gravi cadenti a terra.
Con ciò ha eliminato il
contrasto stridente che risultava
dall’ammettere che i pianeti
e satelliti percorressero delle
coniche, ed i gravi cadenti delle
spirali, pur essendo tutti corpi
che si muovono in campi di gravitazione.
Come verifiche sperimentali delle
leggi nuove sconosciute sinora
all’astronomia, ma comuni
ad essa ed ai campi rotanti di
spazio fluido, Todeschini trovò
con le leggi in parola tutte le
distanze dei pianeti dal Sole
e dei satelliti dai pianeti; trovò
il numero di giri che compiono
su se stessi i pianeti e la loro
velocità di rotazione,
le loro inclinazioni sull’orbita
e le loro masse. Sino ad oggi
nessuna legge è stata trovata
per determinare i dati ora indicati,
se si eccettuano due o tre formule
empiriche per computare le distanze,
le quali per altro non risultano
dedotte da un chiaro meccanismo
come quelle date dal Todeschini.
Di assoluta originalità
è stato poi il concetto
da lui introdotto di calcolare
moto e raggi astronomici in base
agli effetti giroscopici della
Terra. Questa teoria parte dal
concetto che tutte le sfere planetarie
roto-rivoluenti attorno al centro
di un campo rotante di spazio
fluido centro mosso, si potevano
considerare come dei giroscopi
imperniati sull’asta di
una bilancia giroscopica roto-rivoluenti
attorno all’asse medio verticale
di essa, in modo che distanze,
moto di rotazione e di rivoluzione
assumevano entità strettamente
corrispondenti agli effetti giroscopici.
Da questi si potevano dedurre
quelle e viceversa. Così
trovate le relazioni matematiche
basilari più utili all’astronomia,
alle quali aggiungeva quelle dei
sistemi di rotismi, gli fu possibile
determinare il raggio, la velocità
di rotazione, il periodo di rotazione
e quello di rivoluzione dei vari
campi rotanti di spazio fluido
interni ed esterni al sistema
solare sino ai limiti delle stelle
più lontane percepibili
con i più potenti telescopi
moderni.
In base a tali scoperte gli fu
possibile stabilire che l’universo
è costituito da una serie
indefinita di spazi sferici roto-rivoluenti
dei quali ciascuno è ad
un tempo vortice solare rispetto
a quelli planetari di minor grandezza
contenuti e vortice planetario
rispetto a quello di grandezza
immediatamente superiore in cui
è contenuto. Resta così
dimostrato che anche sul banco
di prova dell’astronomia
la concezione spazio-dinamica
è confermata.
Resta allora da chiarire ancora
gli altri movimento dello spazio
non rotatori, ma vibranti, che
si manifestano a noi, non sotto
forma di materia, ma di sensazioni.
Occorreva perciò approfondire
l’indagine su tutti i fenomeni
vibratori specie nel loro meccanismo
emittente, trasmittente e ricevente,
con particolare studio sul mezzo
di trasmissione al fine di stabilire
se questo era atto o meno a trasferire
da un punto all’altro dello
spazio delle speciali forme di
energia (luce, calore, elettricità,
ecc.), oppure se solamente era
atto trasferire movimenti di se
stesso. Anzitutto, secondo la
sua teoria, essendo quel mezzo
costituito di spazio ponderale,
bisognava che dimostrasse con
quale meccanismo si poteva indurlo
a vibrare, e bisognava che dimostrasse
altresì che le onde in
esso prodotte erano trasversali
alla direzione di propagazione,
e ciò perché sino
ad oggi la scienza ha persistito
nel ritenere che in un fluido
so possano generare solamente
onde longitudinali come quelle
che producono i suoni nell’atmosfera.
Scoprì così che
si potevano generare onde trasversali
nello spazio ponderale qualora
si fosse prodotto in esso una
corrente alternata rettilinea
od una corrente rotante alternata,
poiché tali correnti centrali
motrici inducono il loro moto
alterno alle falde di spazio fluido
circoscritto sino alla falda di
sponda ove il moto si estingue.
Determinò così in
base alla fluidodinamica le forze
d’attrito che sollecitano
al moto le varie falde concentriche
alla corrente motrice, e da esse
pervenne a stabilire l’equazione
che descrive la configurazione
ondosa assunta dai punti delle
successive falde i quali giacciono
su una linea retta quando le falde
cessano di oscillare. L’equazione
trovata è simile a quella
delle corde vibranti, o se si
considera il moto nel piano è
simile a quella delle membrane
vibranti. Potè così
determinare la velocità
di propagazione delle onde di
spazio fluido, in funzione della
viscosità e densità
di esso, ciò che lo portò
alla conferma che se lo spazio
non ha massa, non può vibrare,
cioè non può trasmettere
azioni a distanza. Il fatto poi
che le onde originano da una sorgente
di moto e si estinguono sulla
falda di sponda, chiarisce già
che esse non possono assumere
che determinate frequenze a secondo
della lunghezza di tale percorso.
Dimostrò questo fatto matematicamente.
Così la modalità
di trasmissione del moto ondoso
nello spazio ponderale scoperto
da Todeschini, non solamente dà
consistenza materiale al mezzo
ed alle sue vibrazioni, non solo
rende possibili onde traversali,
ma anche dà completa spiegazione
dei valori saltuari che assume
l’energia. Poiché
tutti i fenomeni ondulatori sono
retti dalla equazione di Schrodinger,
Todeschini doveva pervenire ad
essa tramite la fluido-dinamica,
se la sua teoria era rispondente
alla realtà fisica. Infatti
raggiunse questo risultato, e
venne così a scoprire che
la misteriosa funzione y di tale
equazione non rappresenta un’onda
di probabilità, bensì
l’onda del potenziale della
velocità dello spazio fluido.
Con ciò chiariva che tutti
gli effetti di interazione tra
onde e corpuscoli non sono che
apparenze di effetti fluido-dinamici
tra lo spazio ponderale in vibrazione
e gli elementi primi costituenti
della materia.
Questo studio lo portò
ad una scoperta grandiosa è
cioè che le radiazioni
dello spettro caratterizzate da
onde trasversali, avendo la stessa
velocità di propagazione
sono prodotte tutte nello stesso
mezzo (spazio fluido-ponderale)
e perciò esse pur producendo
in noi sensazioni diverse a seconda
della loro frequenza, sono costituite
tutte ed unicamente da movimenti
di spazio aventi la stessa densità.
Scoperta questa che dà
la certezza che fuori di noi vi
è solo spazio in movimento,
privo cioè di quelle speciali
forme di energia che percepiamo
sotto forma di sensazioni, le
quali perciò devono sorgere
nel nostro spirito. Ciò
che viene trasmesso da un punto
all’altro dell’universo
non è la luce né
i suoi colori, non è l’elettricità,
né il magnetismo, né
il calore, ecc., ma solamente
il movimento dello spazio o di
un fluido molecolare (aria) per
le sensazioni acustiche.
Tutto questo spinse Todeschini
ad analizzare le relazioni fondamentali
dell’elettromagnetismo,
riuscendo ad identificarle con
le equazioni spazio-dinamiche,
svelando l’essenza intima
dell’elettricità
e del magnetismo come effetti
giroscopici dei costituenti primi
della materia, effetti provocati
da circolazione di spazio fluido
continua od alterna.
Scoprì, perciò,
che il campo magnetico e quello
elettrico si unificavano ed erano
l’apparenza di un campo
risultante di spazio mobile, unica
realtà fisica sussistente.
Da ciò la conseguenza che
il magnetismo è una apparenza
degli effetti dinamici di particolari
movimenti dello spazio, e che
l’elettricità è
un’apparenza dei conseguenti
effetti giroscopici degli atomi
della materia immersi in quello
spazio mobile. Scoprì che
la perpendicolarità tra
il piano in cui giacciono le forze
magnetiche, e quello in cui giacciono
le forze elettriche si identificava
e si spiegava con la perpendicolarità
tra il piano in cui giacciono
le forze tangenziali del campo
rotante di spazio, ed il piano
in cui giacciono le reazioni giroscopiche
degli atomi immersi in tale campo.
Ricostruì e svelò
le leggi ed il meccanismo di tutti
i fenomeni elettro-magnetici che
risultano così spiegati
nella loro intima essenza come
semplici fenomeni spazio-dinamici.
Giunto a questo punto, Todeschini
volle andare avanti nella ricerca
per svelare e spiegare altri fenomeni
ed entità rimasti ancora
misteriosi quali la forza, la
pressione, il lavoro, l’energia,
la potenza. Scoprì così
che tali entità sono impossibili
ad essere realizzate nel mondo
fisico, nel quale si riscontrano
sempre ed unicamente delle quantità
di moto. Questa scoperta lo portò
ad ammettere solo la conservazione
della quantità di moto,
negando la conservazione dell’energia
e la sua degradazione come irrealizzabili,
dando di tale ipotesi dimostrazione
fisico-matematica.
Per primo al mondo scoprì
che la forza non esiste, se non
dura un certo periodo di tempo
ed in questo caso diventa impulso,
il quale è tuttavia irreperibile
nell’universo fisico, dove
invece si riscontra solamente
la quantità di moto corrispondente.
Da ciò consegue chiaramente
l’irrealizzabilità
fisica dell’equazione di
inerzia del Newton, e la necessità
di sostituirla con l’espressione
da essa dedotta per integrazione
nel tempo che esprime l’uguaglianza
dell’impulso alla quantità
di moto. L’aver scoperto
poi che la forza è una
sensazione che sorge in noi, come
il dolore fisico, ed alla quale
non corrisponde nel mondo fisico
altro che un’accelerazione
di masse fu una scoperta assolutamente
originale. Proseguendo poi l’indagine
sull’acustica, sulla termodinamica,
sull’elettromagnetismo,
sull’ottica, sull’olfattodinamica,
sulla gustodinamica, lo portarono
alla scoperta che il suono, il
calore, l’elettricità,
il magnetismo, gli odori ed i
sapori, al pari delle forze, non
esistono nel mondo fisico, nel
quale invece si manifestano solamente
le accelerazioni di massa equivalenti.
Tutti i fenomeni accennati sono
quindi apparenze del mondo fisico
che trovano esistenza reale solo
come sensazioni relative suscitate
nella psiche delle equivalenti
accelerazioni di masse del mondo
fisico, quando, e solamente quando,
queste vengono comunicate agli
organi nervosi del corpo degli
animali. In conseguenza di questa
scoperta Todeschini pervenne alle
10 equivalenze psico-fisiche,
i cui membri contengono l’espressione
di una particolare sensazione,
ed i cui secondi membri contengono
l’espressione del prodotto
di una massa per una accelerazione.
Tali equivalenze essendo simili
dimensionalmente a quella della
forza d’inerzia del Newton,
anzi comprendendola come prima
relazione, potevano riguardarsi
tutte come equazioni d’inerzia,
sicchè apparve chiaro e
dimostrato con ciò che
le varie sensazioni sono equivalenti
a forze. Ognuna di tali sensazione
si poteva quindi pesare in chilogrammi,
suoi multipli o sottomultipli,
e viceversa una certa entità
di ogni sensazione poteva essere
presa come unità di misura
di tutte le altre. Così
le 10 equazioni potevano essere
unificate in una sola espressione
generale d’inerzia contenente
al primo membro il simbolo Se
indicante una qualsiasi di quelle
sensazioni, forza compresa, e
nel secondo membro il prodotto
di una massa per un’accelerazione.
Giunto a questo traguardo Todeschini
fece la sua più grande
scoperta: scoprì
cioè il principio unifenomenico,
il quale dice che nel mondo fisico
l’unico fenomeno possibile
è quello del movimento
e dell’urto della materia
e di conseguenza le sensazioni,
forze comprese, sono dei fenomeni
irreperibili in tale mondo essendo
attività che sorgono solamente
nella psiche. Dimostrò
matematicamente la validità
di tale principio, il quale dice
chiaramente che il primo membro
delle 10 equivalenze psico-fisiche
si verifica nel mondo spirituale,
mentre il secondo membro si verifica
nel mondo fisico. Forza, elettricità,
suono, calore, luce, odore e sapore,
sono fenomeni propri ed esclusivi
del mondo spirituale, in quanto
sono tette sensazioni che sorgono
solamente nel nostro spirito,
e sono irreperibili nel mondo
fisico, nel quale invece si riscontrano
solamente le equivalenti accelerazioni
di massa. In base a questa eccezionale
scoperta è stato possibile
comprendere chiaramente che escluse
le sensazioni dal mondo fisico,
restavano in esso solamente le
vibrazioni corpuscolari o di spazio
fluido equivalenti, vibrazioni
che costituivano un semplice fenomeno
fluido-dinamico e perciò
a Todeschini, fu possibile ricostruire
con la fluido-dinamica tutte le
leggi dell’elettrotecnica,
della termodinamica, dell’ottica,
dell’olfattodinamica, della
gustodinamica e dell’acustica.
Questo risultato conferma la sua
teoria anche sui banchi di prova
di quelle particolari branche
del sapere umano. Inoltre risultavano
chiaro che avendo dimostrato che
le leggi della fisica atomica,
della chimica, delle radiazioni
e della meccanica si potevano
dedurre anch’esse dalla
spazio-dinamica, ne conseguiva
che tutte le leggi di tutte le
scienze si identificavano con
quelle della spazio-dinamica,
e tutti i fenomeni contemplati
da tutte quelle scienze si riducevano
e si identificavano a movimenti
di spazio. Tutte le scienze sopracitate
non erano quindi che rami particolari
di una stessa pianta: la spazio-dinamica.
Solamente l’illusione che
le sensazioni siano fenomeni del
mondo fisico ha spinto l’uomo
a costituire e mantenere molteplici
scienze, precisamente a porne
una speciale per ciascuna delle
sensazioni che percepisce l’anima
sotto lo stimolo degli organi
di senso. Se l’uomo avesse
scoperto che nel mondo fisico
non vi è che spazio in
movimento. Avrebbe posto una sola
scienza: la spazio_dinamica!
L’irreperibilità
nel mondo fisico di tutte le sensazioni,
forze comprese, rivela chiaramente
che anche nel corpo umano, come
all’esterno di esso, quelle
sensazioni non potevano sorgere,
poiché gli organi di tale
corpo essendo costituiti di materia
che pure appartiene al mondo fisico,
non potevano che ricevere e trasmettere
movimenti e ciò in base
al principio unifenomenico. Tale
principio assicurava quindi, che
tutti gli organi nervosi del corpo
dell’uomo e delle bestie
dovevano essere costituiti e funzionare
come apparati adatti a ricevere,
trasformare, trasmettere e riprodurre
vibrazioni o movimenti corpuscolari,
e non delle sensazioni, le quali
essendo irreperibili nel mondo
fisico, non potevano che sorgere
in un organo spirituale: la psiche.
Con ciò si ammetteva per
la prima volta al mondo che il
funzionamento del sistema nervoso
fosse basato, non su stimoli misteriosi,
ma bensì sopra una chiara
dinamica di corpuscoli, e perciò
diveniva subito logico e naturale
esaminare tale sistema con lo
spirito di un ingegnere che cerca
di comprendere un complesso di
organi collegati tra di loro,
in base alla logica tecnica della
loro costituzione, del loro funzionamento
e degli scopi da essi conseguiti.
Todeschini si accorse però
che l’ingegneria non aveva
enunciato i principi basilari
di tale logica tecnica, cioè
essa a differenza delle altre
scienze e pur sfruttando le leggi
da esse trovate, non aveva posto
i propri assiomi basilari atti
a chiarire che l’uomo e
la natura non potevano conseguire
determinate azioni e tanto meno
trasmetterle a distanza senza
mezzi materiali adatti allo scopo,
atti a chiarire almeno in linea
generale quali dovessero essere
tali mezzi per conseguire determinati
scopi. Senza tali principi si
poteva incorrere nella illusione
che la natura e l’uomo potessero
compiere delle magie, potessero
conseguire cioè delle azioni
e trasmetterle a distanza senza
i mezzi adatti per ottenere ciò.
L’indispensabilità
e l’importanza somma di
tali principi si può misurare
considerando che senza di essi
dei geni eccezionali come Newton
e gli altri grandi scienziati
che lo seguirono, sono giunti
ad introdurre nel mondo fisico
le sensazioni, forze comprese,
che non esistono in tale mondo,
ammettendone per giunta la magica
trasmissione a distanza: dei geni
eccelsi come quelli che indagarono
sul corpo umano sono giunti ad
ammettere che quelle sensazioni
dal mondo esterno possano incidere
sugli organi di senso periferici
e che possano essere trasmesse
al cervello come un’azione
di organi la quale appare tanto
più magica tanto più
si constata la nostra ignoranza
sulla costituzione e sul funzionamento
di tali organi, il cui meccanismo
per altro non è stato mai
scoperto appunto perché
la mancanza dei principi basilari
in parola non ha consentito agli
scienziati di cercare seguendo
la logica tecnica da quei principi
stabilita. In conseguenza di ciò
Todeschini ha ritenuto di precisare
i principi basilari dell’ingegneria,
affinchè servissero da
bussola di orientamento nelle
sue indagini sugli organi nervosi
del corpo umano, e li ha riassunti
in uno generale, il quale precisa
che: nessuna magia è possibile
nel mondo fisico, perché
per conseguire in esso determinate
azioni, per trasmetterle a distanza
e riceverle, occorrono sempre
complessi materiali tecnicamente
adatti allo scopo, disposti e
collegati in un particolare ordine
tra di loro, ed aventi funzionamento
specifico e d’insieme coordinati
alla finalità da conseguire.
Applicando tale principio anti-magie
intravvide subito che tutti gli
organi di senso e di moto periferici
essendo collegati con linee nervose
ad altro organi situati nel cervello,
il sistema nervoso del corpo umano
si poteva considerare come un
complesso di apparecchi tele-informativi
e tele-motori eguali o simili
a quelli che l’uomo ha inventato
e realizzato per gli stessi scopi,
o che potrà inventare in
avvenire.
Con tale concetto chiarificatore
Todeschini ha studiato il sistema
nervoso del corpo umano e risalendo
dagli organi periferici di senso
e di moto lungo le linee nervose
sino agli organi disposti entro
la scatola cranica, ha fatto una
serie di numerose scoperte importantissime.
Ha scoperto innanzitutto e dimostrato
che tutti gli organi periferici
di senso sono costituiti e funzionano
come apparecchi atti a ricevere
specifiche sollecitazioni meccaniche
dal mondo esterno, a trasformarle
in correnti elettriche, ed inviarle
al cervello tramite le linee nervose
e che tutti gli organi periferici
di moto sono costituiti e funzionano
come motori teleazionabili da
correnti elettriche provenienti
sa loro dal cervello tramite linee
nervose.
Ha scoperto e dimostrato che le
fibre nervose sono costituite
e funzionano come conduttori di
elettricità, rivestite
o meno, come questi, di guaine
isolanti e protettive, e che le
cellule dalle quali diramano tali
fibre, sono costituite e funzionano
come stazioni intermedie alimentatrici,
indispensabili a rinforzare le
correnti transitanti indebolite
dalla resistenza eccessiva delle
lunghe linee che collegano gli
organi estremi.
Todeschini ha scoperto e dimostrato
che la centrale elettrica di alimentazione
generale di tutti gli organi e
circuiti nervosi del corpo umano
è costituita dalla materia
grigia del midollo spinale i cui
neuroni funzionano da pile voltaiche,
e che nella materia bianca del
midollo transitano le linee nervose
che vanno agli organi di senso
e di moto volontario, alimentato
da corrente attinta con opportune
diramazioni inserite nella materia
grigia a diversi livelli della
spina dorsale a seconda del potenziale
necessario per azionare gli organi
suddetti. Ha sgrovigliato tutti
i circuiti e ne ha dato lo schema.
Ha scoperto e dimostrato che il
midollo allungato è la
sede di nuclei che sono costituiti
da stadi amplificatori delle correnti
elettriche in arrivo e in partenza
su tutte le linee che fanno capo
alle cellule di quei nuclei, cellule
che sono formate e funzionano
come valvole termoioniche a liquido.
Ha scoperto e dimostrato che il
cervelletto è costituito
e funziona come un complesso di
autogoniometri e telepuntatori,
i quali consentono di individuare
la direzione di provenienza di
una perturbazione esterna che
incide sugli organi di senso,
o di orientare su di essa l’asse
degli organi bilaterali di senso
mediante opportuni movimenti del
corpo umano o di talune sue parti
prodotte automaticamente dalla
perturbazione stessa, oppure volontariamente
mediante correnti inviate dal
cervello.
Ha scoperto e dimostrato che nel
diencefalo e nel mesencefalo sono
situati gli stadi intermedi degli
apparecchi di ricezione e trasmissione
delle correnti elettriche che
rispettivamente arrivano dagli
organi di senso periferici e che
partono verso gli organi di moto
periferici, nonché gli
apparati di regolazione degli
organi automatici periferici e
quelli ausiliari.
Ha scoperto e dimostrato che il
telencefalo è costituito
e funziona come un complesso di
telemetri elettromagnetici di
senso e di moto, atti, i primi,
a concentrare le immagini vibranti
bilaterali in arrivo dagli organi
di senso delle parti opposte del
corpo umano, nei triplici centri
psico-fisici di sovrapposizione
centrale, ed atti, i secondi,
a bipartire le vibrazioni elettroniche
prodotte nel centro psico-fisico
del moto, su linee bilaterali
che vanno ai corpuscoli del moto.
Ha scoperto e dimostrato che l’anima
è un’entità
spirituale intelligente che ha
memoria propria e che è
atta a rivelare le vibrazioni
in arrivo ai tre centri psico-fisici,
sotto forma di sensazioni, parole
orali o scritte che quelle sensazioni
designano o viceversa, e che è
altresì atta ad emettere
forze nel centro psico-fisico
del moto onde provocare con esse
le correnti elettriche necessarie
ad azionare gli organi di moto
periferici.
Basandosi poi sul fatto che tutti
gli organi di senso e di moto
periferici sono collegati tramite
linee nervose agli organi del
cervello, e che i centri psico-fisici
di senso e di moto sono disposti
in esso, Todeschini ha potuto
dimostrare con sicurezza che il
cervello è la sede del
comando supremo del corpo umano,
e che l’anima, comandante
unico di esso, si serve degli
apparecchi teletrasmittenti concentrati
nel cervello per avere informazioni
sul mondo fisico e per manifestarsi
in esso con atti di moto.
Per primo ha indicato al mondo
le prove scientifiche e sperimentali
dell’esistenza dell’anima
umana, prove che sino ad allora
sembra impossibile trovare. Esse
sono 13, basate tutte sulla validità
universalmente dimostrata da principi
e leggi naturali, e su fenomeni
fisici e psichici la cui esistenza
è inconfutabile. Infatti:
Nessuno può mettere in
dubbio l’esistenza delle
sensazioni e del pensiero che
essendo fenomeni irreperibili
nel mondo fisico ed attività
esclusive dell’anima ne
dimostrano direttamente la di
lei esistenza.
Nessuno può mettere in
dubbio che gli animali possono
muovere volontariamente il loro
corpo e che la volontà
e la possibilità di muoverlo
emanano da un’entità
intelligente: l’anima; ergo,
quel moto volontario dimostra
la di lei esistenza.
Nessuno può mettere in
dubbio il principio unifenomenico
del mondo fisico senza cadere
in un assurdo matematico, epperò
si deve ammettere che l’unico
fenomeno possibile in tale mondo
è l’urto della materia,
e che le sensazioni sono attività
dell’anima; ergo, tale principio
dimostra l’esistenza dell’anima.
Nessuno può mettere in
dubbio la validità universalmente
sperimentale delle 10 equivalenze
psico-fisiche le quali ci assicurano
che ad ogni decelerazione di masse
contro gli organi del corpo umano
corrisponde nell’anima una
sensazione specifica; ergo, quelle
equazioni dimostrano l’esistenza
dell’anima.
Nessuno può mettere in
dubbio che tutti gli organi del
sistema nervoso degli animali
ricevono, trasformano, trasmettono
e riproducono esclusivamente accelerazioni
corpuscolari, se non infrangendo
il principio unifenomenico; ergo,
le sensazioni che conseguono a
tali moti corpuscolari sorgono
nell’anima, e perciò
l'esistenza degli organi nervosi
di senso e di moto in un corpo
dimostrano che esso è sede
dell'anima.
Nessuno può mettere in
dubbio che gli organi di senso
e di moto periferici del corpo
umano sono collegati con linee
nervose ad altri organi riuniti
tutti nel cervello, senza andare
contro la anatomia sperimentale,
epperò si deve convenire
che al cervello affluiscono tutte
le vibrazioni provenienti dagli
organi di senso, e dal cervello
partono tutte le vibrazioni corpuscolari
atte a telecomandare gli organi
di moto. Ergo, nel cervello deve
avere sede l’anima che ha
la facoltà di trasformare
le vibrazioni in arrivo in sensazioni
e di emettere forze che producono
le vibrazioni in partenza.
Nessuno può mettere in
dubbio, senza andar contro la
fisiologia sperimentale, che noi
conosciamo il mondo fisico attraverso
gli organi di senso e ci muoviamo
in esso tramite gli organi di
moto, e che tale conoscenza è
costituita di sensazioni, attività
esclusive dell’anima, e
che tali moti volontari sono provocati
da essa: dunque lo scopo di tali
organi è quello di far
conoscere all’anima il mondo
fisico e di permetterle di manifestarsi
in esso: ergo tale scopo dimostra
l’esistenza dell’anima.
Nessuno può mettere in
dubbio che l’uomo può
percepire dolore fisico, e che
tale dolore è irreperibile
nel mondo fisico ed è perciò
una sensazione che sorge solo
nell’anima: ergo, tale dolore
dimostra la di lei esistenza.
Fino ad oggi nessuno ha pensato
che dai fenomeni, dalle leggi
e dai meccanismi dell’universo,
compresi quelli del corpo umano
e delle bestie, potessero trarsi
le prove scientifiche dell’esistenza
dell’anima. Il risultato
così raggiunto è
di enorme importanza sia agli
effetti della scienza esatta che
di quella filosofica, le quali
saranno costrette ad aprirsi ad
un concetto che ammetta un mondo
spirituale. Todeschini ha infatti
dimostrato l’esistenza di
tale mondo, considerando che tutte
le sensazioni, forze comprese,
nonché il pensiero, sono
irreperibili nel mondo fisico,
e sono attività della psiche,
cioè di un’entità
del mondo spirituale. L’esistenza
di tale mondo resta quindi sperimentalmente
provata dall’esistenza delle
sensazioni, forze comprese, e
dal pensiero che sono fenomeni
spirituali che hanno diritto di
essere considerati, come i fenomeni
materiali, dalla scienza e non
scartati a priori, come si è
fatto sino ad oggi. La reversibilità
delle 10 equazioni psico-fisiche
gli faceva scoprire poi che, come
l’accelerazione di masse
produceva delle sensazioni nell’anima,
questa scatenando una delle sensazioni,
e precisamente la forza, poteva
produrre accelerazioni di masse
nel mondo fisico, come dimostra
il meccanismo che aziona gli organi
di moto del corpo umano. Dall’anima
quindi, cioè dal mondo
spirituale provengono le forze
che originano il moto dello spazio
fluido del mondo fisico, e poiché
il moto di tale spazio forma i
vortici che costituiscono la materia
e produce le vibrazioni che suscitano
nella psiche le sensazioni, è
in definitiva il mondo spirituale
che origina e mantiene l’esistenza
del mondo fisico.
Questa scoperta orienterà
la scienza esatta a considerare,
d’ora in poi, anche il mondo
spirituale, ed a tenere conto
che non solo i fenomeni fisici
delle vibrazioni, ma anche i fenomeni
spirituali conseguenti delle sensazioni
e del pensiero hanno validità
di prove nel metodo sperimentale.
Seguendo una mentalità
anti-spirituale arbitraria e parziale,
la scienza sinora non ha voluto
tenere conto né del mondo
spirituale, né dei suoi
fenomeni pur così tangibili
e manifesti, e così ha
ritenuto che questi appartenessero
al mondo materiale, ha ritenuto
cioè che il suono, la luce,
il calore, gli odori, i sapori,
le forza e l’elettricità
fossero fenomeni materiali, mentre
invece sono fenomeni spirituali,
ed è caduta perciò
nell’assurdo matematico
di ammettere che una certa quantità
di moto comunicata ad un corpo
possa produrre in questo vibrazioni
corpuscolari che oltre a corrispondere
alla quantità di moto ceduta
potessero generare anche in più
uno dei citati fenomeni. Confondendo
così i fenomeni materiali
con quelli spirituali la scienza
è caduta in mille contraddizioni,
si che non deve meravigliare se
essa ai giorni ha confessato apertamente
a mezzo dei suoi più eminenti
cultori che non è in grado
di spiegare il meccanismo col
quale avvengono i fenomeni e che
non può fidarsi nemmeno
dei dati numerici delle misure,
poiché queste risultano
sempre alterate dai mezzi usati
per rilevarle. Così la
scienza moderna contraddice alla
sua manifesta finalità
di svelare i misteri dell’universo.
La scoperta scientifica del mondo
spirituale permetterà quindi
alla scienza di uscire dai vicoli
ciechi ove si è cacciata
e le permetterà di rivelare
in pieno la sua capacità
e finalità di spiegare
l’universo, non solo, ma
su questo sentiero spirituale
costringerà, in base alle
sue inconfutabili scoperte, a
camminare anche la filosofia,
in pieno accordo con la religione,
che ha sempre ammesso quel mondo
spirituale.
Todeschini ha poi scoperto e dimostrato
come l’universo fisico e
il corpo umano costituiscano prove
dell’esistenza dell’anima,
del mondo spirituale e di Dio,
come la vita terrena dell’anima
sia lo scopo dell’universo
fisico, e come l’esistenza
dell’anima provi l’esistenza
di Dio. Ha dimostrato infine l’unità,
l’individualità e
l’immortalità dell’anima
umana, e come, sia il bene che
il male, provano l’esistenza
di un Dio. Così cacciando
dal mondo fisico tutte le apparenze,
e lasciando ad esso il solo fenomeno
del moto dello spazio, e precisando
che sensazioni, forze comprese,
e pensiero sono entità
esclusive del mondo spirituale,
ha avuto, e dà, la possibilità
di comprendere a fondo l’universo
ed i suoi fenomeni, nonché
la sua genesi e le potenze spirituali
che lo mantengono, nel seguente
breve e chiaro pensiero: Il mondo
fisico è costituito di
spazio fluido ponderale i cui
movimenti rotanti formano la materia
ed i suoi campi attraenti e repellenti
atomici od astronomici, ed i cui
movimenti ondulatori suscitano
nella psiche sensazioni specifiche
a secondo della frequenza di vibrazione.
I moti dello spazio del mondo
fisico sono impressi e mantenuti
fa forze del mondo spirituale,
dovute alla volontà di
Dio.
E’ questa una visione semplice,
sintetica e grandiosa, mai raggiunta
sinora e mai dimostrata scientificamente
come ha fatto Todeschini, visione
che è in perfetta armonia
ed è confermata sia dalla
religione cristiana, che dagli
insegnamenti divini.
La sua teoria, quindi, essendo
basata su principi, leggi e prove
sperimentali scientifiche inoppugnabili,
ed essendo in perfetta coerenza
con le verità della religione
cristiana, è di una solidità
e di un’importanza senza
precedenti. E’ una visione
unitaria grandiosa e feconda,
e se è vero che la pianta
buona si conosce dai frutti, la
“Teoria delle Apparenze”
si può giudicare ottima,
poiché già al suo
apparire si presenta come un albero
immenso i cui rami si incurvano
sotto la dovizia dei più
belli e saporosi frutti, ed ancor
migliori ne darà nelle
stagioni future.
Sono ben 850 le scoperte fatte
dal Todeschini, le quali sia per
il numero, che per l’importanza
di ciascuna, costituiscono il
più grande contributo al
progresso scientifico verificatosi
dalla nascita del pensiero umano
ad oggi.