MARCO TODESCHINI: L'OPERA

Da quale ragionamento partì il Todeschini per sviluppare la sua teoria? D’apprima cercò i motivi per cui la concezione fluido-dinamica dell’universo , che poteva spiegare tutti fenomeni, dal moto degli elettroni nell’atomo a quello degli astri nel cosmo, dalle vibrazioni sonore a quelle elettromagnetiche, fosse stata in ogni tempo, prima accolta, per poi essere successivamente ripudiata. Eseguendo un’analisi storica che partiva dalle origini della scienza moderna, scoprì che ciò avveniva a causa delle quattro obiezioni elevate da Newton contrarie alla concezione fluido-dinamica dell’universo. Si avvide perciò che la crisi della scienza moderna risaliva fin dai tempi di Cartesio e Newton poiché il primo ammetteva un universo pieno di fluido i cui vortici muovevano gli astri, ed il secondo invece ammetteva un universo vuoto nel quale gli astri si muovevano senza attrito, eternamente, spinti da misteriose forze di gravità da loro stessi emanate. Todeschini ritenne quindi di dover esaminare se veramente le quattro obiezioni di Newton fossero tali da infirmare la teoria dei vortici. Per fare ciò esaminò dapprima l’intima essenza del più misterioso degli enti: il tempo. E scoprì che “esiste solo ciò che dura nel tempo”, cioè ogni tipo di esistenza esiste solo se dura, sia pure per il più breve possibile degli istanti concepibile, altrimenti non esiste. Considerando poi l’impossibilità del succedersi di istanti e della misurazione del tempo se questo non variasse per quantità finite, lo portò ad un’altra scoperta straordinaria e cioè che la durata dell’inafferrabile presente si identifica col tempo che occorre per vincere l’inerzia degli organi di senso ed a metterli in moto. Svelò così l’insospettata relatività delle esistenze e le loro varie specie, fra le quali scoprì quelle spirituali, caratterizzate dal durare nel tempo ed essere irreperibili nello spazio. Posta così la prima base per distinguere con sicurezza ciò che esiste da ciò che non esiste, ed altresì ciò che distingue un’esistenza materiale, da un’esistenza spirituale, si addentrò nell’intricata questione della materia per trovare spiegazione degli attributi basilari che la caratterizzano e cioè: volume, massa, peso, inerzia ed attrazione.
Iniziando dal concetto di massa, dimostrò come le varie specie di essa a seconda delle diverse espressioni fisico-matematiche attribuitegli dalla scienza, sono riducibili ed identificabili tutte nel rapporto tra forza ed accelerazione, giungendo così alla sensazionale scoperta che la massa di un corpo è proporzionale alla massa del volume di spazio fluido spostato dal movimento roto-traslatorio dei suoi atomi. Oltre a questa scoperta che ricorda quella di Archimede sulla spinta dei liquidi contro i corpi in essi immersi, scoprì tutte le relazioni relative alla massa, spiegando come e perché essa varia con la velocità relativa dei corpi rispetto allo spazio fluido-ponderale ambiente, pervenendo altresì a stabilire le equazioni che determinano la massa trasversale e longitudinale alla direzione del movimento rispetto a quella che i corpi hanno quando giacciono immobili, giungendo così a chiarire che la massa non è una qualità propria dei corpi, indipendente dal mezzo in cui si muovono, ma bensì dipendente da esso, e precisamente dalla densità e dalla velocità relativa di esso rispetto al corpo considerato.
Passando al secondo attributo della materia, il peso, scoprì che esso è un’apparenza della spinta diretta verso il centro della Terra che lo spazio fluido rotante attorno al nostro pianeta esercita sugli atomi disposti ai punti d’incrocio dei reticoli che costituiscono lo scheletro dei corpi, si che ne consegue che il peso, come tutte le altre forze, sono di origine dinamica. Per meglio chiarire il concetto: dove si risente una forza, vi è, visibile od invisibile, l’incontro, l’urto, la decelerazione di un corpo o di un fluido, contro il corpo che manifesta la forza stessa.
Il terzo attributo della materia, l’inerzia, portò Todeschini a sfatare il fatto che nel vuoto assoluto sia possibile produrre e mantenere il moto dei corpi, poiché il sorgere ed il mantenere tale moto deve necessariamente essere spiegato ammettendo uno spazio fluido ponderale avente cioè densità propria, anche se le sue masse costituenti sono così piccole da essere invisibili e da far apparire lo spazio come vuoto. Giunse perciò, per la prima volta nella scienza, a concepire un vuoto ponderale, cioè un vuoto costituito da uno spazio fluido avente densità propria, atto ad opporre resistenza al moto dei corpi in esso immersi, od a provocare col suo moto quello dei corpi in esso immersi ed il perdurare di questi nel movimento rettilineo ed uniforme della corrente spaziale fluida che li spinge. Trovò che prove fisico-matematiche di tale scoperta erano contenute nell’espressione della forza d’inerzia di Newton dimostrando che essa era valida solamente in uno spazio ponderale, mentre nel vuoto assoluto essa risultava erronea. Risulta così che l’inerzia dei corpi è un’apparenza della resistenza opposta al loro movimento dallo spazio fluido in cui sono immersi. Da tale scoperta dedusse immediatamente un’altra di eccezionale importanza e precisamente che la materia non è altro che spazio in movimento rispetto allo spazio ambiente e che gli atomi e gli elettroni non sono altro che sfere limitate di spazio in rotazione attorno ad un proprio asse polare, rispetto allo spazio che li circonda. Trovò così come nasce l’elemento primo costitutivo della materia da una semplice rotazione di spazio, dimostrando come la sua velocità di rotazione determina ad un tempo, sia i limiti dell’elettrone o dell’atomo, sia il loro volume, sia la loro massa, sia il loro peso, sia la loro inerzia e sia , infine, la loro forza attraente (gravità). Spiegò, con ciò, il meccanismo, il sorgere, il variare e l’estinguersi del moto di rotazione di piccole sfere di spazio ponderale.
Svelata in tal modo l’essenza intima della massa, del peso, dell’inerzia e della gravità, nonché quella della materia, non restava che provare la mobilità dello spazio, la sua fluidità e ponderabilità. Si trattava di infrangere il vecchio mito di uno spazio immobile costituito dal nulla, ma la soluzione era a portata di mano! Infatti, il peso, la massa, l’inerzia, la gravitazione, la forza centrifuga, gli effetti giroscopici, la caduta dei gravi, il moto degli astri, quello degli elettroni attorno al nucleo atomico, le vibrazioni luminose, quelle elettromagnetiche, quelle termiche, ecc., non erano forse prove ben tangibili e manifeste del movimento dello spazio?
Nonostante questa valanga di prove, Todeschini chiarì e dimostrò come i fenomeni di Bradley, l’incurvamento dei raggi luminosi presso le masse celesti, la rifrazione della luce, gli esperimenti di Michelson e Morley, quelli di Fizeau, quelli di Doppler, e quelli di Trouton e Rankine, non contraddicano affatto la mobilità e ponderabilità dello spazio. La ricerca di tali prove lo portò a fare un’altra stupenda scoperta e cioè a rivelare per la prima volta al mondo, l’identità dei fenomeni giroscopici coi fenomeni di Magnus. Le misteriose reazioni del giroscopio sono state spiegate come reazioni di una massa rotante entro una corrente di spazio fluido. Da ciò la conseguenza che gli effetti giroscopici dimostrano direttamente l’esistenza di uno spazio fluido ponderale, specie se essi si notano anche nel vuoto pneumatico.
Trovate così le prove inoppugnabili che lo spazio ha tutte le caratteristiche di un fluido incompressibile, diventava possibile applicare ad esso le equazioni dell’idraulica e e controllare se si potevano da esse dedurre le leggi che regolano tutti i fenomeni fisici conosciuti, spiegandoli nella loro intima essenza come fenomeni fluido-dinamici, dovuti cioè alla mobilità e ponderabilità dello spazio. Fu così che prese in considerazione il movimento particolare di spazio che più gli interessava e cioè quello prodotto dalla rotazione di una sfera su se stessa nello spazio ad essa circostante, movimento che accumunando gli atomi con gli astri, i pianeti ed i satelliti, assume un carattere di universalità la cui importanza non poteva sfuggire.
Todeschini rilevò immediatamente che la sfera centrale ruotando attorno al suo asse polare, in base ai principi dell’idraulica, doveva per attrito trascinare in rotazione superfici sferiche di spazio fluido concentriche di spessore costante e con velocità di rotazione inversamente proporzionali al loro raggio, in obbedienza alla legge delle aree valida nei fluidi. Analizzando tali campi rotanti centro-mossi, scoprì che la velocità di rotazione, la velocità angolare, la frequenza di rotazione, l’energia, la pressione dinamica e la forza, variano per salti da una falda all’altra del campo, e che questa discontinuità è causata dallo spessore costante delle falde sferiche mobili e concentriche alla sfera matrice originale. Il misterioso quanto d’azione, introdotto dalla fisica teoretica per dar ragione del variare per salti dell’energia, viene cos’ identificato nelle sue dimensioni, come una quantità di moto che si mantiene costante per qualsiasi falda considerata, ed inoltre viene svelato che non solamente l’energia varia per salti ma anche le altre entità sopra citate. Di tale discontinuità Todeschini svelava il mistero indicandone la causa nel movimento dei fluidi per falde di spessore costante. Studiando poi gli effetti conseguiti dall’immersione di una sfera planetaria in un campo centro-mosso, si avvide che essi dovevano essere identici agli effetti Magnus. La sfera rotante planetaria investita dalla corrente circolare del campo doveva cioè essere sollecitata da una spinta obliqua rispetto alla direzione della corrente investitrice, spinta che si poteva scomporre in due: una diretta verso il centro del campo, ed un’altra diritta secondo la perpendicolare al raggio che unisce il centro del campo alla sfera planetaria. La prima spinta, centripeta, si poteva identificare così con la forza di gravitazione tra la massa centrale motrice e quella planetaria, la seconda spinta tangenziale invece si poteva concepire come quella atta a provocare la rivoluzione della sfera planetaria intorno al centro del campo. Senza ammettere misteriose forze di gravitazione e senza ammettere movimenti rettilinei ed uniformi di origine mitica veniva così a svelare il meccanismo del movimento degli astri e quello degli elettroni intorno al nucleo atomico, con semplici azioni fluido-dinamiche.
Per controllare se le leggi del campo rotante di spazio erano o no uguali a quelle conosciute dei campi di gravitazione astronomici ed ai campi coulombiani dell’atomo, doveva in primo luogo trovare le leggi del campo rotante Todeschini.
Fu così che Todeschini determinò la serie completa delle leggi che regolano il movimento delle sfere planetarie immerse in un campo di spazio rotante centro-mosso da una sfera solare, determinando l’espressione analitica delle accelerazioni, della velocità e degli spazi, nelle loro componenti radiali e trasversali, nonché nelle loro risultanti; determinando che le linee di forza, le linee di velocità e le traiettorie sono spirali Todeschini, delle quali ha dato l’espressione matematica; determinando i tempi di rivoluzione e le velocità di rotazione. Tutte le relazioni fisico-matematiche sopra citate sono state espresse in funzione della distanza delle sfere planetarie dal centro del campo, in modo da unificare la funzione di riferimento per i vantaggi conseguenti. Scoprì infine anche una relazione assolutamente inattesa tra il rapporto delle masse di due pianeti ed il prodotto dei rapporti dei loro raggi al quadrato e delle loro accelerazioni di gravità. Infine chiarì che le sfere planetarie immerse in un campo rotante di spazio centro-mosso potevano percorrere, in certi casi, i due rami simmetrici ed opposti di una spirale Todeschini, cioè una curva chiusa sui punti di nodo di tali rami, curva che poteva essere stata confusa con le traiettorie coniche dei pianeti del sistema solare. Svelò poi l’essenza intima della gravitazione universale della materia come un’apparenza della spinta che i corpi risentono per effetto Magnus se immersi in campi rotanti di spazio fluido reciproci generati dai loro nuclei atomici componenti, e dimostrai che due campi rotanti equiversi si attraggono, mentre due campi controversi si respingono, giungendo alla strabiliante scoperta che la forza di gravità può assumere valori positivi, nulli, o negativi.
Restava da controllare se veramente tali leggi trovate analiticamente risultavano confermate dall’esperimentazione.
Si doveva cioè controllare se in un campo di acqua centro-mosso, od un vortice equivalente, in cui fossero state immerse delle sfere planetarie, quelle leggi teoricamente trovate, erano realizzate anche praticamente. Così fece i sue esperimenti cruciali sui campi rotanti e sui vortici d’acqua, i quali confermarono in pieno le leggi. E poiché tra quelle leggi vi erano anche tutte quelle che Keplero ha trovato valide per il moto degli astri, risultava dimostrato matematicamente e sperimentalmente che le leggi dei vortici e dei campi fluidi rotanti non contrastavano affatto con quelle astronomiche, come erroneamente ha sostenuto Newton. Le quattro obiezioni da questi sollevate contro la teoria fluido-dinamica dell’universo restavano perciò demolite in pieno.
La spazio-dinamica, basata sul calcolo e confermata dall’esperienza, non risultava, quindi, più un’ipotesi, ma una concezione rispondente alla realtà fisica, ed il suo avvento diveniva fatale, quale unica teoria possibile e valida a spiegare tutti i fenomeni dell’universo, nella loro intima essenza, nel loro meccanismo, nelle loro apparenze, nelle loro leggi e persino nelle loro finalità specifiche e d’insieme. Ma altri banchi di prova attendevano per controllare se la teoria del Todeschini rispondeva o meno alla realtà fisica. Infatti per controllare se la sua teoria era valida bastava vedere se con essa si poteva giungere a formulare le leggi che dominano l’atomo, quelle che regolano i fenomeni chimici, l’astronomia, la dinamica, l’ottica, l’elettromagnetismo, l’acustica, la termodinamica, la fisica ondulatoria, ecc.
Come primo banco di prova, Todeschini, volle la fisica atomica e la chimica, perché era naturale, per ragioni d’ordine e di misura, cominciare dai più piccoli elementi che costituiscono la natura. Per non incorrere nell’accusa di ammettere arbitrariamente l’esistenza di un etere o spazio fluido ponderale, egli si attenne al sano concetto di controllare prima se tutte le leggi conosciute dell’atomo corrispondevano a talune di quelle dei campi rotanti di spazio, ed in secondo luogo di vedere se dalle leggi dell’atomo si potevano trarre tutte le altre sconosciute ad esso, ma proprie dei campi rotanti, perché era evidente che se tutte le leggi conosciute e quelle sconosciute da esse deducibili, corrispondevano a quelle dei campi rotanti, allora si deve convenire per forza che l’atomo è un campo rotante di spazio centro-mosso, in base al concetto che solo uguali meccanismi sono retti dalle stesse leggi e producono gli stessi effetti. Così svelò il mistero dell’atomo, ed il suo campo di forze coulombiano è risultato un’apparenza del campo rotante Todeschini. Qui si rivelò che la massa trasversale del nucleo e dell’elettrone si identificano con le loro rispettive cariche elettriche trasversali. Queste risultano pertanto delle apparenze di quelle. Scoprì così che anche le cariche elettriche, come le masse, variano con la velocità e che sono diverse nella direzione trasversale e longitudinale del moto dell’elettrone.
Per la prima volta nella scienza poi, determinò le espressioni delle accelerazioni, delle velocità, degli spazi radiale e longitudinale, nonché le loro risultanti, relative al moto di rivoluzione dell’elettrone attorno al nucleo: determinò che le linee di forza, di velocità e le traiettorie dell’elettrone sono spirali Todeschini e dimostravo che le leggi della discontinuità dell’energia dell’atomo eccitato da radiazioni erano eguali a quelle dei campi rotanti di spazio e causate dallo spessore costante delle falde sferiche di spazio fluido poste in rotazione attorno al nucleo.
Raggiunte queste scoperte, gli fu possibile violare anche il mistero del nucleo atomico, descriverne chiaramente la costituzione, il meccanismo e le leggi, e svelare con ciò tutti i fattori determinanti le varie proprietà degli atomi. Scoprì l’essenza intima dei numeri atomici, nucleari e planetari, e le loro relazioni atte ad individuare i vari elementi chimici e le loro famiglia e svelò il mistero del periodo chimico.
Un altro banco di prova per la spazio-dinamica prese l’astronomia. In questo campo sarebbero dovuti cadere tutti i dubbi, perché a differenza della fisica atomica, l’astronomia, oltre alle leggi del moto dei corpi celesti forniva delle misure rilevate dall’osservazione e quindi la possibilità di controllare se i dati quantitativi di esse corrispondevano o meno a quelle deducibili da quelle relazioni dei vortici trovate dal Todeschini.
Anche in questo caso per il controllo della teoria adottò il concetto di dimostrare che le leggi che dominano il sistema solare e quelle da esse deducibili matematicamente, corrispondano a tutte quelle del campo rotante di spazio centro-mosso nel quale siano state immerse o si siano formate le sfere planetarie. Con opportuno procedimento matematico diede questa dimostrazione che assicura essere il sistema solare un immenso campo rotante di spazio fluido ponderale centro mosso dal Sole e movente i suoi pianeti e satelliti con la sensazionale scoperta che il moto di questi corpi rivoluenti e la sua entità non è quella che ci appare ma bensì assai diverso. Infatti fino ad oggi si sono considerati solamente moti relativi a noi, sulla Terra, e nella loro proiezione prospettica, il che conduceva ad asserire che i pianeti descrivono delle ellissi intorno al Sole, mentre invece, come dimostrato, essi descrivono due rami opposti della spirale Todeschini. Così ancora, sino ad oggi si ritiene che la velocità istantanea dei pianeti, diretta secondo la tangente alla loro traiettoria, sia quella espressa dalla legge delle aree, mentre invece questa legge esprime la velocità che è la componente trasversale di quella diretta secondo la tangente alla spirale citata.
Nell’astronomia, oltre alla 2^ e la 3^ legge di Keplero, valgono quindi tutte le altre del campo rotante di spazio Todeschini, le quali lo hanno portato a scoprire che oltre alla forza attraente (gravità) diretta verso il Sole, che si identifica con la spinta fluido-dinamica centripeta del campo, i pianeti sono sollecitati anche da una forza perpendicolare alla retta che li unisce al centro solare, forza che è quella che li costringe a rivoluire attorno all’astro centrale. Sino ad oggi tale forza, causa del moto di rivoluzione, era sconosciuta, e quel moto veniva spiegato come risultante tra un moto rettilineo ed uniforme impresso per l’eternità, non si sa da chi, ed il moto radiale dovuto alla forza di gravità. In conseguenza alla scoperta sopra citata, Todeschini, ne dedusse immediatamente una conseguente e cioè che oltre all’accelerazione centripeta, i pianeti ne hanno una ad essa normale, della quale trovò l’espressione analitica in funzione della loro distanza dal Sole.
Sempre in funzione di tale distanza determinò le espressioni delle velocità e degli spazi percorsi nelle loro componenti trasversali e longitudinali, nonché nella loro risultante. Ha poi trovato le espressioni delle linee di forza, delle linee di velocità e delle traiettorie, che sono quelle della spirale Todeschini, sia per i pianeti ed i satelliti, sia per i gravi cadenti a terra. Con ciò ha eliminato il contrasto stridente che risultava dall’ammettere che i pianeti e satelliti percorressero delle coniche, ed i gravi cadenti delle spirali, pur essendo tutti corpi che si muovono in campi di gravitazione. Come verifiche sperimentali delle leggi nuove sconosciute sinora all’astronomia, ma comuni ad essa ed ai campi rotanti di spazio fluido, Todeschini trovò con le leggi in parola tutte le distanze dei pianeti dal Sole e dei satelliti dai pianeti; trovò il numero di giri che compiono su se stessi i pianeti e la loro velocità di rotazione, le loro inclinazioni sull’orbita e le loro masse. Sino ad oggi nessuna legge è stata trovata per determinare i dati ora indicati, se si eccettuano due o tre formule empiriche per computare le distanze, le quali per altro non risultano dedotte da un chiaro meccanismo come quelle date dal Todeschini. Di assoluta originalità è stato poi il concetto da lui introdotto di calcolare moto e raggi astronomici in base agli effetti giroscopici della Terra. Questa teoria parte dal concetto che tutte le sfere planetarie roto-rivoluenti attorno al centro di un campo rotante di spazio fluido centro mosso, si potevano considerare come dei giroscopi imperniati sull’asta di una bilancia giroscopica roto-rivoluenti attorno all’asse medio verticale di essa, in modo che distanze, moto di rotazione e di rivoluzione assumevano entità strettamente corrispondenti agli effetti giroscopici. Da questi si potevano dedurre quelle e viceversa. Così trovate le relazioni matematiche basilari più utili all’astronomia, alle quali aggiungeva quelle dei sistemi di rotismi, gli fu possibile determinare il raggio, la velocità di rotazione, il periodo di rotazione e quello di rivoluzione dei vari campi rotanti di spazio fluido interni ed esterni al sistema solare sino ai limiti delle stelle più lontane percepibili con i più potenti telescopi moderni.
In base a tali scoperte gli fu possibile stabilire che l’universo è costituito da una serie indefinita di spazi sferici roto-rivoluenti dei quali ciascuno è ad un tempo vortice solare rispetto a quelli planetari di minor grandezza contenuti e vortice planetario rispetto a quello di grandezza immediatamente superiore in cui è contenuto. Resta così dimostrato che anche sul banco di prova dell’astronomia la concezione spazio-dinamica è confermata.
Resta allora da chiarire ancora gli altri movimento dello spazio non rotatori, ma vibranti, che si manifestano a noi, non sotto forma di materia, ma di sensazioni.
Occorreva perciò approfondire l’indagine su tutti i fenomeni vibratori specie nel loro meccanismo emittente, trasmittente e ricevente, con particolare studio sul mezzo di trasmissione al fine di stabilire se questo era atto o meno a trasferire da un punto all’altro dello spazio delle speciali forme di energia (luce, calore, elettricità, ecc.), oppure se solamente era atto trasferire movimenti di se stesso. Anzitutto, secondo la sua teoria, essendo quel mezzo costituito di spazio ponderale, bisognava che dimostrasse con quale meccanismo si poteva indurlo a vibrare, e bisognava che dimostrasse altresì che le onde in esso prodotte erano trasversali alla direzione di propagazione, e ciò perché sino ad oggi la scienza ha persistito nel ritenere che in un fluido so possano generare solamente onde longitudinali come quelle che producono i suoni nell’atmosfera. Scoprì così che si potevano generare onde trasversali nello spazio ponderale qualora si fosse prodotto in esso una corrente alternata rettilinea od una corrente rotante alternata, poiché tali correnti centrali motrici inducono il loro moto alterno alle falde di spazio fluido circoscritto sino alla falda di sponda ove il moto si estingue. Determinò così in base alla fluidodinamica le forze d’attrito che sollecitano al moto le varie falde concentriche alla corrente motrice, e da esse pervenne a stabilire l’equazione che descrive la configurazione ondosa assunta dai punti delle successive falde i quali giacciono su una linea retta quando le falde cessano di oscillare. L’equazione trovata è simile a quella delle corde vibranti, o se si considera il moto nel piano è simile a quella delle membrane vibranti. Potè così determinare la velocità di propagazione delle onde di spazio fluido, in funzione della viscosità e densità di esso, ciò che lo portò alla conferma che se lo spazio non ha massa, non può vibrare, cioè non può trasmettere azioni a distanza. Il fatto poi che le onde originano da una sorgente di moto e si estinguono sulla falda di sponda, chiarisce già che esse non possono assumere che determinate frequenze a secondo della lunghezza di tale percorso. Dimostrò questo fatto matematicamente. Così la modalità di trasmissione del moto ondoso nello spazio ponderale scoperto da Todeschini, non solamente dà consistenza materiale al mezzo ed alle sue vibrazioni, non solo rende possibili onde traversali, ma anche dà completa spiegazione dei valori saltuari che assume l’energia. Poiché tutti i fenomeni ondulatori sono retti dalla equazione di Schrodinger, Todeschini doveva pervenire ad essa tramite la fluido-dinamica, se la sua teoria era rispondente alla realtà fisica. Infatti raggiunse questo risultato, e venne così a scoprire che la misteriosa funzione y di tale equazione non rappresenta un’onda di probabilità, bensì l’onda del potenziale della velocità dello spazio fluido. Con ciò chiariva che tutti gli effetti di interazione tra onde e corpuscoli non sono che apparenze di effetti fluido-dinamici tra lo spazio ponderale in vibrazione e gli elementi primi costituenti della materia.
Questo studio lo portò ad una scoperta grandiosa è cioè che le radiazioni dello spettro caratterizzate da onde trasversali, avendo la stessa velocità di propagazione sono prodotte tutte nello stesso mezzo (spazio fluido-ponderale) e perciò esse pur producendo in noi sensazioni diverse a seconda della loro frequenza, sono costituite tutte ed unicamente da movimenti di spazio aventi la stessa densità. Scoperta questa che dà la certezza che fuori di noi vi è solo spazio in movimento, privo cioè di quelle speciali forme di energia che percepiamo sotto forma di sensazioni, le quali perciò devono sorgere nel nostro spirito. Ciò che viene trasmesso da un punto all’altro dell’universo non è la luce né i suoi colori, non è l’elettricità, né il magnetismo, né il calore, ecc., ma solamente il movimento dello spazio o di un fluido molecolare (aria) per le sensazioni acustiche.
Tutto questo spinse Todeschini ad analizzare le relazioni fondamentali dell’elettromagnetismo, riuscendo ad identificarle con le equazioni spazio-dinamiche, svelando l’essenza intima dell’elettricità e del magnetismo come effetti giroscopici dei costituenti primi della materia, effetti provocati da circolazione di spazio fluido continua od alterna.
Scoprì, perciò, che il campo magnetico e quello elettrico si unificavano ed erano l’apparenza di un campo risultante di spazio mobile, unica realtà fisica sussistente. Da ciò la conseguenza che il magnetismo è una apparenza degli effetti dinamici di particolari movimenti dello spazio, e che l’elettricità è un’apparenza dei conseguenti effetti giroscopici degli atomi della materia immersi in quello spazio mobile. Scoprì che la perpendicolarità tra il piano in cui giacciono le forze magnetiche, e quello in cui giacciono le forze elettriche si identificava e si spiegava con la perpendicolarità tra il piano in cui giacciono le forze tangenziali del campo rotante di spazio, ed il piano in cui giacciono le reazioni giroscopiche degli atomi immersi in tale campo. Ricostruì e svelò le leggi ed il meccanismo di tutti i fenomeni elettro-magnetici che risultano così spiegati nella loro intima essenza come semplici fenomeni spazio-dinamici.
Giunto a questo punto, Todeschini volle andare avanti nella ricerca per svelare e spiegare altri fenomeni ed entità rimasti ancora misteriosi quali la forza, la pressione, il lavoro, l’energia, la potenza. Scoprì così che tali entità sono impossibili ad essere realizzate nel mondo fisico, nel quale si riscontrano sempre ed unicamente delle quantità di moto. Questa scoperta lo portò ad ammettere solo la conservazione della quantità di moto, negando la conservazione dell’energia e la sua degradazione come irrealizzabili, dando di tale ipotesi dimostrazione fisico-matematica.
Per primo al mondo scoprì che la forza non esiste, se non dura un certo periodo di tempo ed in questo caso diventa impulso, il quale è tuttavia irreperibile nell’universo fisico, dove invece si riscontra solamente la quantità di moto corrispondente. Da ciò consegue chiaramente l’irrealizzabilità fisica dell’equazione di inerzia del Newton, e la necessità di sostituirla con l’espressione da essa dedotta per integrazione nel tempo che esprime l’uguaglianza dell’impulso alla quantità di moto. L’aver scoperto poi che la forza è una sensazione che sorge in noi, come il dolore fisico, ed alla quale non corrisponde nel mondo fisico altro che un’accelerazione di masse fu una scoperta assolutamente originale. Proseguendo poi l’indagine sull’acustica, sulla termodinamica, sull’elettromagnetismo, sull’ottica, sull’olfattodinamica, sulla gustodinamica, lo portarono alla scoperta che il suono, il calore, l’elettricità, il magnetismo, gli odori ed i sapori, al pari delle forze, non esistono nel mondo fisico, nel quale invece si manifestano solamente le accelerazioni di massa equivalenti. Tutti i fenomeni accennati sono quindi apparenze del mondo fisico che trovano esistenza reale solo come sensazioni relative suscitate nella psiche delle equivalenti accelerazioni di masse del mondo fisico, quando, e solamente quando, queste vengono comunicate agli organi nervosi del corpo degli animali. In conseguenza di questa scoperta Todeschini pervenne alle 10 equivalenze psico-fisiche, i cui membri contengono l’espressione di una particolare sensazione, ed i cui secondi membri contengono l’espressione del prodotto di una massa per una accelerazione. Tali equivalenze essendo simili dimensionalmente a quella della forza d’inerzia del Newton, anzi comprendendola come prima relazione, potevano riguardarsi tutte come equazioni d’inerzia, sicchè apparve chiaro e dimostrato con ciò che le varie sensazioni sono equivalenti a forze. Ognuna di tali sensazione si poteva quindi pesare in chilogrammi, suoi multipli o sottomultipli, e viceversa una certa entità di ogni sensazione poteva essere presa come unità di misura di tutte le altre. Così le 10 equazioni potevano essere unificate in una sola espressione generale d’inerzia contenente al primo membro il simbolo Se indicante una qualsiasi di quelle sensazioni, forza compresa, e nel secondo membro il prodotto di una massa per un’accelerazione. Giunto a questo traguardo Todeschini fece la sua più grande scoperta: scoprì cioè il principio unifenomenico, il quale dice che nel mondo fisico l’unico fenomeno possibile è quello del movimento e dell’urto della materia e di conseguenza le sensazioni, forze comprese, sono dei fenomeni irreperibili in tale mondo essendo attività che sorgono solamente nella psiche. Dimostrò matematicamente la validità di tale principio, il quale dice chiaramente che il primo membro delle 10 equivalenze psico-fisiche si verifica nel mondo spirituale, mentre il secondo membro si verifica nel mondo fisico. Forza, elettricità, suono, calore, luce, odore e sapore, sono fenomeni propri ed esclusivi del mondo spirituale, in quanto sono tette sensazioni che sorgono solamente nel nostro spirito, e sono irreperibili nel mondo fisico, nel quale invece si riscontrano solamente le equivalenti accelerazioni di massa. In base a questa eccezionale scoperta è stato possibile comprendere chiaramente che escluse le sensazioni dal mondo fisico, restavano in esso solamente le vibrazioni corpuscolari o di spazio fluido equivalenti, vibrazioni che costituivano un semplice fenomeno fluido-dinamico e perciò a Todeschini, fu possibile ricostruire con la fluido-dinamica tutte le leggi dell’elettrotecnica, della termodinamica, dell’ottica, dell’olfattodinamica, della gustodinamica e dell’acustica. Questo risultato conferma la sua teoria anche sui banchi di prova di quelle particolari branche del sapere umano. Inoltre risultavano chiaro che avendo dimostrato che le leggi della fisica atomica, della chimica, delle radiazioni e della meccanica si potevano dedurre anch’esse dalla spazio-dinamica, ne conseguiva che tutte le leggi di tutte le scienze si identificavano con quelle della spazio-dinamica, e tutti i fenomeni contemplati da tutte quelle scienze si riducevano e si identificavano a movimenti di spazio. Tutte le scienze sopracitate non erano quindi che rami particolari di una stessa pianta: la spazio-dinamica. Solamente l’illusione che le sensazioni siano fenomeni del mondo fisico ha spinto l’uomo a costituire e mantenere molteplici scienze, precisamente a porne una speciale per ciascuna delle sensazioni che percepisce l’anima sotto lo stimolo degli organi di senso. Se l’uomo avesse scoperto che nel mondo fisico non vi è che spazio in movimento. Avrebbe posto una sola scienza: la spazio_dinamica!
L’irreperibilità nel mondo fisico di tutte le sensazioni, forze comprese, rivela chiaramente che anche nel corpo umano, come all’esterno di esso, quelle sensazioni non potevano sorgere, poiché gli organi di tale corpo essendo costituiti di materia che pure appartiene al mondo fisico, non potevano che ricevere e trasmettere movimenti e ciò in base al principio unifenomenico. Tale principio assicurava quindi, che tutti gli organi nervosi del corpo dell’uomo e delle bestie dovevano essere costituiti e funzionare come apparati adatti a ricevere, trasformare, trasmettere e riprodurre vibrazioni o movimenti corpuscolari, e non delle sensazioni, le quali essendo irreperibili nel mondo fisico, non potevano che sorgere in un organo spirituale: la psiche.
Con ciò si ammetteva per la prima volta al mondo che il funzionamento del sistema nervoso fosse basato, non su stimoli misteriosi, ma bensì sopra una chiara dinamica di corpuscoli, e perciò diveniva subito logico e naturale esaminare tale sistema con lo spirito di un ingegnere che cerca di comprendere un complesso di organi collegati tra di loro, in base alla logica tecnica della loro costituzione, del loro funzionamento e degli scopi da essi conseguiti. Todeschini si accorse però che l’ingegneria non aveva enunciato i principi basilari di tale logica tecnica, cioè essa a differenza delle altre scienze e pur sfruttando le leggi da esse trovate, non aveva posto i propri assiomi basilari atti a chiarire che l’uomo e la natura non potevano conseguire determinate azioni e tanto meno trasmetterle a distanza senza mezzi materiali adatti allo scopo, atti a chiarire almeno in linea generale quali dovessero essere tali mezzi per conseguire determinati scopi. Senza tali principi si poteva incorrere nella illusione che la natura e l’uomo potessero compiere delle magie, potessero conseguire cioè delle azioni e trasmetterle a distanza senza i mezzi adatti per ottenere ciò. L’indispensabilità e l’importanza somma di tali principi si può misurare considerando che senza di essi dei geni eccezionali come Newton e gli altri grandi scienziati che lo seguirono, sono giunti ad introdurre nel mondo fisico le sensazioni, forze comprese, che non esistono in tale mondo, ammettendone per giunta la magica trasmissione a distanza: dei geni eccelsi come quelli che indagarono sul corpo umano sono giunti ad ammettere che quelle sensazioni dal mondo esterno possano incidere sugli organi di senso periferici e che possano essere trasmesse al cervello come un’azione di organi la quale appare tanto più magica tanto più si constata la nostra ignoranza sulla costituzione e sul funzionamento di tali organi, il cui meccanismo per altro non è stato mai scoperto appunto perché la mancanza dei principi basilari in parola non ha consentito agli scienziati di cercare seguendo la logica tecnica da quei principi stabilita. In conseguenza di ciò Todeschini ha ritenuto di precisare i principi basilari dell’ingegneria, affinchè servissero da bussola di orientamento nelle sue indagini sugli organi nervosi del corpo umano, e li ha riassunti in uno generale, il quale precisa che: nessuna magia è possibile nel mondo fisico, perché per conseguire in esso determinate azioni, per trasmetterle a distanza e riceverle, occorrono sempre complessi materiali tecnicamente adatti allo scopo, disposti e collegati in un particolare ordine tra di loro, ed aventi funzionamento specifico e d’insieme coordinati alla finalità da conseguire.
Applicando tale principio anti-magie intravvide subito che tutti gli organi di senso e di moto periferici essendo collegati con linee nervose ad altro organi situati nel cervello, il sistema nervoso del corpo umano si poteva considerare come un complesso di apparecchi tele-informativi e tele-motori eguali o simili a quelli che l’uomo ha inventato e realizzato per gli stessi scopi, o che potrà inventare in avvenire.
Con tale concetto chiarificatore Todeschini ha studiato il sistema nervoso del corpo umano e risalendo dagli organi periferici di senso e di moto lungo le linee nervose sino agli organi disposti entro la scatola cranica, ha fatto una serie di numerose scoperte importantissime.
Ha scoperto innanzitutto e dimostrato che tutti gli organi periferici di senso sono costituiti e funzionano come apparecchi atti a ricevere specifiche sollecitazioni meccaniche dal mondo esterno, a trasformarle in correnti elettriche, ed inviarle al cervello tramite le linee nervose e che tutti gli organi periferici di moto sono costituiti e funzionano come motori teleazionabili da correnti elettriche provenienti sa loro dal cervello tramite linee nervose.
Ha scoperto e dimostrato che le fibre nervose sono costituite e funzionano come conduttori di elettricità, rivestite o meno, come questi, di guaine isolanti e protettive, e che le cellule dalle quali diramano tali fibre, sono costituite e funzionano come stazioni intermedie alimentatrici, indispensabili a rinforzare le correnti transitanti indebolite dalla resistenza eccessiva delle lunghe linee che collegano gli organi estremi.
Todeschini ha scoperto e dimostrato che la centrale elettrica di alimentazione generale di tutti gli organi e circuiti nervosi del corpo umano è costituita dalla materia grigia del midollo spinale i cui neuroni funzionano da pile voltaiche, e che nella materia bianca del midollo transitano le linee nervose che vanno agli organi di senso e di moto volontario, alimentato da corrente attinta con opportune diramazioni inserite nella materia grigia a diversi livelli della spina dorsale a seconda del potenziale necessario per azionare gli organi suddetti. Ha sgrovigliato tutti i circuiti e ne ha dato lo schema. Ha scoperto e dimostrato che il midollo allungato è la sede di nuclei che sono costituiti da stadi amplificatori delle correnti elettriche in arrivo e in partenza su tutte le linee che fanno capo alle cellule di quei nuclei, cellule che sono formate e funzionano come valvole termoioniche a liquido.
Ha scoperto e dimostrato che il cervelletto è costituito e funziona come un complesso di autogoniometri e telepuntatori, i quali consentono di individuare la direzione di provenienza di una perturbazione esterna che incide sugli organi di senso, o di orientare su di essa l’asse degli organi bilaterali di senso mediante opportuni movimenti del corpo umano o di talune sue parti prodotte automaticamente dalla perturbazione stessa, oppure volontariamente mediante correnti inviate dal cervello.
Ha scoperto e dimostrato che nel diencefalo e nel mesencefalo sono situati gli stadi intermedi degli apparecchi di ricezione e trasmissione delle correnti elettriche che rispettivamente arrivano dagli organi di senso periferici e che partono verso gli organi di moto periferici, nonché gli apparati di regolazione degli organi automatici periferici e quelli ausiliari.
Ha scoperto e dimostrato che il telencefalo è costituito e funziona come un complesso di telemetri elettromagnetici di senso e di moto, atti, i primi, a concentrare le immagini vibranti bilaterali in arrivo dagli organi di senso delle parti opposte del corpo umano, nei triplici centri psico-fisici di sovrapposizione centrale, ed atti, i secondi, a bipartire le vibrazioni elettroniche prodotte nel centro psico-fisico del moto, su linee bilaterali che vanno ai corpuscoli del moto.
Ha scoperto e dimostrato che l’anima è un’entità spirituale intelligente che ha memoria propria e che è atta a rivelare le vibrazioni in arrivo ai tre centri psico-fisici, sotto forma di sensazioni, parole orali o scritte che quelle sensazioni designano o viceversa, e che è altresì atta ad emettere forze nel centro psico-fisico del moto onde provocare con esse le correnti elettriche necessarie ad azionare gli organi di moto periferici.
Basandosi poi sul fatto che tutti gli organi di senso e di moto periferici sono collegati tramite linee nervose agli organi del cervello, e che i centri psico-fisici di senso e di moto sono disposti in esso, Todeschini ha potuto dimostrare con sicurezza che il cervello è la sede del comando supremo del corpo umano, e che l’anima, comandante unico di esso, si serve degli apparecchi teletrasmittenti concentrati nel cervello per avere informazioni sul mondo fisico e per manifestarsi in esso con atti di moto.
Per primo ha indicato al mondo le prove scientifiche e sperimentali dell’esistenza dell’anima umana, prove che sino ad allora sembra impossibile trovare. Esse sono 13, basate tutte sulla validità universalmente dimostrata da principi e leggi naturali, e su fenomeni fisici e psichici la cui esistenza è inconfutabile. Infatti:
Nessuno può mettere in dubbio l’esistenza delle sensazioni e del pensiero che essendo fenomeni irreperibili nel mondo fisico ed attività esclusive dell’anima ne dimostrano direttamente la di lei esistenza.
Nessuno può mettere in dubbio che gli animali possono muovere volontariamente il loro corpo e che la volontà e la possibilità di muoverlo emanano da un’entità intelligente: l’anima; ergo, quel moto volontario dimostra la di lei esistenza.
Nessuno può mettere in dubbio il principio unifenomenico del mondo fisico senza cadere in un assurdo matematico, epperò si deve ammettere che l’unico fenomeno possibile in tale mondo è l’urto della materia, e che le sensazioni sono attività dell’anima; ergo, tale principio dimostra l’esistenza dell’anima.
Nessuno può mettere in dubbio la validità universalmente sperimentale delle 10 equivalenze psico-fisiche le quali ci assicurano che ad ogni decelerazione di masse contro gli organi del corpo umano corrisponde nell’anima una sensazione specifica; ergo, quelle equazioni dimostrano l’esistenza dell’anima.
Nessuno può mettere in dubbio che tutti gli organi del sistema nervoso degli animali ricevono, trasformano, trasmettono e riproducono esclusivamente accelerazioni corpuscolari, se non infrangendo il principio unifenomenico; ergo, le sensazioni che conseguono a tali moti corpuscolari sorgono nell’anima, e perciò l'esistenza degli organi nervosi di senso e di moto in un corpo dimostrano che esso è sede dell'anima.
Nessuno può mettere in dubbio che gli organi di senso e di moto periferici del corpo umano sono collegati con linee nervose ad altri organi riuniti tutti nel cervello, senza andare contro la anatomia sperimentale, epperò si deve convenire che al cervello affluiscono tutte le vibrazioni provenienti dagli organi di senso, e dal cervello partono tutte le vibrazioni corpuscolari atte a telecomandare gli organi di moto. Ergo, nel cervello deve avere sede l’anima che ha la facoltà di trasformare le vibrazioni in arrivo in sensazioni e di emettere forze che producono le vibrazioni in partenza.
Nessuno può mettere in dubbio, senza andar contro la fisiologia sperimentale, che noi conosciamo il mondo fisico attraverso gli organi di senso e ci muoviamo in esso tramite gli organi di moto, e che tale conoscenza è costituita di sensazioni, attività esclusive dell’anima, e che tali moti volontari sono provocati da essa: dunque lo scopo di tali organi è quello di far conoscere all’anima il mondo fisico e di permetterle di manifestarsi in esso: ergo tale scopo dimostra l’esistenza dell’anima.
Nessuno può mettere in dubbio che l’uomo può percepire dolore fisico, e che tale dolore è irreperibile nel mondo fisico ed è perciò una sensazione che sorge solo nell’anima: ergo, tale dolore dimostra la di lei esistenza.
Fino ad oggi nessuno ha pensato che dai fenomeni, dalle leggi e dai meccanismi dell’universo, compresi quelli del corpo umano e delle bestie, potessero trarsi le prove scientifiche dell’esistenza dell’anima. Il risultato così raggiunto è di enorme importanza sia agli effetti della scienza esatta che di quella filosofica, le quali saranno costrette ad aprirsi ad un concetto che ammetta un mondo spirituale. Todeschini ha infatti dimostrato l’esistenza di tale mondo, considerando che tutte le sensazioni, forze comprese, nonché il pensiero, sono irreperibili nel mondo fisico, e sono attività della psiche, cioè di un’entità del mondo spirituale. L’esistenza di tale mondo resta quindi sperimentalmente provata dall’esistenza delle sensazioni, forze comprese, e dal pensiero che sono fenomeni spirituali che hanno diritto di essere considerati, come i fenomeni materiali, dalla scienza e non scartati a priori, come si è fatto sino ad oggi. La reversibilità delle 10 equazioni psico-fisiche gli faceva scoprire poi che, come l’accelerazione di masse produceva delle sensazioni nell’anima, questa scatenando una delle sensazioni, e precisamente la forza, poteva produrre accelerazioni di masse nel mondo fisico, come dimostra il meccanismo che aziona gli organi di moto del corpo umano. Dall’anima quindi, cioè dal mondo spirituale provengono le forze che originano il moto dello spazio fluido del mondo fisico, e poiché il moto di tale spazio forma i vortici che costituiscono la materia e produce le vibrazioni che suscitano nella psiche le sensazioni, è in definitiva il mondo spirituale che origina e mantiene l’esistenza del mondo fisico.
Questa scoperta orienterà la scienza esatta a considerare, d’ora in poi, anche il mondo spirituale, ed a tenere conto che non solo i fenomeni fisici delle vibrazioni, ma anche i fenomeni spirituali conseguenti delle sensazioni e del pensiero hanno validità di prove nel metodo sperimentale.
Seguendo una mentalità anti-spirituale arbitraria e parziale, la scienza sinora non ha voluto tenere conto né del mondo spirituale, né dei suoi fenomeni pur così tangibili e manifesti, e così ha ritenuto che questi appartenessero al mondo materiale, ha ritenuto cioè che il suono, la luce, il calore, gli odori, i sapori, le forza e l’elettricità fossero fenomeni materiali, mentre invece sono fenomeni spirituali, ed è caduta perciò nell’assurdo matematico di ammettere che una certa quantità di moto comunicata ad un corpo possa produrre in questo vibrazioni corpuscolari che oltre a corrispondere alla quantità di moto ceduta potessero generare anche in più uno dei citati fenomeni. Confondendo così i fenomeni materiali con quelli spirituali la scienza è caduta in mille contraddizioni, si che non deve meravigliare se essa ai giorni ha confessato apertamente a mezzo dei suoi più eminenti cultori che non è in grado di spiegare il meccanismo col quale avvengono i fenomeni e che non può fidarsi nemmeno dei dati numerici delle misure, poiché queste risultano sempre alterate dai mezzi usati per rilevarle. Così la scienza moderna contraddice alla sua manifesta finalità di svelare i misteri dell’universo.
La scoperta scientifica del mondo spirituale permetterà quindi alla scienza di uscire dai vicoli ciechi ove si è cacciata e le permetterà di rivelare in pieno la sua capacità e finalità di spiegare l’universo, non solo, ma su questo sentiero spirituale costringerà, in base alle sue inconfutabili scoperte, a camminare anche la filosofia, in pieno accordo con la religione, che ha sempre ammesso quel mondo spirituale.
Todeschini ha poi scoperto e dimostrato come l’universo fisico e il corpo umano costituiscano prove dell’esistenza dell’anima, del mondo spirituale e di Dio, come la vita terrena dell’anima sia lo scopo dell’universo fisico, e come l’esistenza dell’anima provi l’esistenza di Dio. Ha dimostrato infine l’unità, l’individualità e l’immortalità dell’anima umana, e come, sia il bene che il male, provano l’esistenza di un Dio. Così cacciando dal mondo fisico tutte le apparenze, e lasciando ad esso il solo fenomeno del moto dello spazio, e precisando che sensazioni, forze comprese, e pensiero sono entità esclusive del mondo spirituale, ha avuto, e dà, la possibilità di comprendere a fondo l’universo ed i suoi fenomeni, nonché la sua genesi e le potenze spirituali che lo mantengono, nel seguente breve e chiaro pensiero: Il mondo fisico è costituito di spazio fluido ponderale i cui movimenti rotanti formano la materia ed i suoi campi attraenti e repellenti atomici od astronomici, ed i cui movimenti ondulatori suscitano nella psiche sensazioni specifiche a secondo della frequenza di vibrazione. I moti dello spazio del mondo fisico sono impressi e mantenuti fa forze del mondo spirituale, dovute alla volontà di Dio.
E’ questa una visione semplice, sintetica e grandiosa, mai raggiunta sinora e mai dimostrata scientificamente come ha fatto Todeschini, visione che è in perfetta armonia ed è confermata sia dalla religione cristiana, che dagli insegnamenti divini.
La sua teoria, quindi, essendo basata su principi, leggi e prove sperimentali scientifiche inoppugnabili, ed essendo in perfetta coerenza con le verità della religione cristiana, è di una solidità e di un’importanza senza precedenti. E’ una visione unitaria grandiosa e feconda, e se è vero che la pianta buona si conosce dai frutti, la “Teoria delle Apparenze” si può giudicare ottima, poiché già al suo apparire si presenta come un albero immenso i cui rami si incurvano sotto la dovizia dei più belli e saporosi frutti, ed ancor migliori ne darà nelle stagioni future.
Sono ben 850 le scoperte fatte dal Todeschini, le quali sia per il numero, che per l’importanza di ciascuna, costituiscono il più grande contributo al progresso scientifico verificatosi dalla nascita del pensiero umano ad oggi.


F.Zampieri (18/03/2004)

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