LA DEA MADRE - EVA E LA GRANDE MADRE |
Il mito biblico condensa anche altri elementi, svolti invece apertamente dal mito greco, che furono sovrapposti a posteriori sul mito originale. Per esempio, l’albero prodigioso, come regalo di nozze per Era. La prima coppia, Adamo ed Eva, vengono messi nel giardino e viene presentato loro l’albero, come fosse un regalo di nozze. Eva è colei che coglie il pomo, implicazione che a priori i frutti erano stati creati per lei: il frutto, che come sostiene Freud è il simbolo del corpo stesso della donna, è anche quello che porterà nel ventre, nella sua veste di dea della fertilità. Vediamo così che tutta la scena che si svolge nel giardino dell’Eden ha per protagonisti solo Eva, il serpente e l’albero dai frutti proibiti, come nel mito accadico - sumero e in quello greco. Solo dopo viene invitato Adamo, per continuare in un’altra scena quella che è la condensazione di un’altra fase del mito.
Eva è colei che colloquia col serpente e coglie il frutto proibito, come nel mito delle Esperidi, dove non c’è traccia di nessuna divinità maschile, e le dee sono sole nel giardino con il “loro serpente” Ladone. Come Inanna, la dea sumerica, il suo giardino e il serpente che aveva nidificato dentro l’albero e le impediva di avvicinarsi, strumento a difesa del suo corpo stesso. È lei la protagonista principale, e tutte le elaborazioni posteriori dei commentatori rabbinici, permeate di forti tendenze misogine, non riescono a mascherare la centralità della nostra madre primigenia in questa scena del mito biblico. (fig.5)
Questo mito, che è il corrispondente ebraico del culto della Grande Madre o Madre degli dei , è senz’altro il più arcaico, come dimostra l’assenza di Adamo dai versetti che lo trattano (Gn.3,1-5). La tradizione rabbinica e cristiana fanno di Eva la responsabile del peccato, ma quello che il testo intende suggerirci è che tutto il colloquio, tra la nostra progenitrice e il serpente, allude a un mondo creato dalla Madre Terra in cui questa è la protagonista, la fonte e l’oggetto di tutte le pulsioni erotiche. I versetti che trattano del “love affair” tra Eva e il serpente (Gn. 3,1-6), avrebbero potuto, o dovuto, aprire il racconto del mito della creazione, come nella cosmogonia babilonese, egizia e greca in cui ogni creazione ebbe inizio dalla Terra o dalle acque, ovvero, da un elemento primordiale dalla connotazione femminile. Anche il nome Adamo, dall’ebraico adamah, terra, allude alla nascita da una dea Madre Terra. Tutto allude a questo primo strato del mito ebraico, che fu poi sterilizzato dal redattore e soppiantato dalla versione iahvistica della creazione del mondo come prodotto della creazione di un dio padre. (fig.6)
Se, nel mito greco, l’albero dai pomi d’oro appartiene alle Esperidi, altra triade di dee preolimpiche la cui identità è estremamente confusa, ma che simboleggiano in un’altra maniera la donna come prodotto delle fantasie più arcaiche, appartiene ad Era, simbolo di madre e sposa, ed appartiene ad Afrodite, simbolo dell’amore e dell’erotismo, nel mito ebraico Eva condensa in sé tutte queste figure femminili. Il mito biblico è così condensato che, per trovare allusioni ad altri aspetti della figura di Eva, dobbiamo cercare in quelle leggende ebraiche che il redattore finale del Pentateuco non trascrisse, preso com’era dallo zelo monoteistico e anti-pagano, pur essendo talvolta le più arcaiche e le più adatte a svelare il contesto mentale delle tribù ebraiche.
|